senegal palestina

Il 5 e il 6 ottobre hanno rappresentato due giorni particolarmente importanti per l’organizzazione, concentrati su Roma e Saronno (VA). Oltre ad una serie di incontri in preparazione ad eventi futuri avuti con organizzazioni nazionali ed internazionali, due delegazioni hanno rispettivamente partecipato alla piazza convocata per la Palestina ed alla presentazione dei lavori della commissione nazionale della diaspora senegalese in Italia. La prima ha visto delle situazioni spiacevoli che ci hanno coinvolto in prima persona, la seconda ha invece confermato e rilanciato positivamente l’impegno che da gennaio portiamo avanti al fianco del PASTEF. Un primo resoconto su entrambe le giornate.

Fogli di via, cariche e agitatori: tutto quello che non torna dalla manifestazione

Non è segreto che in vista della manifestazione del 5 si fosse creata tensione nella sicurezza: sono stati precettati scioperi per avere più personale disponibile a Roma, vi sono stati vari comunicati anche dai sindacati delle forze dell’ordine contrari al Ddl 1660 e le sue conseguenti applicazioni pratiche (Osa Polizia: “La finalità del DDL Sicurezza è dividere ancora di più il tessuto sociale” da Come Don Chisciotte) . Ciò ha portato la scelta di raccomandare cautela a chi andasse di noi, onde evitare le strumentalizzazioni che non a caso si stanno abbattendo verso le organizzazioni che hanno presentato adesione pubblica, sia quelle che si sono doverosamente impegnate nella realizzazione sia di quelle che si sono aggiunte all’ultimo minuto. Pur essendo impossibilitati per altri impegni presi a coadiuvare l’organizzazione del presidio (uno di questi proprio l’iniziativa della diaspora senegalese), ci tenevamo a tenere fede alla nostra guerra alla repressione, ma senza offrire “ventri molli”.

Foto dalla piazza, non è mancato il sostegno al Libano

Vista l’evoluzione, o meglio dire la degenerazione che abbiamo ragione di pensare dovuta ad agitatori ben consapevoli del proprio ruolo (alcuni dei quali volti noti per molti, noi inclusi), c’è poco da tergiversare e riteniamo di aver scelto la strada giusta. Troppo facile e comodo accusare Giovani Palestinesi di “immaturità politica” come stanno facendo alcuni calati improvvisamente nel ruolo di franco tiratori, così come l’ostinarsi a buttare la questione sulla manifestazione più o meno autorizzata: la serpe era in seno al corteo ed è stata complice della repressione, a cui ha fornito una narrativa che purtroppo sta bene attecchendo sull’opinione pubblica. Quante realtà saranno disponibili a cercarsi le proprie serpi interne?

Si intravede il cordone di sicurezza

Uno dei nostri militanti quel giorno, a cui va tutta la nostra solidarietà e supporto, dà un quadro della situazione esaustivo del clima quel giorno:
Io e mia moglie, ci siamo recati stamani a Roma, in quanto sostenitori della Resistenza Palestinese e dei suoi alleati, che combattono una dura battaglia contro l’occupante sionista. Alle 13.30, a circa 30 metri dalla piazza della manifestazione, siamo stati avvicinati da due poliziotti in borghese che ci hanno richiesto i documenti. Abbiamo consegnato i documenti e atteso per oltre un’ora, dopodiché siamo stati portati in Questura per accertamenti. Ne siamo usciti alle ore 19, con il risultato di aver ottenuto il foglio di via, in quanto sarei un soggetto “pregiudizievole per la sicurezza e la tranquillità pubblica”. Questo è il risultato della cosiddetta “democrazia” occidentale che vieta il diritto a manifestare a favore dei popoli che lottano contro la dittatura euro-atlantica-sionista! Onore a tutti coloro che oggi sono stati in piazza senza sé e senza ma per sostenere una Palestina libera dal fiume al mare!

Roma e Dakar unite per la libertà dei popoli

Molto più rilassato ed entusiasta è il tono invece in merito alla presentazione dei lavori dell’Assises della diaspora senegalese in Italia svoltasi il 5 ed il 6 a Saronno (VA), a cui siamo stati invitati a presenziare. Un cammino iniziato a gennaio di quest’anno con la nostra co-organizzazione della conferenza Voci dell’Africa a Roma, che aveva visto in chiusura uno scambio molto condiviso di buoni propositi fra il nostro segretario Giovanni Amicarella e il segretario della sezione italiana del Pastef Adboulaye Ndiaye. Seguita un’altra giornata a febbraio dove nostre delegazioni si dividevano fra più eventi, sempre fra Palestina e Senegal, con un comizio in appoggio alla coalizione del Pastef in Senegal contro il fantoccio filo-francese.

Dal comizio di febbraio

Vinte le elezioni, assieme agli altri partiti senegalesi, i lavori sono stati portati avanti in modo preciso, offrendo nella giornata del 6 un resoconto puntuale delle potenzialità e necessità di cooperazione fra Italia e Senegal per affrontare situazioni economiche e sociali estremamente tangibili. La presentazione dei lavori ha visti alternarsi interventi di rappresentati della politico-istituzionale e sindacale italiana e realtà senegalesi.

Contro la discontinuità per una progettualità seria, il commento di Amicarella

“Il rischio delle realtà extraparlamentari è sempre scadere nella mancata soluzione di continuità. Si convoca il comizio, la conferenza, poi muore tutto lì in una botta sola. È stato un piacere invece poter portare ad un primo traguardo un cammino iniziato ad inizio di quest’anno, con la conferenza sull’Africa, in controtendenza.

Il SOCIT e il PASTEF sono due espressioni diverse di due (al momento parti) di popoli diversi, ambedue patriottici nel senso sano del termine, ambedue focalizzati su un’idea fortemente sociale. La conferenza di ieri, in cui vi erano una pluralità di organizzazioni senegalesi e partiti istituzional-borghesi italiani, ha presentato una progettualità chiara sul programma della commissione della diaspora: fare ripartire il Senegal, fare sì che la comunità senegalese possa lavorare per la ricostruzione del proprio paese senza finire vittima di chi vorrebbe sfruttarli, fare sì che l’Italia possa avere un ruolo storico nella decolonizzazione.

A ricordarci dell’impegno reciproco, del cammino svolto e di quello che ci attende, una targa con i nostri due simboli: Roma e Dakar unite per la libertà dei popoli.”

Amicarella e Ndiaye

Seguiranno successivamente ulteriori approfondimenti in merito ad ambedue le giornate.