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Programma – VII. Fuori da UE e NATO, contro l’ordine mondiale unipolare

Contro il dominio imperialista e l’espansionismo americano, il SOCIT intende difendere l’indipendenza economica, politica, culturale dei popoli e la loro integrazione volontaria in blocchi sovranazionali storicamente e culturalmente omogenei, ritenendo però che indipendenze nazionali e comunità sovranazionali omogenee non possano prescindere da una lotta di liberazione dalle oligarchie «interne», che altro non sono se non la proiezione territoriale di potentati planetari senza patria e senza bandiera.

Secondo il SOCIT, per arrivare ad un punto in cui essere in grado di staccarci da NATO e UE senza conseguenze, è d’uopo concentrarsi in primis nella formazione di un’alleanza alternativa in chiave economica e militare, cercando di integrarvi in primo avvio gli stati della sfera mediterranea. Si ritiene pertanto di primaria importanza la difesa e la liberazione della comunità nazionale, la quale sarà posta successivamente nel quadro strategico di un blocco euromediterraneo, in collaborazione a livello commerciale e difensivo con il blocco eurasiatico, da Lisbona a Vladivostok.

IX. Contro ONU e sanzioni a comando, per una nuova cooperazione internazionalista

Oggi nazioni come Cuba e Repubblica Democratica Popolare di Corea vivono in situazione di profonda crisi per sanzioni appioppate dall’Organizzazione delle Nazioni Unite. Ufficialmente per la mancanza di democrazia, che a quanto pare l’ONU intende combattere vietando loro di importare cibo e attrezzature mediche, scelta peculiare che fa sollevare ancora più domande. Il SOCIT però sa perfettamente che il problema sta nella loro nazionalizzazione bancaria ed il non essersi piegati all’imperialismo statunitense, che arrogandosi il dovere di “baluardo democratico” non esita trenta secondi nel tempestare di bombe chiunque cerchi vie alternative al suo modo di esistere e di vivere, al capitalismo e la sua degenerazione sociale. Su questo intende impegnarsi per la fine di questi vergognosi ricatti, oltre che al riconoscimento delle colpe e violazioni dei diritti umani di USA e Israele, visto che di rapporti di organizzazioni umanitarie sui tavoli dell’ONU a tal proposito ve ne sono anche troppi, ma sembra quasi che vi sia timore nell’iniziare a leggerli. Oppure che vi siano altre motivazioni, sottili o meno, per non farlo.

In questo quadro proponiamo un rilancio della cooperazione integrata e paritaria con i paesi del Terzo Mondo, con la duplice finalità di assicurare risorse energetiche e sbocchi economici per l’industria nazionale, e di creare in queste regioni condizioni di sviluppo proprie che scoraggino incontrollati flussi migratori verso l’Europa.

Sul problema dell’immigrazione extracomunitaria, siamo consapevoli che tale processo nasce dalle condizioni di super-sfruttamento del Terzo Mondo e da alterazione di millenari equilibri ecologici e climatici determinati dallo sviluppo selvaggio del capitalismo planetario. Le masse che si riversano disordinatamente nei nostri paesi sono composte da diseredati e sottoproletari, mossi dalla dispersione e dalla fame, allettati dai falsi richiami della sub-cultura consumista dell’Occidente libero.

Il processo immigratorio in atto ha assunto un carattere drammatico per i reciproci scompensi sociali e culturali che esso ha determinato. Noi denunciamo anche la possibilità che esso assuma in futuro proporzioni sempre maggiori se non si spezzeranno i meccanismi dello sfruttamento imperialista che alimentano il sottosviluppo e il deterioramento dell’ecosistema planetario.

Su tali basi, il SOCIT ritiene che, dovendosi addebitare le responsabilità del dramma alle strutture ed alle oligarchie capitalistiche, le risposte immediate non possono essere che due:
a) intensificare la lotta al sistema, coinvolgendovi le comunità di immigrati più coscienti e più legate alle proprie radici etnico-culturali;
b) una revisione profonda dell’intera normativa sull’immigrazione in modo da stroncare alla radice il fenomeno xenofobo che rischia di creare una classica «guerra fra poveri», a tutto vantaggio del comune nemico imperialista.

Le nostre collaborazioni con organizzazioni e partiti esteri, sotto forma di comunicati o di conferenze, di contatti diretti e di collaborazioni nazionali, attestano fermamente che se in una manciata di pochi anni (dal 2021) un’organizzazione socialista e patriottica come la nostra può tessere contatti a livello internazionale, al contrario di quanto sostenuto dalla propaganda borghese, un’Italia socialista sarebbe tutto tranne che isolata, avendo anzi solo da beneficiare da una sua completa sovranità. Il nostro unico internazionalismo è quello fra patrie, il resto è mero cosmopolitismo da salotto. Vedi: Rapporti internazionali

All’interno del BRICS ci sono opportunità e criticità. Gli stati membri, talvolta per nulla socialisti, sono potenze che cercano di staccarsi dal sistema occidentale, chiaramente assumendo un ruolo di decolonizzazione e di conseguenza progressista. Non sono però né una “manna dal cielo” né l’internazionale proletaria. Si sta anche creando un nuovo ordine sociale e geopolitico, non sempre strettamente all’interno del BRICS: ci sono delle sfere di paesi in Africa, nel sud-est asiatico e in Sud America che stanno facendo accordi sempre più stretti tra di loro. Deve essere chiaro che i BRICS sono solamente un passaggio; sono i paesi che si uniscono su basi sovranazionali il futuro scacchiere politico su cui si decideranno i successivi sviluppi internazionali. Dall’intervista al segretario Giovanni Amicarella per Adam Bark per ComeDonChisciotte

Oggi al convegno di Genova “Per l’Italia nei BRICS”, dedicato alla multipolarità, abbiamo esaminato questioni con approcci favorevoli e critici. Sono stati discussi diversi argomenti. La delegazione della SOCIT, giovani socialisti nel vero senso della parola, ha sottolineato la necessità di mettere al centro le questioni nazionali e di classe. Troppo spesso sul fronte socialista abbiamo assistito ad aspirazioni che spingeva il più lontano possibile la classe operaia dalla prima linea, lasciando spazio al cosmopolitismo, alla superficialità e alle tendenze anarchiche. Di conseguenza, i lavoratori seguirono questa proposta, perdendo interesse e addirittura emigrando.La classe dirigente, apertamente sionista, si trova disconnessa dalle manifestazioni filo-palestinesi su larga scala,
non dimentichiamo però quanti di questi rappresentanti sono stati eletti grazie alla propaganda di sedicenti socialisti. Un movimento socialista che cerca di assottigliare i propri ranghi invece di aumentarli è destinato a creare ulteriori attriti. Insomma, siamo a un bivio tra due visioni opposte del mondo.
Da una parte la linea apatica e settaria, dall’altra la linea proletaria. Uno che non ha nulla, l’altro che deve liberare il Paese. Da SOBCOR.