Su gentile invito delle Anteo Edizioni, nella giornata del 9 maggio successivamente all’incontro nella mattinata con l’ambasciata della RPD di Corea, il nostro segretario nazionale Giovanni Amicarella ed il presidente di KFA Italia Jean-Claude Martini, hanno partecipato all’incontro in memoria del settantesimo anniversario della vittoria vietnamita a Dien Bien Phu, che ha visto la partecipazione di alcune realtà politiche e culturali nell’area socialista, fra cui l’Associazione di Amicizia Italia-Vietnam.
L’intervento di Stefano Bonilauri direttore delle Anteo Edizioni, scritto in collaborazione con Giulio Chinappi Responsabile Asia per le Anteo Edizioni e che riportiamo integralmente, ha ben rappresentato il fulcro dell’incontro:
Siamo qui oggi per riflettere su un evento storico di grande significato: la vittoria dell’eroico popolo vietnamita sui colonizzatori francesi nella battaglia di Điện Biên Phủ, il 7 maggio 1954, di cui in questi giorni ricorre il settantesimo anniversario. Questa vittoria dell’esercito e del popolo vietnamiti sotto la saggia guida strategica del generale Võ Nguyên Giáp e la leadership del Presidente Hồ Chí Minh non è solo un capitolo nella storia nazionale del Vietnam, ma un momento che ha avuto un impatto duraturo sulla politica mondiale, dando una spinta decisiva al crollo dell’impero coloniale francese e al processo di decolonizzazione dei popoli oppressi, e sull’arte della guerra, dimostrando come l’organizzazione, la tattica e le solide basi ideologiche possano permettere la vittoria su un esercito tecnologicamente più avanzato e meglio equipaggiato. È un momento che continua ad insegnarci lezioni preziose anche oggi.
Settant’anni fa, nel 1954, il mondo assisteva a uno spettacolo epocale: le forze del Việt Minh, il movimento di resistenza al colonialismo francese, guidate dal carismatico leader militare Võ Nguyên Giáp, sconfiggevano l’esercito francese nella remota valle di Điện Biên Phủ, considerata come l’ultima roccaforte dei colonialisti. Questa vittoria segnò la fine del dominio coloniale francese in Indocina e fu l’inizio del crollo dell’impero francese del mondo, sebbene, come sappiamo, non pose fine alle tribolazioni del popolo vietnamita, che dovrà aspettare ancora più di vent’anni per raggiungere la pace definitiva e la riunificazione nazionale, dopo aver sconfitto anche gli imperialisti statunitensi ed i loro fantocci del governo di Sài Gòn.
Ma quali sono le lezioni che possiamo ancora imparare da questo evento storico dopo settant’anni?
Prima di tutto, la determinazione e la resistenza del popolo vietnamita. Nonostante partissero nettamente svantaggiati in termini di equipaggiamento e tecnologia, gli uomini del Việt Minh dimostrarono una determinazione incrollabile nel difendere la propria terra e la propria indipendenza nazionale. Questo ha dimostrato che la volontà di un popolo può superare anche le più grandi disparità di forza, infondendo grande fiducia negli altri popoli dell’Asia e dell’Africa impegnati nella lotta per la decolonizzazione e l’indipendenza nazionale.
In secondo luogo, la lezione dell’adattabilità e della flessibilità militare. Il generale Giáp, dall’alto del suo genio militare, condusse le sue truppe ad utilizzare tattiche innovative e ingegnose per fronteggiare e sconfiggere un esercito molto più grande e meglio equipaggiato. Utilizzando la guerriglia, la mobilità e la sorpresa, dimostrarono che non è necessario avere la superiorità tecnologica per vincere una guerra, ma piuttosto la capacità di adattarsi alle circostanze e sfruttare al meglio le proprie risorse, oltre alla perfetta conoscenza del territorio di cui disponevano i vietnamiti.
Terzo, la Vittoria di Điện Biên Phủ ci ricorda l’importanza della solidarietà internazionale. I Viet Minh ricevettero supporto non solo dalla popolazione locale, che sosteneva come un solo uomo la causa della decolonizzazione e dell’indipendenza nazionale, ma anche dai Paesi socialisti e da tutti i sostenitori dell’indipendenza e dell’anti-colonialismo in tutto il mondo. Questo ci insegna che, anche nelle situazioni più disperate, la solidarietà e la cooperazione internazionale possono fare la differenza tra la sconfitta e la vittoria.
Infine, la Vittoria di Điện Biên Phủ ci offre una lezione di umiltà. Ci ricorda che nessuna nazione o esercito è invincibile e che ogni potere, per quanto grande possa sembrare, può essere messo in difficoltà dalle forze della determinazione, dell’ingegno e della volontà di resistere. Questo dovrebbe servire da monito, nell’attuale situazione internazionale, per quei Paesi che pretendono di risolvere le dispute internazionali con la forza, facendo affidamento sulla propria superiorità tecnologica e militare, anziché ricorrere alla risoluzione diplomatica delle controversie, posizione che il Vietnam ha sempre coerentemente sostenuto presso le istituzioni multilaterali.
Oggi, mentre guardiamo indietro a quegli eventi che hanno segnato la storia del Vietnam e del mondo, dobbiamo anche guardare al futuro. Le lezioni apprese dalla Vittoria di Điện Biên Phủ non sono solo un ricordo del passato, ma una guida per affrontare le sfide del presente e del futuro. Sono lezioni di coraggio, determinazione, flessibilità e solidarietà che possiamo applicare nelle nostre vite personali, nelle nostre comunità e nelle relazioni internazionali.
Infine, vorremmo concludere con una citazione del generale Võ Nguyên Giáp, il genio militare che ha condotto il popolo vietnamita a sconfiggere tre degli eserciti più potenti del mondo nell’arco di trent’anni: i giapponesi nel 1945, i francesi nel 1954 e gli statunitensi nel 1975. Ebbene, il generale Giáp disse: “Nessuna forza al mondo può fermare un popolo che si batte per la propria libertà con tutte le sue forze unite”. Che queste parole ci ispirino a continuare a lottare per la giustizia, la libertà e la dignità umana, sempre e ovunque.
Ma cosa caratterizzò Dien Bien Phu sul piano strategico? Approfondimento storico a cura del nostro Leonardo Bellucci:
Quando si parla di incredibili imprese che molti popoli hanno compiuto per smarcarsi dal giogo coloniale straniero, la prima che dovrebbe saltare in mente è la battaglia di Dien Bien Phu. Si tratta di un evento che in estrema sintesi si può riassumere come l’impresa dei vietminh di espandere il loro controllo su aree sempre più vaste e logorare le truppe francesi scacciandole dal loro territorio e completare così l’unificazione della loro Patria, che però vene completata definitivamente nel 1976.
L’origine di questa battaglia, che si rivelerà un disastro per i francesi ed i loro alleati imperialisti, ha origine dall’idea del generale Giap di effettuare incursioni nel territorio del Laos non con lo scopo di occuparne i territori ma, con la consapevolezza le truppe là stanziate fossero meno equipaggiate, puntando al logoramento. Da qui nasce il tentativo dei colonizzatori di allestire una base militare in prossimità del fiume Nam Yum, vicino al confine tra Vietnam e Laos, al fine di scongiurare incursioni nordvietnamite nel quest’ultimo paese.
Parallelamente a questi eventi di natura bellica, nel periodo tra il 26 aprile ed il 21 luglio 1954, erano in corso a Ginevra una serie di negoziati per cercare soluzioni alle situazioni in atto in Indocina e Corea, ed era noto all’epoca che l’andamento di quei negoziati sarebbe stato importantissimo per il futuro dell’Indocina, con la possibilità che il rafforzamento sul terreno delle truppe francesi potesse mettere la Francia in posizione di forza durante i negoziati, come già successe durante la battaglia di Na San del 1952. Tuttavia, l’artefice di tale strategia, il generale Navarre, non aveva ancora fatto i conti fino in fondo con due fattori decisivi, il primo la geografia del luogo, il secondo la tenacia del popolo vietnamita. La valle di Dien Bien Phu è infatti un ovale lungo appena una ventina di kilometri e largo indicativamente sei, circondata da alture da qualche centinaia di metri.
I francesi erano infatti convinti che i vietnamiti, privi di aeronautica, non avrebbero potuto concentrare più di una o due divisioni nel luogo, ed ancora più difficile era ritenuto spostare l’artiglieria attraverso la giungla, ecco perchè i militari francesi scelsero di concentrare le loro forze su otto diverse colline chiamate rispettivamente: Isabelle (la più a sud e isolata di tutte), Eliane, Claudine, Dominique (situate un po’ più al centro), Situate più a nord vi erano: Françoise, Beatrice, Gabrielle, Anne-Marie. Nomi in codice scelti dall’egocentrico colonnello Christian Marie Ferdinand de la Croix de Castries, erano i nomi delle sue prostitute predilette. Tuttavia, questo schieramento delle truppe francesi fece capire subito al generale Giap che il nemico stava concedendo una enorme occasione, infatti concentrando le truppe su queste sei colline il generale Navarre regalò ai vietnamiti la possibilità di prendere il controllo delle alture circostanti, che erano anche più elevate di quelle in cui si erano insediati i francesi.
Ed è qui che i vietnamiti usarono il loro secondo asso nella manica: la tenacia,
le forze vietnamite infatti, si trovavano a più di 400 km dalle loro basi, quindi garantire la logistica per una simile offensiva sarebbe stata una vera sfida in più, non disponevano di forze aeree. Ecco che il Politburo dei vietminh, il 6 dicembre 1953 approvò la risoluzione “tutto per Dien Bien Phu”, che prevedeva una mobilitazione generale ed una mirabolante organizzazione logistica, in pochi mesi furono costruiti sentieri, ponti e strade e persino tunnel scavati nella montagna per far arrivare i rifornimenti alle forze vietnamite.
Ma la tenacia popolare vietnamita non si esaurì “solo” nel costruire in poco tempo infrastrutture così importanti, ma anche nel trasportare i rifornimenti alle forze vietnamite, infatti si stima che i trasportatori vietnamiti fossero riusciti a consegnare all’esercito nordvietnamita migliaia di tonnellate di cibo, munizioni, vettovaglie ed altri aiuti di ogni genere trasportandole per lo più a piedi o in sella a delle biciclette, (il trasporto tramite camion fu anche esso importante ma era molto più rischioso per diversi fattori). Così dopo le ore 17 del 13 marzo 1954, con gran sorpresa dei francesi, i vietminh iniziarono un massiccio sbarramento di artiglieria, che si rivelò fin da subito potente ed efficace, infliggendo infatti pesantissime perdite ai francesi. L’offensiva vietnamita fu così efficace che le colline situate a nord, Anne-Marie, Gabrielle e Beatrice capitolarono dopo soli quattro giorni.
Una volta che le prime colline capitolarono, la situazione si fece esasperata.
La battaglia si trasformò in un lungo e feroce assalto caratterizzato dai colpi di mortaio dei nordvietnamiti e dal blocco via terra di ogni rifornimento logistico ai francesi. In aprile, dopo mesi di accaniti combattimenti cadde anche la collina detta Eliane.
Successivamente, la notte tra l’1 e il 2 maggio, i nordvietnamiti cominciarono una offensiva che consiva principalmente in un accerchiamento delle restanti colline in mano francese, le cui truppe coloniali, ormai stanche e prive di rifornimenti, vennero sconfitte in battaglia fino a capitolare il 7 maggio 1954, giorno in cui sopra il quartier generale francese a Dien Bien Phu sventolò il vessillo rosso con al centro la stella dei Vietnamiti.
Solo la legione straniera francese, i cui mille uomini comandati dal colonello Leland erano ancora asserragliati nella collina Isabelle resistettero qualche giorno in più, rifiutando di accettare la sconfitta e finendo distrutta poco dopo in un tentativo di operazione notturna. L’esito di questo conflitto avrà ripercussioni anche sul piano dei negoziati, infatti durante la conferenza di Ginevra, venne stabilita una spartizione del Vietnam lungo il 17° parallelo, al cui nord vi sarebbe stato un governo a guida comunista, mentre a sud un governo vassallo del potere occidentale.
Questa battaglia, segnerà un evento molto importante per la storia del XX secolo, poiché per la Francia sarà la prima pedina di un domino che finirà con la perdita di gran parte dei territori colonizzati da Parigi, la vittoria vietnamita fu di esempio e speranza per molti popoli oppressi nel mondo. Gli Stati Uniti, inizialmente ostici all’entrata in guerra e poi convolti pesantemente, dovettero ingoiare la sconfitta, con un’opinione pubblica estremamente dilaniata dai costi umani e materiali del conflitto.