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Di Imam Gramsci

Data la necessità di superamento di una fase, cosiddetta, di nicchia, dell’organizzazione del Socialismo Italico (SOCIT), e dato il successo avuto all’estero (vedasi ACP di recente fondazione che ha tessuto rapporti con diversi partiti e attori politici esteri, e mostrando già una presenza ramificata sul territorio americano, pur essendo “presente solo online”, a differenza dei suoi detrattori, siano essi cessosocialari o combattenti della “guerra di popolo protratta” di Instagram) della formula, cosiddetta, “rossobruna” (leggasi: coerente e pragmatica, anziché idealista, “debole” e femminea), che oltre all’ACP negli USA, ha anche visto la nascita di movimenti e partiti come BSW in Germania, o il Partito di Galloway in UK, o l’EFF in Sudafrica o altri ancora che stanno nascendo e continueranno a nascere e crescere, dimostrando come al mondo oggi l’unica tendenza realmente progressista (intesa come volta al progresso della società e del pianeta, nel senso “etimologico” del termine, e non quello moderno di liberalizzazione, e degenerazione, dei costumi, in nome della “liquidità” sociale) è quella multipolarista e politicamente “rossobruna” solo e soltanto in quanto aderente alla sinistra di tipo “classico”, per i veri diritti e valori appartenenti a quest’area politica sin dai tempi dell’antica Roma, ossia la difesa delle fasce sociali più povere e deboli, e un disprezzo per tutto ciò che rappresenta la depravazione delle elites, in particolar modo le elites pederaste che dominano l’occidente collettivo attualmente, ho deciso di redigere questo breve pamphlet di “consigli” per tale movimento e per i suoi militanti, di modo che abbiano qualche chiarezza in più sui passi da seguire per la crescita del loro percorso nel mondo e nella politica nazionale e internazionale.

Sulla necessità di collaborare con realtà “eterogenee”

Per quanto sia certo che il SOCIT tutto come collettività umana e soggetto politico sia al corrente di questa necessità, credo sia bene, alla luce anche di errori commessi da formazioni recenti durate da Natale a Santo Stefano, di buoni propositi certo, ma “vecchie” dentro, oltre che male organizzate, porre dei paletti, e fare delle precisazioni importanti. I fronti uniti, per quanto storicamente abbiano dimostrato di avere successo, vedasi i fronti popolari dell’est Europa nel post-bellico o la strategia della “Nuova Democrazia” cinese di Mao Tse Tung, hanno potuto raggiungere i propri obiettivi solo e soltanto per l’egemonia, al loro interno, dei comunisti, dei socialisti e di tutti coloro fossero sinceramente progressisti. La presenza momentanea di eventuali utili idioti (basti pensare all’Ungheria o alla Cecoslovacchia dove dal 45 al 48 governarono liberali e partiti trasversali) deve essere controllata, parziale, e deve servire soprattutto in una fase di “apertura” a nuove leve, prima di poter consolidare definitivamente una qualsivoglia agenda di azione. L’occidente collettivo, al suo stato attuale, si fa forza di coalizioni via via più eterogenee, convergenti si al centro, ma costituite di attori talmente diversi tra loro, uguagliati solo dall’incoerenza e dall’ipocrisia (si pensi al “nuovo fronte popolare” francese del massone e trotzkista Melenchon, che altro non fa che proporre una continuazione di una linea politica estera atlantista e delle misere minime riforme interne quasi sicuramente da disattendere nel lungo termine).

Sia da “sinistra”, che dalla destra, che in modo ipocrita condanna, giustamente, la grottesca manifestazione delle Olimpiadi di Parigi, per poi comunque schierarsi a difesa dei “valori occidentali” contro l’”orda mongolica” della Russia eurasiatica, unica potenza nel continente che difende effettivamente i cosiddetti “valori tradizionali europei”, c’è una forte convergenza verso lo stesso centrismo atlantista e neoliberale. Proprio in virtù di questa contraddizione, al limite della schizofrenia, di chi si è fatto forza in campagna elettorale sì di un linguaggio semplice e accessibile, di cui noi stessi dobbiamo fare uso, per distinguerci dai “nevrotici” della “sinistra” che ipocritamente accusano chiunque abbia un lessico a loro incomprensibile di essere “come Diego Fusaro” (che altro non è che un sinistrato di destra, sia nel linguaggio che nelle pseudo-interpretazioni filosofiche e politiche), credo possa giovare al SOCIT appellarsi a quelle fasce più socialmente “conservatrici” della società, in stragrande maggioranza lavoratori e disoccupati, ma in piccola parte anche nella “borghesia progressista”. E con ciò mi collego ad un secondo punto fondamentale da sollevare.

Religiosità, moralità ed etica filosofica nella politica

Per quanto il SOCIT sia tutt’altro che un movimento di ispirazione religiosa, non può ignorare la realtà religiosa italiana. Machiavelli sosteneva, correttamente, che una società priva di sentimento religioso può essere retta solo e soltanto dal duro governo di un principe, e la situazione italiana, come anche la situazione occidentale in generale, pare essere questa, ad oggi. Le elites alla guida del cosiddetto occidente collettivo sono non solo le più egoiste, oligarchiche e tiranniche, ma anche le più moralmente abiette e riprovevoli. Se la nuova “sinistra”, perdendo sempre più consensi tra gli strati medi e bassi della società, ovviamente, trova la sua “forza” in un relativismo culturale in odore di “pensiero debole” che rinnega qualsiasi morale e vuole andare “Al di là del bene e del male”, mentre la destra applica la classica ipocrisia falsamente moralista del predicare bene e razzolare male, il SOCIT dovrebbe continuare la tradizione di cooperazione tra socialisti e cristiani in Italia, che ha le sue radici nella cooperazione tra leghe bianche e rosse, in uomini come il sindacalista popolare Miglioli, nella (mancata) cooperazione tra PPI e PSI nel biennio rosso e nella cooperazione locale, di cui la mia famiglia è stata parte, di operai aderenti alla sinistra democristiana e operai comunisti nella cosiddetta “prima repubblica”. Tornando a citare Machiavelli, la Chiesa stessa, come istituzione che ha mirato storicamente solo a preservare se stessa, è la principale responsabile della mancanza di “religiosità” nella penisola, e quella scissione di fatto nella Chiesa di Roma tra l’istituzione curiale e la Chiesa “dei poveri”, scissione presente in America Latina e che trova la sua forza nella “teologia della liberazione”, in Italia ha avuto invece una portata poco presente proprio per la presenza sul territorio della penisola della curia romana. Come ha correttamente concluso lo storico Giordano Bruno Guerri nella sua opera “Gli Italiani sotto la Chiesa” (1992, riedita e aggiornata poi nel 2011 e più recentemente nel 2021), la Democrazia Cristiana, a differenza del suo partito predecessore, il Partito Popolare Italiano di Don Sturzo, è stata più un partito “della Chiesa” che non un partito “cristiano”, “cristiano sociale” o “popolare”. Questa sua natura “curiale” e “clericale” più che concretamente religiosa e sociale, a dispetto della divisione in correnti di destra e di sinistra, ha fattivamente smorzato la di fatto scissione tra Chiesa istituzionale e Chiesa dei poveri in Italia, impedendo la rinascita di altri fenomeni come il già citato Miglioli o i “catto-comunisti” dei primi anni 50 poi confluiti nel PCI.

Sarebbe ottimale, per il SOCIT, prima di tutto da un punto di vista pratico, favorire questa divisione, in favore ovviamente degli ultimi, facendo leva sulla disillusione di molti i quali, nei confronti di una società sempre più anti-valoriale e senza punti di rifermento, si rifugiano in interpretazioni religiose “tradizionaliste” e “conservatrici” (si pensi ai “mattonisti” e ai “tradcat” di Twitter/X, o ancora ai cosiddetti “redpillati”). Tutte queste categorie a torto sono demonizzate non solo dalla “Nuova Sinistra” mainstream di matrice trotzkoide, fucsia e liberal-femminea, ma anche da settori più o meno validi che in teoria dovrebbero essere affini sia al sottoscritto che al SOCIT. L’unico vero soggetto rilevante che pone l’accento su tutte queste realtà che ho menzionato, e che parla di come esse siano il naturale prodotto di un sistema oppressivo soprattutto da un punto di vista ormai anche e soprattutto culturale (liberale), oltre che economico (capitalista), è Francesco Alarico Della Scala. Sebbene i “redpillati”, “mattonisti”, “tradizionalisti” o come dir si voglia siano attualmente apolitici e facilmente strumentalizzati dalla destra, ciò non esclude una loro possibile cooptazione in senso socialista e “rossobruno”. Questo può avvenire soltanto con un avvicinamento e un dialogo, per non dire un’egemonia, nei confronti di quella “Chiesa dei poveri” dei teologi della liberazione già menzionata in precedenza. Importante è premere su quelle categorie “povere” del clero, sui volontari, missionari, sugli ordini mendicanti vicini a realtà sandiniste, ad esempio, o ancora a realtà di comunità ortodosse, come quelle della Puglia, vicino Bari, o degli Arbereshe di Sicilia e di Calabria, affinché possano politicamente ravvedersi e comprendere che ciò che più si avvicina ai loro principi religiosi, al cristianesimo sociale, alla solidarietà e al “ciascuno secondo le proprie necessità” sia il socialismo.

Passi simili li ho osservati nell’approccio che il SOCIT ha con alcune realtà “autonomiste” e che rivendicano particolare attenzione in quanto abbandonate e maltrattate dallo stato italiano, si pensi ad esempio a coloro che chiedono il ripristino del porto franco per Trieste e la neutralità della propria città oltre che dell’Italia tutta.

Il medesimo approccio, in ambito religioso, può e deve essere applicato, approfittando anche dei rapporti che sono stati e stanno venendo costruiti con realtà come Cuba o il Venezuela, patrie del “cristianesimo sociale” applicato. Tutti questi sforzi dovranno necessariamente portare alla formazione di una qualche forma di “fronte unito”, ovviamente egemonizzato e dominato dal SOCIT, a cui possono partecipare anche semplici associazioni, di modo da evitare concessioni o problemi di “equilibrio” avutisi con altri esperimenti falliti come DSP. Da un punto di vista puramente propagandistico, è necessario fare leva sull’oggettiva amoralità e anti-eticità del capitalismo neoliberale. Ciò sarebbe completamente diverso da eventuali e ipocrite “questioni morali” come quella di berlingueriana memoria, che altro non faceva che aspettarsi da un popolo, quello italiano, a cui sostanzialmente andava bene la “stasi” primorepubblicana, per di più sull’errato assunto che un sistema come quello capitalista e liberale “democratico” possa essere “riformato” in senso morale. Ciò non è possibile, in quanto il capitalismo è di per sé anti-etico e anti-morale. Esso può fiorire solo laddove l’etica e la morale non possono più porre paletti e favorire il profitto di pochi a scapito di molti. Eventualmente sarà necessario, come in parte è già stato fatto, mettere in luce l’ipocrisia del “pensiero debole” dominante, cui aderiscono tutti, anche i “post-fascisti”, che ritiene qualsiasi manifestazione di forza o di banale istinto di sopravvivenza (come la rivoluzione stessa è in quanto atto pratico), a prescindere, come “fascismo” e “rossobrunismo”.

Conclusioni

Questi sono i miei “consigli per gli acquisti” per il SOCIT. Augurandomi che la crescita di tale realtà politica possa continuare con lo stesso andazzo se non con un andazzo ancora più veloce e quindi migliore, spero che questa mia riflessione possa portare ad ulteriori passi avanti.

Postilla: Sulla questione redpill

Nella parte precedente dello scritto ho fatto menzione di come, a mio avviso, il SOCIT avrebbe soltanto da guadagnare nel cercare di appellarsi, che sia singolarmente o come guida di una sorta di “fronte ampio” aperto non solo a partiti, ma anche ad altri tipi di associazioni, culturali e religiose, in senso “sociale”, ovviamente con il comando solido della struttura (come avviene in Cina con il Partito Comunista di Cina che ha la totale dirigenza sugli organi di dialogo con gli altri 8 partiti e con le associazioni religiose e culturali del paese). Questo ovviamente non implica una necessità di copiare pari pari tutto ciò che viene fatto all’estero, senza tenere in conto la situazione locale. E proprio in merito alla situazione locale, nel già citato precedente articolo mi sono espresso sulla necessità che il SOCIT ha, in quanto organizzazione che si appella alle masse rivoluzionarie e giovani e che vuole idealmente rifarsi alle avanguardie di 100 anni or sono nel nostro paese e in Europa, di rivolgersi soprattutto a quelle masse di giovani disillusi, che in Occidente in particolare, e quindi anche in Italia, stanno sempre più identificandosi nella cosiddetta teoria sociologica della “pillola rossa”.

Questa teoria, che afferma che la realtà dei rapporti tra i due sessi in occidente, a seguito della cosiddetta “rivoluzione sessuale” in odore di sessantotto, è ormai degenerata in una forma di anarchia relazionale priva di fondamenti stabili, è, che ne siano consapevoli o meno i loro fautori, una teoria che affonda le proprie radici in un’analisi e in una pregiudiziale socialista, anti-capitalista, patriottica e rivoluzionaria! Come ho già fatto menzione, l’unico nella sfera socialista a riconoscere questa teoria per quello che è, e i loro aderenti, consapevolmente meno, per quello che sono, ossia alleati, è Francesco Alarico Della Scala, membro dell’associazione di amicizia tra Italia e Corea Popolare Democratica. Tutta la politica mainstream e capitalista, dalla destra alla “sinistra”, bolla questa teoria come fasulla, la attacca, la denigra, all’istesso modo con cui attacca noi, convergendo al centro e chiamandoci “rossobruni”. Sia da “sinistra”, che ormai soprattutto anche da destra, come io stesso ho potuto, in modo abbastanza divertente, constatare, osservando i post su X, ex Twitter, di un noto ex segretario di un movimento estremista che sta ultimamente sparendo in sordina per confluire, tramite i vari “Italexit”, nel CDX post-fascista, attaccare, in difesa della pugile nostra connazionale ritiratasi dalle olimpiadi, i cosiddetti “incels”, con dei commenti contenutisticamente degni di una segreteria del PD di 15 anni fa, come hanno notato altri utenti. Il compagno Alarico ha, giustamente, osservato che ogni socialista degno di questo nome, ogni sincero rivoluzionario che abbia a cuore il bene della società, non può esimere i propri scopi alla sola sfera politica o economica.

Una società socialista deve avere una nuova morale, deve avere delle norme e delle regole. Tutti coloro che negano tutto ciò, oltre ad essere dei rumorosi e fastidiosi borghesucci piccoli piccoli aderenti ad una “sinistra” spicciola e filo-occidentale a dispetto di una retorica pseudo-rivoluzionaria, sono dei completi imbecilli nonché ignoranti della “teoria” marxista di cui si autoproclamano supremi conoscitori. Il compagno Alarico Della Scala, nella sua opera per certi versi anche “archivistica”, ha fatto notare che le società del socialismo reale, a dispetto dell’”amore libero” tanto promosso da una certa interpretazione squisitamente (si fa per dire) occidentale, erano in realtà società “conservatrici” e con una rigida osservanza nei riguardi della famiglia come valore fondante della comunità umana. Si pensi alle analisi di Engels, Lenin e Gramsci, contrarie alla libertà sessuale tipicamente borghese e capitalista, libertina, frenetica, da bohémienne senza responsabilità o doveri, guarda caso “saltate” o “dimenticate” da tutti i sinistri che si riempiono la bocca con questi nomi, o al semplice dato di fatto dell’organizzazione della famiglia e della società nell’URSS, con particolare accento al periodo di “sviluppo” della segreteria di Stalin, e nella Corea Democratica Popolare. In entrambi gli esempi pratici riportati dal compagno Della Scala, nel periodo immediatamente postrivoluzionario, di consolidamento della rivoluzione, si arriva ad una fase “moralizzante” (e non “moralista”, a dispetto delle ipocrite e fasulle “questioni morali” sventolate da chi si illude di poter “riformare” un sistema come quello capitalista e liberale, che è alla radice MARCIO e quindi IRRIFORMABILE), del nuovo diritto sociale che viene edificato. Si pensi all’URSS in cui, dopo una prima fase di legalizzazione dell’aborto e del divorzio, entrambe queste istituzioni non vengono “abrogate”, come una certa propaganda vuole far credere, ma “decadono” naturalmente, essendo la loro utilità ormai superata: la necessità dell’aborto per la popolazione femminile scompare e il divorzio, per quanto comunque ancora ammesso come istituzione e come possibilità, viene disincentivato con una legislatura che fattivamente favorisce il mantenimento del matrimonio e della maternità per la figura femminile nella nuova società socialista, dove il ruolo naturale della donna arriva a ricevere finalmente delle tutele vere e proprie.

Medesima situazione nella Miglior Corea (sarebbe a dirsi la già citata Democratica e Popolare), dove, come fanno notare sia il compagno Alarico Della Scala che il compagno Marco Escarotico, giovane ragazzo autore di brevi e lunghi documentari su YouTube sul paese in questione, il divorzio, per quanto ammesso nel loro ordinamento giuridico, nella realtà è quasi inesistente, e si osserva un comportamento rigidamente “conservatore” nel rapporto tra i sessi prima e durante il matrimonio. Paragoniamo tutto ciò alla situazione in occidente, soprattutto nei nostri giorni. Il declino societario, e non solo da un punto di vista culturale inteso come strettamente “scolastico” e lessico-intellettuale, è evidente! A dispetto di chi si riempie la bocca di “parità” e “lotta al patriarcato” (che il capitalismo neanche prevede, avendo permesso alla donna la sua prima forma di “emancipazione”, ossia la possibilitànecessità di partecipare al lavoro salariato, dapprima appannaggio esclusivamente maschile), la società capitalista occidentale, al suo stato attuale, non è in grado e non ha affatto interesse a garantire lo “stato di diritto”. Vari militanti del SOCIT e lo stesso segretario lo hanno fatto notare in altri articoli e interviste sia sul loro sito che su altre piattaforme, denunciando formule di proposito lasciate vaghe come la retorica trita e ritrita del “diritto al lavoro” (Quale tipo di lavoro? La neoschiavitù per pochi spiccioli al giorno?), o ancora denunciando la falsa retorica bipartitica sull’immigrazione di massa e le sue implicazioni salariali, economiche, sociali, criminali et cetera res. Tutto ciò come si collega, quindi, ad una ipotetica “questione sessuale” di oggi? È semplice: anche il diritto alla famiglia (all’avere una nuova famiglia), al matrimonio, alla felicità relazionale, è stato eroso e di fatto è inesistente. Si pensi alla situazione del matrimonio e del divorzio nelle società socialiste, storiche e presenti, di cui ho già fatto esempio. Il divorzio, nel nostro paese, invece, come è legiferato? Come avviene? Favorisce davvero entrambe le parti? Assolutamente NO! Stando alle analisi, con tanto di fonti, dell’articolo di WordPress “L’interesse superiore del minore”, dell’autore, un ricercatore italiano nonché padre divorziato, l’istituto del divorzio nei paesi capitalisti occidentali, con particolare attenzione all’Italia, è tutt’altro che una legislatura atta a proteggere le donne da partner, effettivamente o presumibilmente, picchiatori e alcolizzati. Sulla base di un pregiudizio apertamente contro la parte paterna e maschile, si conclude che i tribunali occidentali, e nello specifico i tribunali italiani, hanno costituito un vero e proprio business basato su sentenze dichiaratamente ingiuste e sfavorevoli nei confronti dei padri separati, di modo da favorire continui ricorsi ed entrate economiche nelle tasche di magistrati, avvocati e ulteriori terzi coinvolti nei processi di iter giudiziari, e tutto ciò viene denunciato e condannato SOPRATTUTTO dalle istituzioni dell’Unione Europea sulla base dei tanto decantati quanto ipocriti “diritti umani”. Il divorzio, nel “migliore dei possibili mondi”, non è solo fattivamente incentivato, ma è diventato un business come un altro, una mafia criminale che si basa sullo sfruttamento di uomini poveri, lavoratori e colpevoli soltanto di aver scelto una compagna di vita sbagliata (e qui mi viene da pensare al film Un Giorno di Ordinaria Follia, del 1993, che in parte aveva anche trattato, seppur brevemente, questa tematica, col protagonista che è divorziato dalla moglie solo perché i giudici e avvocati avevano fatto pressioni su di lei affinché lo facesse, come si scopre in una scena).

Lo stesso discorso va fatto con l’aborto, che per quanto sia si un diritto, e sia si una necessità in una situazione di anarchia sessuale, e per quanto vi sia il problema degli obiettori di coscienza che impediscono la possibilità di usufruire di questo diritto, è diventato ormai una forma di contraccettivo. La crisi demografica, che da molti, anche socialisti o sedicenti tali, viene attribuita a motivi di tipo “economico” (ma curiosamente non vengo mai proposte soluzioni per questo “problema economico”, né dalle istituzioni né dagli analisti della domenica), è in realtà un’altra conseguenza di questa contraddizione intrinseca al moderno capitalismo occidentale. Il calo delle nascite e dei matrimoni, che viene da una parte consistente della politica e dell’opinione pubblica, sia da “sinistra” che ormai anche da destra nel nome dell’” indipendenza femminile”, celebrato come una manifestazione di “nuove libertà”, dovrebbe essere in realtà per noi (e lo è per il SOCIT, che si è già espresso più volte in merito) un campanello d’allarme a cui prestare molta attenzione, perché una società che decresce è una società che abdica alla sua esistenza e si appresta a scomparire. I cosiddetti “redpillati”, a torto e per troppo tempo ingiustamente definiti “incels” (celibi involontari, termine ormai privo di significato visto come viene usato come insulto da tutti, un po’ come “rossobruno”) o ancora come afferenti alla destra estrema e radicale, in realtà sono una massa e una realtà sociale perlopiù apolitica, astensionista e contraria alla politica mainstream (si ripensi all’esempio dei post sui social media da personalità di destra fatto in precedenza).

Sono una massa potenzialmente rivoluzionaria, perlopiù di giovani, disillusi, stanchi, e che tutt’altro che misogini o maschilisti, in realtà vorrebbero una realtà migliore, fatta di rapporti equilibrati e di una vera eguaglianza di possibilità, in base ai bisogni, per tutti, di modo che tutti possano riuscire ad esercitare il diritto a formare una famiglia, ad avere dei figli, a produrre un’eredità. E alle eventuali donne che leggono, sia compagne che non, voglio chiedere: credete davvero che i fondi ESG/DEI, ossia i fondi sulla base delle “quote rosa”, della “identity politics” angloamericana basata più sul colore della pelle e il genere sessuale che non piuttosto per attitudini, competenza e volontà, che vengono erogati dalle istituzioni ormai in qualsiasi realtà, siano un’istituzione che vi tutela e fa il vostro bene? Credete che la “libertà a tutti i costi” tipica del liberalismo individualista e atomizzante, che vi vuole libertine, che vuole che di fatto vi prostituiate e che abbiate pretese altissime, irrealistiche e inesistenti in qualsiasi universo attuale o parallelo, sia qualcosa che veramente vi renda “felici”, “libere” o “uguali”? Come vi spiegate, a dispetto di tutta questa “libertà” che vi danno col cucchiaino, le alte statistiche di donne occidentali, bianche, che una volta superati i 30 e i 40 anni fanno ampio uso di psicofarmaci, tisane e diventano delle precoci e premature gattare tipo la vecchia dei Simpson? Credete che questo sia il culmine massimo della “felicità” e della “realizzazione” nella vita? Lascio a voi decidere, e rispondere, e infine stabilire se questa situazione che in apparenza sembra “favorirvi” sia un bene o meno per voi nel lungo termine. Nel breve termine di certo non lo sarà per la stragrande maggioranza dei cittadini maschi, e qualsiasi socialista degno di questo nome, uomo o donna che sia, non può e non deve tollerare tutto ciò.

Fonti utili

Alarico Della Scala; La questione sessuale secondo Gramsci

Sesso e amore libero nell’URSS

Lenin contro il liberalismo sessuale

Socialismo e famiglia tradizionale

Blog Interesse Superiore Del Minore; Il business del separificio (disponibile anche in inglese)

Blog Il Redpillatore; I perché del crollo demografico in Italia e in occidente secondo la redpill