Di Leonardo Bellucci
Ieri, lunedì 18 marzo è stata condannata una soldatessa USA per aver investito e ucciso in data 21 agosto 2022 un quindicenne con la sua auto a Porcia (Pordenone), a due anni e sei mesi di reclusione con sospensione della pena. La ragazza era risultata positiva all’alcol test, con una positività nel sangue del 2,09 ovvero quattro volte il limite consentito, ma questa sua positività non è stata considerata come valida dal momento in cui il test le è stato effettuato due ore dopo il tragico evento.
La soldatessa ha provato a giustificarsi dicendo che l’assenza d’illuminazione le ha impedito di vedere il ragazzo che in quel momento stava tornando a casa.
Dalle perizie, risulta che Julia Bravo, non ha rispettato le norme previste dal codice della strada, prima viaggiando a 65 km/h in una strada dove il limite era di 50, ha poi perso il controllo del veicolo accelerando ed ha invaso la pista ciclabile dove, il nostro concittadino, Giovanni Zanier ha perso la vita.
Si tratta di una vicenda assai tragica, ma che apre lo sguardo ad un tema più ampio.
Infatti, dietro questo episodio di sinistro stradale, c’è la questione di come, essendo il nostro paese vassallo del potere americano, questo ha una sua conseguenza diretta anche sulle vite dei cittadini.
Già in passato, quando la strage di Ustica tornò in auge, scrivemmo un articolo in materia, in cui analizzammo come, i nostri “alleati” facessero in Italia letteralmente quello che volessero senza rendere conto a nessuno.
Questo episodio non ne è che l’ennesima conferma. Tuttavia, mentre in quel caso si tratta di una strage in cui i responsabili non sono mai stati ufficialmente scoperti. In questo caso, dove c’è una responsabile, la situazione si complica, poichè ci sono molte più sfumature giuridiche da affrontare, per esempio, è bene ricordare che la Convenzione di Londra del 1951, la quale afferma “Le autorità militari dello Stato d’origine dei militari Nato hanno il diritto di esercitare sul territorio dello Stato di soggiorno pieni poteri di giurisdizione penale”.
Si tratta di un evento, quello successo a Porcia, che seppur non abbia la stessa consistenza numerica, ricorda quanto successe negli anni novanta alla funivia del Cermis, in cui due aviatori statunitensi, volando a bassa quota, recidendone i cavi e provocando quindi una strage. Per la quale, dopo 14 giorni di processo la giuria si ritirò per deliberare, e in sette ore arriva il verdetto: “Si tratta di un incidente che era destinato ad avvenire, senza responsabilità alcuna dell’equipaggio”. I due imputati furono quindi assolti.
Tutti questi tragici eventi, fanno venire in mente, un tipo di rapporto che generalmente le nazioni extraeuropee avevano con gli Europei, detto “regime delle capitolazioni”, che prevedeva che i cittadini europei non potessero essere puniti dalle autorità giudiziarie dello Stato in cui risiedevano.
Questo fu il preludio, per diverse Nazioni, di un’epoca coloniale.
E come dimostra il caso di Porcia, e gli altri menzionati poc’anzi, è abbastanza palese che al giorno d’oggi, lo stesso sta succedendo nella nostra Patria.