Sia a destra che a sinistra dell’arco costituzionale, a cadenza regolare con più o meno forte intensità, escono elogi al fascismo da una parte e al comunismo storico dall’altra, cercando di strizzare l’occhio a nostalgismi vari, prontamente rimangiati dalle dirigenze ed espulsioni tattiche di chi li ha professati. […] La destra e la sinistra borghese smaniano di tornare ad un bipolarismo elettorale in tutta Europa, lo dimostrano le sempre maggiori spinte al contrapporsi su tutto tranne che sulle questioni effettivamente di classe. Che strano caso che Berlinguer sulla tessera e una video inchiesta del genere (riferito a Gioventù Meloniana) vengano cacciati fuori proprio quando il proletariato si butta sull’astensionismo spinto. Il destino che accomuna tutti i nostalgici è finire nelle grinfie della democrazia borghese, non vi illudete. Lo dimostrano anche le ultime elezioni comunali, dove sedicenti rivoluzionari o reazionari hanno dato una bella mano al candidato “centrista” di turno. Commento del segretario Giovanni Amicarella per IlTazebao
Lo dico con estrema schiettezza: bisogna arrivare alla condizione del superamento dei partiti e a una rappresentanza diretta dei lavoratori per aggirare quelle che sarebbero altrimenti ennesime istanze di burocratizzazione del potere politico. Mi rifaccio al sindacalismo rivoluzionario per questo, una concezione in cui il lavoratore è un rappresentante in sé stesso, e da qui bisogna riprendere anche la concezione nazionale di una partecipazione collettiva. Potrebbe essere un modello federativo, ma non analogamente ad esempi già visti; qualcosa di più organico, un “centralismo decentralizzato” se si vuole fare i sofisti. Sono modelli di cui l’espressione esatta va ancora sviluppata, ma la cui riorganizzazione sociale è già delineabile da analisi già realizzate nel merito.
Già a livello costituzionale, che si dica nell’articolo uno “fondata sul lavoro” è una solenne leggerezza, che tradisce una visione morbida in merito. La Repubblica dovrebbe avere al centro i lavoratori, non un astruso concetto di lavoro, e la loro rappresentanza politica non dovrebbe essere delegata a politici “di professione”.
Se dovessi credere alla sacralità della carta, dovrei credere anche all’oroscopo. La costituzione è un malloppo di carta, nato dal tradimento di diverse idee per cui si è sparso sangue per volontà di pacificazione tra le parti. Non poteva che venirne fuori un documento vago, dal precedente citato articolo uno, alla negazione della guerra come strumento di risoluzione (che però viene fatto comunque), dalla partecipazione del lavoratore nella produzione (mai chiarito in che forma). Non è la più bella del mondo, è forse la meno peggio. Chi feticizza la carta o la venera, è da compatire per come la penso io. Una costituzione del genere è incapace di sopperire alle necessità odierne del paese, della sua classe lavoratrice e dei suoi interessi nazionali, non manca mai di dimostrarlo. Dall’intervista a Giovanni Amicarella di Cris Baldelli per Fahrenheit2022