Lunedì 25 novembre è andata in onda su varie piattaforme (YouTube, Facebook, Telegram) una diretta di dibattito e confronto su Il Veritiero che ha visto partecipi Terra dei Padri, Vento dell’Est e Anteo Edizioni, nella persona, rispettivamente, di Fabio de Maio, Lorenzo Berti e Stefano Bonilauri. Il SOCIT vi ha preso parte nella persona del suo Responsabile Esteri, Jean-Claude Martini, che ha introdotto la sua relazione facendo notare come gli ATACMS, tornati al centro del dibattito per quanto riguarda l’argomento guerra in Ucraina, sono in realtà già stati utilizzati in altre occasioni, come nell’attacco sui civili alla spiaggia di Sebastopoli il 23 giugno scorso. Ha poi specificato, riprendendo le precedenti relazioni, come gli ATACMS stanno già seguendo la sorte dei precedenti armamenti spacciati come “risolutivi” del conflitto da parte della propaganda occidentale: Abrams, Challenger, Leopard, Storm Shadow… ciò a dimostrazione che alla forza vantata corrisponde solo, da parte dell’imperialismo, una debolezza reale, come anche nel caso mediorientale: l’esercito israeliano, infatti, nonostante la sua superiorità strategica e le sue armi ultramoderne, non riesce a sconfiggere una serie di milizie paramilitari e in un anno non è riuscito a ottenere neanche un successo militare né in Palestina né in Libano (dove peraltro, pochi giorni dopo l’iniziativa, Netanyahu è stato costretto ad accettare un umiliante cessate il fuoco con Hezbollah).
Un altro fronte analizzato è stato quello coreano, troppo spesso sottovalutato e trascurato dai media occidentali: Martini ha ricordato che la RPDC ha dovuto adottare varie misure di autodifesa non per “amore della guerra”, ma come risposta alle manovre guerrafondaie in continua espansione da parte di Stati Uniti, “Repubblica di Corea” e Giappone. Soprattutto quest’anno e l’anno scorso, infatti, questi tre Paesi hanno organizzato tutta una serie di esercitazioni aggressive esplicitamente mirate al regime change, alla «occupazione di Pyongyang» e alla «decapitazione della leadership» del nord. Ultime in ordine di tempo, in tal senso, le Freedom Edge e le Iron Mace, in cui vengono impiegate task force guidate da portaerei come la George Washington e la Los Angeles Columbia, piuttosto che sottomarini e bombardieri strategici nucleari come gli RC-135W. In tutto ciò la “ciliegina sulla torta” è rappresentata dalla trasformazione dichiarata dell’alleanza tra gli Stati Uniti e la cosiddetta “Repubblica di Corea” in senso nucleare. Come ha sottolineato Kim Jong Un nei suoi due ultimi discorsi, si è trattato dell’ennesima conferma della giustezza dell’adozione della politica dei due Stati separati da parte della RPDC alla fine dell’anno scorso, laddove quest’ultima ha abbandonato il suo storico proposito della riunificazione indipendente e pacifica della penisola coreana coi “compatrioti”, ritenendola impossibile a seguito delle modifiche alla “Costituzione” del Sud in cui si sancisce l’obiettivo dell’unificazione della Corea sul modello tedesco (cioè assorbendo il Nord e smantellandone il sistema socialista). All’ulteriore divisione, ormai insanabile, tra Pyongyang e Seoul, contribuisce anche la diversa proiezione geopolitica: la RPDC si è infatti schierata più nettamente di tutti e fin da subito a favore della Russia nell’operazione speciale in Ucraina, espandedovi altresì la collaborazione militare.
Un altro tema consequenzialmente sollevato è stato quello dei fantomatici soldati nordcoreani a Kursk: come hanno fatto notare sia Bonilauri che Martini, anzitutto si tratterebbe di un’operazione perfettamente legittima, in quanto riguardante il territorio russo internazionalmente riconosciuto e la collaborazione tra due Stati sovrani. In secondo luogo nessuno è riuscito a dimostrarne l’effettiva presenza, registrandosi anzi smentite da fonti ufficiali statunitensi, divergendo anche, le varie voci giornalistiche, sull’effettivo quantitativo di questi presunti effettivi: chi dice 3.000, chi 10.000, chi addirittura 100.000, ma nessun morto, nessun ferito, nessun prigioniero a dimostrarlo. È però più certa la notizia dei genieri inviati a Mariupol tra il 2022 e il 2023 per la ricostruzione. Martini ha fatto notare, oltre a ciò, che il concetto che sottostà alla propaganda sui “soldati nordcoreani a Kursk”, che adesso pare essersi “ampliata” agli Ansarallah yemeniti, è quello secondo cui i russi sarebbero talmente “scarsi” e “in difficoltà” da dover ricorrere ad aiuti esterni, come se poi yemeniti e nordcoreani fossero simboli di debolezza (hanno dimostrato esattamente il contrario, soprattutto i primi nelle loro operazioni militari contro Israele a sostegno dei palestinesi).
In tutto ciò, è stata la conclusione di Martini, l’Italia gioca un ruolo purtroppo miserabile e del tutto contrario alla sua storia e alla sua natura di fattore di dialogo, mediazione e incontro tra vari mondi: Oriente e Occidente, Europa e Africa. Già durante il fascismo l’Italia fu il primo Paese d’Europa a riconoscere l’URSS (1924) e a firmarvi un trattato di amicizia e cooperazione (1933), mentre oggi ci stiamo isolando sempre più per servilismo verso Washington, Bruxelles e Tel Aviv. A titolo d’esempio Martini ha citato l’inserimento del dott. Giovanni Frajese nella Commissione COVID, calco puntuale della nomina di Robert Kennedy Jr. al Dipartimento della Sanità americano da parte del presidente in pectore Trump. Abbiamo quindi il compito, ha terminato, di ridare all’Italia la centralità e il ruolo che le spetta, ragion per cui tutti questi avvenimenti ci toccano direttamente, sia personalmente che a livello delle nostre reciproche organizzazioni, che devono collaborare unite.