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Di Santiago

Romania, sorprendente vittoria del candidato anti NATO/UE Calin Georgescu. Sarà una sorpresa per i viscidi giornalisti italiani ma non lo è assolutamente per chi conosce anche solo un po’ la Romania e la sua gente.

Il filorusso antisemita (il Fatto Quotidiano), successo dell’estrema destra (il Giornale), il putiniano filo nazista (Open), il populista filorusso (Sky TG24), si paragona a Gesù (Euronews) e via così. Questi e tanti altri travasi di bile vengono strombazzati a tutto spiano dai media italioti sulle loro prime pagine mentre Euronews arriva a pubblicare un servizio in cui si vedono qualche decina di ragazzotti che manifestano contro Georgescu sventolando bandiere UE e cartelli scritti col pennarello in salsa di rivoluzione colorata. Ma andiamo per gradi.

Calin Georgescu è un politico navigato, non un bischero qualsiasi appena arrivato. Nato a Bucarest nel 1962, 62 anni, è laureato in ingegneria agraria con dottorato di ricerca in podologia, cintura nera di Taekwondo e di Karate Shotokan 2° dan, atleta, corre i 10.000 m, nuota come un pesce, è sposato con tre figli. Ha ricoperto incarichi governativi e diplomatici in varie commissioni, esperto di ambiente. Politicamente si colloca a destra (ma non estrema come dice Mentana), ha fatto parte del partito AUR, manifesta simpatie per politici fascisti degli anni 40. Critico nei confronti di NATO, UE e Israele, si è più volte espresso in favore della Russia di Putin e contro l’Ucraina nazifascista. Si è presentato alle presidenziali come indipendente facendo campagna elettorale non coi mezzi tradizionali ma solo attraverso i social, ha un profilo Tik Tok con 1,7 milioni di seguaci.

Ma cosa gli rode ai romeni e perché quasi il 23% ha votato per lui?

La Romania è un paese prevalentemente rurale. Il 25 aprile del 2005 aderisce alla UE. Oggi l’Unione Europea gli vuol proibire con apposita direttiva l’uso della legna da ardere per riscaldarsi e cucinare nelle località di pianura, ciò vuol dire mettere mezzo paese al freddo che in Romania punge assai.

La Romania è un paese agricolo. Ecco la UE con le sue multinazionali che si spartiscono insieme alla famigerata Monsanto le sconfinate pianure del paese per coltivarle anche con OGM. Per scoprire che ci sono OGM basta leggere i cartelli posti ai margini dei campi dov’è riportata la sigla in codice delle sementi. Si fa ricerca google coi codici e se ci sono risultati va bene, se non ci sono risultati si tratta di OGM le cui caratteristiche vengono
mantenute occulte.

In Romania la carne più consumata è quella di maiale. Ogni contadino, e sono milioni, ha la sua porcilaia, a novembre come da tradizione, macella il porco e produce salami, pancette, salsicce, prosciutti e salumi. Arriva la UE e gli impone la macellazione dell’animale con regolare anestesia. Cioè il 90% degli allevatori dovranno chiamare il veterinario con la flebo e non potranno più sgozzare il povero porcellino, lasciandolo pieno di sangue tossico. Il maialino non soffre anche se muore, ma ci si intossica il romeno mangiando carne intrisa di sangue infetto.

La Romania è un paese nel quale l’automobile è necessaria, le distanze sono grandi, pur avendo una superficie pari a circa 2/3 dell’Italia, il territorio di forma compatta fa sì che per andare da una città all’altra come minimo sono 150/200 km. Le vecchie inadeguate ferrovie non sono mai state sviluppate, anche per motivi tecnici, la rete stradale, anche se malconcia ma in costante ristrutturazione, esiste e funziona. Ecco la UE che impone il passaggio ad auto elettriche, monopattini e biciclette, finanziando col PNRR la costruzione di improbabili piste ciclabili destinate a restare deserte e colonnine di ricarica inutilizzate.

In Romania le temperature sono bassine, il termometro resta sotto lo zero per mesi. Andateci voi in bici con -10°. Le stesse batterie col freddo smettono di funzionare e si resta a piedi senza nemmeno il climatizzatore, chiedere a quelli di Oslo che a novembre gli vanno tutti i bus in panne. Molte strade sono chiuse da ottobre a maggio e non si vendono nemmeno motociclette, figurati velocipedi a trazione muscolare o stupidi monopattini da youtuber.

La Romania era il granaio d’Europa. Ecco la UE/NATO che impone il transito del grano ucraino senza dazio, venduto a prezzi stracciati sul mercato mondiale, mettendo in ginocchio i produttori locali. Nell’est, in Moldova, stanno costruendo un’autostrada per agevolare il trasporto dei prodotti di Kiev fino al porto di Costanza sul Mar Nero (una delle imprese costruttrici è italiana). Le vaste pianure della Moldova, una volta coltivate a grano, mais, girasole, oggi sono coltivate a colza fino all’orizzonte da multinazionali tedesche che la usano per produrre biodiesel.

La Romania è piena di rifugiati ucraini che sfuggono all’arruolamento. Ecco la UE che impone gli aiuti a questi poverini in fuga da Putin col SUV da 100.000€. Il povero rifugiato non paga affitto, non paga la scuola dei bambini e riceve anche dei contributi. Il povero rifugiato che lavora, riceve un salario più alto rispetto ai lavoratori locali di pari mansioni. I romeni si chiedono chi sono i rifugiati se i romeni stessi o gli ucraini.

La Romania era un paese libero e sovrano, non è mai sottostata ai diktat di nessuno, nemmeno dell’URSS pur facendo parte del Patto di Varsavia. Oggi con la UE è stata invasa da uomini e mezzi NATO schierati lì come baluardo antirusso. Aerei NATO svolazzano quotidianamente nei cieli romeni, colonne di carri armati invadono le strade spaccando l’asfalto delle già disastrate strade romene coi cingoli. Nella zona di Costanza stanno costruendo quella che sarà la più grande base NATO al mondo con 30.000 militari. Per farla stanno espropriando terreni a colpi di km quadrati. Stanno costruendo migliaia di alloggi per ospitare gratis i soldati NATO e le loro famiglie, i quali soldati, come d’uso, tendono a comportarsi da padroni in casa d’altri. In attesa che gli alloggi siano pronti, espropriano gli appartamenti ai legittimi proprietari.

La Romania era terra di foreste. Ecco la UE con le sue multinazionali che inizia a tagliare alberi spogliando le montagne. Se prendete Google Earth e date un’occhiata zoomando al confine fra il distretto di Maramures e l’Ucraina, vedrete che a sud, dal lato romeno, non c’è più un albero. Intanto l’Ikea ha costruito un capannone di 50.000 m2 (cinque ettari!) vicino a Roman (NT). Esistono in rete i filmati dei lunghissimi treni carichi di legname pregiato che portano i tronchi rubati all’esportazione. Solo due anni fa, con colpevole ritardo, hanno promulgato una legge protezionista aiutandosi coi satelliti per individuare gli abusi.

La Romania era un paese altamente industrializzato. Arriva la UE con le sue multinazionali e l’industria romena viene letteralmente distrutta. Un esempio per tutti, la UTB. Era la più grande fabbrica di macchine agricole d’Europa, esportava trattori in tutto il mondo. Dopo il colpo di stato è stata acquisita da multinazionali straniere fra le quali FIAT, che l’hanno smembrata e infine demolita per accaparrarsi le quote di mercato e far posto a centri
commerciali, hotel e condomini. Da un giorno all’altro 30.000 lavoratori e relative famiglie si sono trovati sul lastrico. Poi chiediamoci perché i romeni son scappati da casa. Viaggiando per il paese non si vedono altro che vestigia di industrie abbandonate e ciminiere spente, archeologia industriale.

La Romania è un paese di credenti, il patriarcato cristiano ortodosso è passato indenne dal periodo comunista proprio perché così sono i romeni. Seguono la tradizione, è un paese dove ci si sposa presto e si fanno figli. Ecco la UE e pretende di imporre la cultura LGBTQ e altro alfabeto, gay pride e arcobaleni per far passare la culturaccia east coast fatta di sfacciata omosessualità, transgenderismo e perversioni varie, cultura woke per dirla con una parola alla moda.

Il romeno medio odia tutto questo e s’incazza. Il popolo romeno è orgoglioso e patriottico, si sono resi conto di quel che hanno perso con la caduta del socialismo, ma hanno imparato come si fa, si sono stancati in fretta di queste intollerabili ingerenze nella vita di tutti i giorni da parte della UE che li costringe anche a fornire armi al drogato di Kiev proprio nel mentre tagliano le pensioni e alzano l’età pensionabile. Se nel panorama politico spunta un Georgescu al quale stanno sulle scatole le stesse cose e lo dice, eccolo che vince le elezioni del primo turno e, secondo le mie fonti dirette, si prevede che vincerà anche il ballottaggio. Se mantiene la parola, nominerà primo ministro la senatrice eurodeputata Diana Șoșoacă, quella che fece arrestare in diretta TV la giornalista provocatrice RAI Lucia Goracci la quale andò a insultarla e provocarla nel suo studio di avvocato a Bucarest perché contraria alla narrazione psicopandemica e vaccini. In caso di elezione di Calin Georgescu, la NATO/UE perderà un pezzo fondamentale nello scacchiere geopolitico, uno dei più importanti e strategici piazzato proprio al confine con l’odiato Putin. Mi aspetto un effetto domino con progressione esponenziale che travolgerà vari stati d’Europa.

Lo scopriremo vivendo ma sono certo che i tempi sono maturi per arrivare a quanto ho previsto molto tempo fa basandomi sulla concezione comunista del mondo e su facili costruzioni di materialismo storico. Ci sarà sicuramente il confronto/scontro finale fra il blocco euroasiatico, compresi diversi stati Europei che faranno il salto della quaglia, e l’impero USA anglosassone. Quanto questo confronto sarà distruttivo non si sa. Dipende da troppe variabili, ma comunque non sarà una passeggiata. Di sicuro gli stati che non cambieranno sponda a breve, sono condannati al disastro economico e sociale, vedi Germania, Italia, Francia. E già si vede che la strada è quella.

Foto Octav Ganea