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La conferenza svolta a L’Ora Blu di Firenze il 15 novembre ha rappresentato un importante passo in avanti nella progettualità politica iniziata con il manifesto lanciato con Il Tazebao, in occasione dei suoi quattro anni, per la rinascita socialista e mediterranea dell’Italia. Attirando l’attenzione di giornalisti, intellettuali, militanti e politici nazionali ed esteri, tradotto in più lingue e divulgato sia ad ambasciate che ad associazioni internazionali, il manifesto è sia il primo punto di arrivo, che un primo punto di inizio, di un rete di collaborazioni che lega associazioni politiche, culturali, di amicizia internazionale e case editrici impegnate nel sostegno dell’idea del socialismo italico.

Di Risorse Rosse

Il Direttore del Il Tazebao, Lorenzo Somigli, così come il Dottor Jean Claude Martini, esponente di spicco della Korean Friendship Association – Italia, e Giovanni Amicarella, fondatore di Artverkaro Edizioni e segretario di SOCIT – Socialismo Italico, hanno voluto far seguito alla pubblicazione del loro Manifesto per la rinascita socialista dell’Italia con una conferenza alla libreria L’Ora Blu. Le loro parole d’ordine sono socialismo, lotta alla dismissione economica e spazio mediterraneo cooperativo e italiano. L’Ora Blu è un luogo di vendita di letteratura storica e narrativa di qualità presso Viale dei Mille, a Firenze. Così come le camicie rosse di Giuseppe Garibaldi si imbarcarono alla volta della Sicilia per “fare l’Italia”, così è necessario trovare almeno mille persone con una marcia in più che sappiano prendere il timone della nave Italia in questi tempi così burrascosi.

Per l’iniziativa Jean Claude Martini ha ringraziato il proprietario della libreria, definendola un “Presidio di libertà e civiltà”. Le situazioni nazionale e internazionale sono state definite come complesse e il manifesto preparato e girato in queste settimane è importante in relazione a ciò. Il documento ha già raccolto numerose firme tra giornalisti, intellettuali, politici italiani ed esteri. Il Manifesto è una sintesi dell’impegno di Tazebao, SOCIT, KFA, Artverkaro e dell’Anteo edizioni. L’Ora Blu rappresenta uno spazio culturale dinamico opposto al trentennale mortorio conformista.

Lorenzo Somigli setaccia per un momento la quotidianità semplificata in cui cadono i giornalisti italiani. Ricorda ai presenti la pubblicazione di Anteo sulla filosofia che guida il Partito del Lavoro di Corea (del Nord) e la necessità di comprendere la realtà in cui siamo calati materialmente, senza cui non si possono elaborare soluzioni. Queste collaborazioni sono partite quattro anni fa. L’Italia è diventata prima povera spiritualmente e poi materialmente. A questo si dovrebbe anteporre un utilizzo degli strumenti digitali che permetta una maggiore coesione interpersonale dal vivo.

Somigli presenta – a metafora calcistica – Giovanni Amicarella, visto crescere politicamente tramite la rete di ambasciate coltivata tra Sud America, Cuba, Corea socialista, Iran e Vietnam, i rapporti con il partito che adesso governa il Senegal (PASTEF) e il radicamento multiregionale con associazioni e organizzazioni sul territorio e multi-tematico. Artverkaro Edizioni e i loro fondatori di origini toscane, il già citato Segretario e Giuseppe Di Pasqua, sono un ritorno alle origini nel panorama fiorentino, sempre stato fucina di riviste, avanguardie letterarie, caffè come luoghi di confronto e industrie, come a Campo di Marte, Rifredi, Novoli e botteghe artigiane eredi addirittura di tradizioni basso-medievali.

Prende parola Amicarella che ribadisce come Artverkaro si voglia distanziare da altri progetti editoriali controcorrente ma autoreferenziali. Egli ricorda come sia il Segretario in questa organizzazione politica, Socialismo Italico, nome volutamente peculiare e provocatorio. SOCIT e Artverkaro si mantengono con il finanziamento individuale, senza chiedere tasse periodiche ai loro seguitori e offre spunti ideologici da personalità di varia provenienza e soprattutto dall’attualità, per aggiornare le concezioni socialiste che oggi sono sempre più necessarie. Queste idee non vengono intese come assistenzialismo e fiscalismo esasperato ma come capacità di impatto reale sul mondo da parte di coloro che producono con il loro lavoro e dei loro coordinamenti, superando così il bipolarismo parlamentare. Come hanno fatto notare anche Martini e Somigli, la situazione in Italia è assolutamente disperata ma, invece di arrendersi, questo è il periodo ideale per far emergere nuovi orizzonti. Il suo concetto di socialismo non è passatista o esterofilo ma si lega al contesto italiano. Il partito – di qualche centinaio di iscritti e un crescente vasto pubblico di interessati – continuerà a espandersi nel suo bagaglio teorico e conquiste pratiche.

Lorenzo Somigli si rivolge a Jean Claude Martini, uno dei pochi osservatori rimasti sui rapporti tra le due entità coreane e grande esperto di storia coreana. Non si sono presentati altri esperti sul tema. Luigi Barzini, primo corrispondente di guerra italiano per Giappone e Corea, capì già a inizio Novecento che là si giocavano i destini dell’Eurasia. Lo stesso Martini ha potuto visitare Pyongyang e verificare la modernità e accessibilità della capitale, così come i piani per portare tutti i capoluoghi di provincia al suo stesso livello (dopo il genocidio degli anni Cinquanta operato dagli americani). Martini fa paragoni tra penisola italiana e coreana, perché si trovano, appunto, ai confini dell’Eurasia e affacciati su grandi mari, quello Mediterraneo e l’oceano Pacifico. Al giorno d’oggi Corea del Nord e del Sud perseguono politiche completamente diverse, essendo fallito il dialogo per la riunificazione pacifica in seguito alle modifiche apportate alla Costituzione della Repubblica di Corea (sud).

La Corea del Nord ha riscoperto una sua vocazione “euroasiatica” mettendo per un po’ da parte il suo isolazionismo, schierandosi con la Russia nella ‘Operazione Militare Speciale’. La Repubblica Democratica Popolare di Corea è anche una potenza nucleare, quindi da non sottovalutare negli equilibri internazionali. L’Italia, essendo stato il primo paese del G7 a riconoscere come legittima l’esistenza di tale paese, ha interesse ad avere rapporti non belligeranti con il maggior numero di nazioni (ad esempio questa in particolare è sorprendentemente ricca di minerali rari). I nostri media spingono sul concetto di “Nuova Guerra Fredda”, anche se questa operazione mediatica è discutibile.

Somigli riprende la parola e ricorda come l’Italia a differenza degli USA esporti diplomazia, riprendendo le sue esperienze in Libano e Tunisia, con un capitale euro-mediterraneo allargato non sfruttato. Siamo il centro di questo mare, la penisola coreana ha il destino di decidere chi entra ed esce nel continente asiatico, così come l’Italia deve monitorare il Mar Mediterraneo. Dopo quattro anni di guerra – retrodatata al lockdown dovuto alla pandemia di Sars-COV 2 – L’apparato produttivo del nostro paese sta letteralmente morendo, se import ed export si inceppano. In venti trimestri consecutivi c’è stato solo calo della produzione industriale. L’Italia è una nave in tempesta senza un capitano ed è compito dei giovani prendere il timone.

Amicarella calca il segno sulla dimensione Mediterranea che ha la sua impostazione socialista, a differenza di altri partitucoli in crisi, che vorrebbero rivolgersi ai lavoratori italiani, ma non sanno definirli. Concezione mediterranea non vuol dire andare a rifarsi le colonie ma enfatizzare come i paesi del Sud Europa abbiano sempre avuto qualcosa di diverso rispetto a quelli del nord, cioè accettare la coesistenza con l’altro e mantenere canali di collegamento con tutti. Ci si dovrebbe distanziare dalla visione negativa che hanno a Bruxelles dei paesi sudeuropei come pigri e indolenti, menzionando il termine PIGS (acronimo di Portogallo-Italia-Grecia-Spagna, ma significato letterale dall’inglese “maiali”). Ogni tanto andrebbe ricordato che con il lockdown erano in crisi le aziende tedesche perché le componenti non potevano arrivare dall’Italia. Se si avessero degli sprazzi multilaterali ci saremmo risparmiati molti problemi. Il tema dell’immigrazione mette sotto pressione l’Italia, fin da quando si è voluto partecipare alla coalizione anglo-francese in Libia del 2011. Ci sono concezioni positive legate al Mediterraneo da recuperare per recuperare l’essere italiani come valore superiore, senza essere sciovinisti o cosmopoliti.

Somigli si riaggancia a vari temi a lui cari: la transizione da oriente a occidente dell’Europa post-comunista, il Libano che vede le bombe ogni giorno, spazi sindacali, studenteschi e aziendali tunisini indipendenti e solidali e infine le politiche sociali della Prima Repubblica che hanno sollevato milioni di italiani dalla miseria dopo la Seconda guerra mondiale. La scomparsa di quel fattore politico viene riproposta nel venticinquesimo anniversario della morte di Bettino Craxi, che nel bene e nel male fu l’ultimo grande statista italiano. Ieri è scomparso anche Filippo Panseca, artista di spicco del PSI, che ha avuto modo di leggere ed apprezzare il manifesto.

I lavori editoriali di Tazebao, KFA e Artverkaro si reggono con le abilità e l’entusiasmo dei suoi giovani. Il “libretto rosso” di Lorenzo Somigli, Il Potere nel nostro tempo, è già disponibile, così come sta venendo stesa una seconda edizione degli Scritti scelti sul sindacalismo rivoluzionario. Prossimamente uscirà una pubblicazione sempre a opera del Somigli sulla figura enigmatica e multiforme di Parvus, manager, diplomatico e analista bielorusso e di origini russo-ebraico-tatare, con conoscenze tra riformisti turchi, socialdemocratici tedeschi, nobili prussiani e futuri bolscevichi. Recentemente i militanti di SOCIT hanno omaggiato Lenin al centenario della sua scomparsa presso Cavriago, ove esiste un busto a suo onore. La caccia alla letteratura bibliografica necessaria, così come l’edizione, non sarebbe stata possibile senza Jean Claude Martini. Parvus è stato dibattuto al suo tempo ma anche molto dimenticato. Questa è una delle tante figure storiche da riscoprire e contestualizzare. Il libro uscirà l’11 dicembre, il centenario della morte di questo personaggio storico.

Lorenzo Somigli chiede poi ad Amicarella perché abbia adottato le idee socialiste e non altre. Il Segretario ha voluto condividere con il pubblico la peculiarità dell’origine della sua militanza politica, non partita da giovanili di partito o da collettivi studenteschi ma direttamente dalle lotte sindacali. I suoi nonni, provenienti da due estremi politici, gli hanno “trasmesso una certa testa calda”. Manca molto il contatto diretto tra militante e destinatario del messaggio, anche tra i sindacati affermati. La politica studentesca è distaccata dalla realtà lavorativa e conflittuale. C’era bisogno di qualcosa di nuovo, da cui ha approfondito il pensiero, dimenticato e bistrattato, del sindacalismo rivoluzionario. La sintesi del Segretario è il lavoratore che si organizza politicamente senza intermedi burocratici. Da sei ragazzi molti arrabbiati sono diventati sempre di più, per poi ufficializzarsi nel 2021. SOCIT è entrato in molti contesti lavorativi, tra cui l’ultima parte della conflittualità riguardante la lotta contro il Green Pass e le rivendicazione operaie legate all’ex stabilimento GKN di Campi Bisenzio. Il nuovo secolo sta emergendo con una stagione di repressioni, in un sistema borghese sempre più in crisi. Uomini giovani propongono idee nuove prendendo nelle loro mani il loro destino, senza affidarsi a relitti della Prima, Seconda e Terza Repubblica.

Lorenzo Somigli ci ricorda come niente cambia dall’oggi al domani, ma solo confrontando le contraddizioni di un mondo sempre più nomade, materialmente e digitalmente. Non si cerca di adattare le proprie idee alla realtà, quando invece servono coordinate nello shock degli anni Venti del XXI secolo. Non bisogna rassegnarsi alla dismissione, ma ognuno fornisce il suo piccolo contributo.

Jean Claude Martini aggiunge che rispetto al passato, nonostante la spropositata quantità di giornali e partiti, abbiamo assistito dopo il COVID a un appiattimento totale dove tutti leggono e interpretano lo stesso copione. Invece di essere nostalgici, vanno colte le occasioni che la Storia ci dà. Tazebao, Artverkaro, SOCIT e KFA hanno compiuto in tre anni molto di più di quello “fatto” da altri in decenni. Il Manifesto è sempre aperto a osservazioni e critiche, così come la loro pratica perché, come ha detto il Segretario, fa più rumore una foresta che cade che una che cresce e ne sono cascate troppe, ciò richiede un impegno ancora maggiore per farsi sentire.

Esistono tante forze livellatrici che ci vogliono uniformare, e per questo secondo Somigli bisogna mantenere aperti spazi sociali alternativi. Anche ai tempi di Lenin erano pochi e perseguitati, ma si sono spesi per scrivere e pubblicare. Librerie ed edicole chiudono e quelle che aprono sono sempre più modellate sul gusto del turista. Gli spazi creati dai Tre Gracchi permettono ai giovani di esprimersi, perché politica, cultura, scrivere e leggere sono cose belle e da coltivare. L’Italia è un Paese straordinario con una civiltà sparsa nei luoghi, dalle Alpi alla Sicilia. Loro sono sempre disponibili, seminando e costruendo giorno dopo giorno. Amicarella risponde che è meglio un manifesto del genere, che può risultare borioso, avendo almeno la testa sulle spalle e non già al traguardo, come i finti umili, strappando più di qualche sorriso e cenno di approvazione in mezzo al pubblico. Sono tutti obiettivi che hanno bisogno di impegno ma sono realizzabili. Sono tutte cose scritte con cervello, non il classico programma dei buoni propositi. Lorenzo Somigli si augura che l’Italia possa tornare grande, un paese benedetto dal genio e dalla bellezza, e lo tornerà con le idee socialiste. Dopo di ciò, sono partite le domande dal pubblico.

La prima domanda riguardava il rapporto tra Corea socialista e BRICS+, se esista e sia qualcosa che possa giovare a questo paese. Jean Claude Martini ha risposto che sì, Pyongyang vede con molto interesse l’allargamento di questa organizzazione a paesi medio orientali, africani, sudamericani e asiatici. Essa serve come contraltare non militare agli USA ma il paese rimane con i suoi principi di massima autosufficienza nazionale e minima richiesta di aiuto dall’estero. Durante le alluvioni, Kim Jong Un ha ringraziato le offerte di solidarietà arrivate da organizzazioni varie ma ha ribadito il compito dei nordcoreani di sapersi risollevare con le loro forze dopo ogni disastro.

La seconda domanda ha posto l’accento sull’astensionismo, soprattutto su come si combatte a livello argomentativo e geografico. Giovanni Amicarella ha risposto che l’astensionismo non nasce dall’ignoranza e non lo vede come “un male da estirpare”, ma dall’intelligenza delle persone, perché è il rifiuto al partecipare a un meccanismo che danneggia solo chi si fa finta di rappresentare. Non esiste una vera contrapposizione tra una oligarchia presente e una democrazia ideale a cui tornare, come magistralmente demistificato da Canfora nei suoi studi sull’antica Atene. L’astensionismo è il punto di partenza per una nuova mobilitazione, purché non presupponga egoismi, opportunismi o riproposizioni anacronistiche che stiamo vedendo in azione nel “dissenso”

Dopo di ciò il pubblico ha applaudito i suoi presentatori e chi ha voluto firmare di persona il Manifesto del giornale ha potuto farlo al banco. Si può sottoscrivere il manifesto fino al 19 gennaio 2025 QUI.

A proposito della conferenza, il segretario Giovanni Amicarella ha rilasciato, nei giorni successivi, questo breve comunicato:

Il Tazebao – A fronte dei risultati elettorali delle regionali in Umbria ed Emilia-Romagna, dove il “dissenso” è stato numericamente battuto anche da schede nulle e schede bianche, le riflessioni assieme a Lorenzo Somigli e Jean-Claude Martini emerse ed esposte venerdì a quelle Termopili culturali che rappresenta L’Ora Blu a Firenze sono più attuali e concrete che mai. Come Martini ha fatto notare nell’introduzione, il Manifesto lanciato per i quattro anni de Il Tazebao ha fatto breccia, raccogliendo simpatie ed osservazioni aggiuntive (e ben una critica), su ambienti politici ulteriori rispetto alla galassia “rossobruna” su cui già il Socialismo Italico trovava substrato. Il far ripartire una proposta politica seria senza piagnistei elettoralisti è sicuramente l’essenziale per avere qualcosa in più rispetto a quello che c’è già, che si dimostra inadeguato a rappresentare il popolo italiano e la sua più alta espressione: la classe lavoratrice. Somigli ha proseguito estendendo l’argomento sottolineando la ricchezza e vivacità del progetto, che conta di case editrici, canali di informazione, militanti e associazioni di vario genere, creando dal confronto e dall’azione comune una sintesi efficace agli attuali problemi. Dopo una mia breve esposizione sugli scopi dell’Artverkaro Edizioni che, come ho avuto modo di sottolineare, al contrario delle case editrici legate ad organizzazioni politiche, non vuole scadere nella mera riproposizione del classico ideologico, ma aggiungere nuovi spunti e nuovi autori al panorama editoriale socialista, aiutando anche l’aggiornamento delle nozioni ad oggi sempre più essenziali. La necessità di ripartire, come indicato nel manifesto, da un movimento di massa (da costruire, o meglio dire in costruzione), legato alla struttura e alla sovrastruttura del popolo italiano.

Martini, come ben sottolineato da Somigli uno dei più fini analisti in merito alla Corea popolare, potendo dire al contrario di altri di esserci stato, ha parlato delle similitudini nella storia fra Italia e Corea, ambedue penisole, ambedue scadute in certi periodi nel feticismo per l’estero. I coreani del nord stanno riscoprendo in questa fase una propria concezione eurasiatica legata anche alla collaborazione strategica con la Russia, avendo al tempo stesso un forte amore per l’Italia e ciò che rappresenta l’italianità nel mondo. Somigli, legandosi al discorso, ha sottolineato la centralità del Mediterraneo a livello mondiale, su cui a sua volta si proietta la dimensione centrale dell’Italia in esso: venti trimestri consecutivi di calo industriale sono il segnale, in dissonanza con quello che abbiamo da offrire, che ci sia la necessità di qualcosa di nuovo. Al contrario di lasciare che il nuovo sia un termine estemporaneo o una copia della copia, abbiamo perciò elaborato un manifesto, anche “sparagnino” se vogliamo, per iniziare a posare già una prima pietra. Senza muri di testo.

Ho sottolineato a tal proposito che di fatto ciò almeno non ci rende ipocriti: il manifesto incarna nel linguaggio e nei modi l’ambiziosità che ne è racchiusa, al contrario di tanti che nella finta umiltà di facciata predicano male e razzolano peggio.

Il mettere al centro la dimensione mediterranea dell’Italia, come ho avuto modo di dire all’incontro, è secondo me una delle parti decisive del manifesto e della nostra concezione politica: le varie formazioni socialiste presenti, o meglio dire presenti-assenti, ad oggi hanno una fortissima crisi di identità. Ci si vuole appellare ad una classe lavoratrice italiana, ma si fa fatica a definire sia la classe lavoratrice che la nazionalità di riferimento, in una logica sfumata. Ritrovare la propria identità mediterranea non significa necessariamente calarsi gli anfibi e marciare su casa altrui, come l’ha intesa e la intenderebbe qualcuno, quanto fare propri quei valori che ci hanno sempre distinto dal resto degli europei: il sud Europa ha sempre avuto un’attitudine diplomatica diversa, sia in guerra che in pace, in contrapposizione a quella visione di “pigri, indolenti e stupidi” che ci siamo trovati storicamente affibbiati e che i burocrati di Bruxelles hanno fatto propria. Somigli ha giustamente sottolineato che l’Italia è la seconda manifattura d’Europa, ho rincarato ricordando di quando in periodo Covid le aziende tedesche chiudevano per mancanza di componenti italiani. Questa concezione di collaborazione che hanno i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ingiustamente accantonata, avrebbe potuto prevenire diverse questioni nazionali ed internazionali di cui oggi siamo vittima, come la pressione sociale derivata dall’immigrazione. Recuperare cosa significa essere mediterranei, per recuperare la nostra identità nazionale, senza scadere negli sciovinismi e nei cosmopolitismi.

Somigli ha proseguito in merito agli errori geopolitici dell’Italia, preferendo ignorare gli sviluppi in Europa dell’est e la decapitazione delle dirigenze del socialismo arabo, a cui oggi ci troviamo a mettere una pezza. Fra i firmatari, i tre esteri dichiarati e quelli in attesa che spiccano rappresentano la speranza che la nuova gioventù italiana possa recuperare quei valori che ci hanno sempre contraddistinto. Il socialismo ha rappresentato l’elevazione dei valori materiali e spirituali di milioni di italiani, che dal siluramento di Craxi ha visto una crisi generale ancora più estesa.

La crescita collettiva che stiamo avendo, come progetto, è il segnale che una strada è sicuramente possibile. Nulla di ciò che si trova nel programma del SOCIT o nel Manifesto, come ho ribadito, è irrealizzabile: deriva da un’attenta lettura della realtà, non promette nulla se non la responsabilità politica di fare proprie quelle idee.

Il manifesto è stato riportato in lingua russa su SOBCOR, e vede con orgoglio tra i suoi firmatari Olga Ignatieva. Disponibile QUI.