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È questo un punto di contatto tra il Fronte della Primavera Triestina e il Socialismo Italico (Socit). Il segretario Giovanni Amicarella ha rilevato: «La conformazione strategica del territorio di Trieste, inserita nella lotta e nell’idea di una pace sociale per tutti i popoli d’Italia e d’Europa, non può lasciare indifferente chi si definisce patriottico, pena il fare scadere la concezione ad un mero vezzo elettorale. Assieme al Fronte condividiamo parte dell’origine, ambedue ci siamo fatti strada in quel tumulto che fu il movimento giovanile contro il green pass, di cui oramai siamo rimasti probabilmente gli ultimi due movimenti politici, socialisti e identitari, senza paura di definirsi tali».

Capitalismo e consumi vorrebbero livellare le differenze, nella “grande scacchiera” non sembra esserci posto per quella che un altro amante del Mediterraneo e dell’Adriatico, Braudel, chiamava la longue durée; eppure, c’è un genius loci, uno spirito del posto, un’autenticità insopprimibile, anche a Trieste, ovunque in Italia.

In questo spirito è possibile trovare i semi di un dissenso e costruire un antagonismo a una storia che non è già scritta.

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