Programma – VII. Fuori da UE e NATO, contro l’ordine mondiale unipolare
L’attuale quadro internazionale è contraddistinto dalla onnipresenza di centri e strutture finanziarie, commerciali e produttive transnazionali, la cui azione viene coordinata da organizzazioni planetarie (pubbliche e private), quali il FMI, che tendono a mediare i tradizionali contrasti economici e politici inter-imperialisti. Il dominio economico, sociale, politico e culturale del capitale finanziario transnazionale s’intreccia al dominio militare degli Stati Uniti, che fungono da braccio armato degli interessi imperialistici, intervenendo con brutalità e protervia in ogni punto del globo terrestre a loro difesa.
Nel contesto continentale europeo l’UE ha dimostrato incessantemente la volontà di plasmare il Sud Europa in una sorta di granaio di lavoro sottopagato, con le continue spinte e pressioni per favorire privatizzazioni e delocalizzazioni a favore dei soliti noti, oltre che al controllare de facto la nostra economia sia dal punto di vista di leggi, che di trattati internazionali, che di valuta stessa. La NATO mantiene veri e propri contingenti di occupazione sul nostro territorio, l’Italia non è una base militare americana ma uno Stato sovrano, cosa che fin troppo spesso viene dimenticata quando partono carichi di armi dai nostri porti verso talune “nazioni” medio-orientali.
In un simile contesto l’indipendenza dell’Italia e delle altre nazioni mediterranee ed europee verso una rinnovata collaborazione geopolitica su base continentale esige condizioni ben precise quali:
- lo scioglimento immediato della NATO;
- il rimpatrio delle truppe americane occupanti da ogni parte del continente;
- il radicale rinnovamento sociale, economico, politico e culturale interno dei singoli paesi per poter forgiare una nuova e migliore comunità politica cooperativa sul piano euro-mediterraneo.
Contro il dominio imperialista e l’espansionismo americano, il SOCIT intende difendere l’indipendenza economica, politica, culturale dei popoli e la loro integrazione volontaria in blocchi sovranazionali storicamente e culturalmente omogenei, ritenendo però che indipendenze nazionali e comunità sovranazionali omogenee non possano prescindere da una lotta di liberazione dalle oligarchie «interne», che altro non sono se non la proiezione territoriale di potentati planetari senza patria e senza bandiera.
Secondo il SOCIT, per arrivare ad un punto in cui essere in grado di staccarci da NATO e UE senza conseguenze, è d’uopo concentrarsi in primis nella formazione di un’alleanza alternativa in chiave economica e militare, cercando di integrarvi in primo avvio gli stati della sfera mediterranea. Si ritiene pertanto di primaria importanza la difesa e la liberazione della comunità nazionale, la quale sarà posta successivamente nel quadro strategico di un blocco euromediterraneo, in collaborazione a livello commerciale e difensivo con il blocco eurasiatico, da Lisbona a Vladivostok.
Da programma, siamo per l’uscita dall’UE e dalla NATO, quello che ci distingue dagli altri con i medesimi obiettivi è il credere nella necessità di edificare strutture analoghe nella sfera mediterranea, di modo che tali uscite (dalla nostra ne seguirebbero altre) non si trasformino in tragici tentativi di ottenere un alito di sovranità nazionale. Dall’intervista del segretario Giovanni Amicarella da Cris Baldelli per Fahrenheit2022
Per quanto riguarda però la nostra sfera, quella Mediterranea, la situazione è diversa. Il Mediterraneo ha una varietà enorme di contesti socio-culturali diversi e peculiarità economiche che lo rendono distinto dalla tellurocrazia russa. Siamo una civiltà di mare, o talassocratica mediterranea, che si sviluppa in un contesto molto diverso dalle società con terre vastissime. C’è una comunanza tra chi si affaccia sul Mediterraneo, che potrebbe in futuro diventare un’alleanza sovranazionale simile a ciò che sta nascendo in altre parti del mondo. Bisogna recuperare il “Mare Nostrum” come uno spazio di equilibrio. L’Europa, d’altro canto, è secondo me uno dei più grandi costrutti etno-sociali del secolo scorso. Basta pensare che fino a poco fa, la penisola iberica, quella italica, quella ellenica e tutti i Balcani non erano considerati neanche europei. Non vedo perché dovremmo avere comunanze con paesi a cui siamo sempre stati subordinati o che ci hanno sempre percepito come tali. Un’unione Mediterranea funzionerebbe come difesa delle identità, dell’indipendenza e dei centri economici che fanno molta gola alle potenze europee e all’America. Dall’intervista del segretario Giovanni Amicarella da Adam Bark per ComeDonChisciotte