Di Giovanni Amicarella
Il popolo ha riempito le piazze in favore della resistenza palestinese. Innegabile, migliaia di immagini, video, interviste e articoli. Una mobilitazione sanguigna, radicale, proletaria.
La risposta del governo “democraticamente eletto” è istituire un coordinamento poliziesco che dà per automatico accostare antisemitismo e antisionismo. Alla faccia del grande contatto col popolo che hanno millantato di avere fin dagli albori, la direzione è ben chiara: hanno fallito nel parificare le due cose a livello legale, grazie a chi si è opposto, trovano il modo di parificarle de facto.
D’altronde, se si trova il modo di fare passare tutti come rei d’opinione, si facilita enormemente il minuzioso lavoro di propaganda portata avanti, che per il momento si basa su cose raccontate da terzi, di cui le prove video-fotografiche sono in un ipotetico garage di un altrettanto ipotetico cugino di Netanyahu: “te lo giuro, ma non può fartele vedere perché sono brutte brutte” (non ironicamente quello che hanno detto, a grosse linee, a chi doveva investigare dell’ONU e alle centinaia di giornalisti insospettiti).
Quello che, di base, si cerca di fare è mettere un bavaglio a chi non vuol rendersi partecipe di un fenomeno storico-politico che apre ogni qualche anno un fronte di guerra nuovo, sulla base di assurde pretese fanta-storiche. Al momento si limitano, ammesso sia definibile “limitarsi”, a fermare e schedare chi si rende partecipe a manifestazioni giudicate non autorizzate.
Faranno delle leggi più specifiche? Chiederanno aiuto al Mossad? Renderanno illegale fare scavi archeologici nella Palestina occupata? Per il momento, preparatevi a favorire patente e prepuzio.
“Sei solo kosher e distintivo, kosher e distintivo!”, per citare un poliziesco.