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Di Jean Claude Martini

Maggio 2020 ha segnato il primo anniversario degno di nota della nascita della sezione italiana del movimento Fridays For Future (FFF), il quale dal suo inizio, nel marzo del 2019 ha portato milioni di persone e in particolar modo giovani nelle piazze di decine di paesi del mondo. Esso nasce ufficiosamente nell’estate del 2018 quando sale agli onori della cronaca l’iniziativa di Greta Thunberg, studentessa svedese allora diciassettenne che ogni venerdì si recava davanti alla sede del Parlamento del suo paese con un cartello recante la scritta “Sciopero scolastico per il clima”, in protesta individuale contro le politiche dannose per il clima perseguite dai potenti del mondo e dai politici svedesi in primo luogo.

Greta Thunberg (2003 – ) è una giovane rampolla della borghesia svedese, figlia della cantante Malena Engmar e dell’attore Svante Thunberg. Ciò che viene comunemente ascritto a suo “merito” (la presunta scoperta che un aumento del biossido di carbonio nell’atmosfera aumenterebbe la temperatura della superficie terrestre) fu in realtà opera di un suo antenato paterno, Svante Arrhenius, vincitore del Premio Nobel per la Chimica nel 1903.

Il 20 agosto 2018 Greta viene dunque incontrata, proprio di fronte al Parlamento svedese, dall’esperto di marketing Ingmar Rentzhog, creatore della startup1 We Don’t Have Time, fondatore di Laika2 membro della Climate Reality Organization Leaders di Al Gore (partner di We Don’t Have Time) in cui ricopre un ruolo nella European Climate Policy Task Force, e direttore del think tank Global Utmaning, che promuove i principi della crescita sostenibile ed è stato fondato dall’ex ministra socialdemocratica Kristina Persson; politicamente, quindi, il think tank si è schierato a favore delle Larghe Intese europee contro, ovviamente, i “nazionalismi” e i “populismi”. Greta Thunberg, nel frattempo, fu inserita, il 24 novembre 2018, nel consiglio direttivo di We Don’t Have Time dallo stesso Rentzhog e tre giorni dopo la startup lancia una campagna di finanziamento per l’equivalente di 2.800.000 €. Così l’immagine di Greta fu continuamente rilanciata divenendo popolare in tutto il mondo, grazie anche al libro dei suoi genitori intitolato Scene dal cuore, uscito quattro giorni dopo l’incontro tra Greta e Rentzhog e in cui si raccontano le vicende private della famiglia Thunberg e quindi anche della figlia. Grazie alla piattaforma virtuale FundedByMe3, We Don’t Have Time ha attratto 435 investitori, ovvero il 74,51% del totale delle azioni della società4. Essa è attiva principalmente in tre settori: social media, pubblicità digitale e compensazioni di carbonio, il cui mercato negli Stati Uniti ammonta alla cifra stimata di 82 miliardi di dollari che è destinata ad aumentare nei prossimi anni. Infatti, questa startup offre la possibilità di acquistare dette compensazioni attraverso una certificazione fornita dalla piattaforma stessa. Ampi e variegati sono anche i suoi legami con altre fondazioni, organizzazioni e progetti, come Our Revolution, This is Zero Hour, il Sunrise Movement, il Sanders Institute e il Green New Deal, piuttosto che il Climate Reality Project di Al Gore, Avaaz, 350.org, la Banca Mondiale e il World Economic Forum.

Un’altra promotrice e organizzatrice degli scioperi climatici, divenuti noti col nome inglese di “Fridays For Future”, è la One Campaign, organizzazione no profit con sede a Washington, tra i cui membri figurano esponenti di spicco della borghesia imperialista come Bono Vox e l’ex presidente conservatore inglese David Cameron, oltre all’attivista Luisa Neubauer, membro della Gioventù Verde, l’ala giovanile dei Verdi tedeschi. L’organizzazione, come da essa stessa esplicitamente dichiarato5, è finanziata da colossi multinazionali statunitensi come Coca-Cola, Bank of America, Open Society Foundation6, Kraft Heinz Company, Bloomberg, Ebay, Google, Apple e Microsoft (queste ultime tre tra le più inquinanti, peraltro, nel settore dell’industria ad alta tecnologia).

In Europa, del movimento FFF si “occupa” più da vicino la European Climate Foundation (ECF), emanazione della ClimateWorks americana, della cui rete globale regionale (che ha sede a San Francisco) è parte integrante. Nate nello stesso anno, il 2008, esse lavorano alla supervisione e al modellamento del lavoro politico climatico, che nel caso della ClimateWorks si estende su scala globale e dunque questa finanzia anche la ECF. Quest’ultima è stata fondata da George Polk, CEO e presidente del suo comitato esecutivo, in passato consigliere esperto e membro del consiglio di amministrazione di ClimateWorks, oltre ad aver lavorato come consulente per i cambiamenti climatici presso McKinsey & Company. Merita sottolineare inoltre che dal 2008 al 2012 ClimateWorks ha pagato a McKinsey & Company (una delle più grosse multinazionali di consulenza strategica al mondo) 42,4 milioni di dollari, la maggior parte dei quali destinata al “lavoro per sviluppare un’analisi approfondita delle opportunità di riduzione del carbonio delle maggiori economie del mondo”. ECF, poi, è finanziata da multinazionali imperialiste come Bloomberg, Fondazione Rockefeller e Ikea. Appare dunque chiaro come l’obiettivo di queste organizzazioni sia volto a creare le condizioni affinché la borghesia imperialista possa crearsi un nuovo ambito di valorizzazione del capitale (la cosiddetta “green economy”) come tentativo di rimedio agli effetti della crisi generale del suo sistema per sovrapproduzione assoluta di capitale, rifacendosi al contempo una verginità dinanzi all’opinione pubblica mondiale e alle masse popolari dei vari paesi. Ciò risalta ancor più allorquando si considera la moratoria sui combustibili fossili, prevista per il 2025, che di per sé costituirebbe un grosso ostacolo ai profitti della borghesia imperialista mondiale, la quale è infatti corsa ai ripari con un’operazione di cosiddetto green-washing (darsi una facciata ecologista ed ecocompatibile ma al solo scopo di continuare a far profitti seppure in modo diverso da com’è stato fatto sinora).

Gli epigoni e le diramazioni della ECF non sono da meno. Essa, assieme a Open Society, Tides Foundation e Greenpeace Furka Holdings AG, è tra i principali finanziatori del movimento Extinction Rebellion (XR), fondato nel Regno Unito nel maggio 2018 sull’onda dello “effetto Greta”. Esso è strettamente legato anche al Climate Emergency Fund (CEF), alla cui direzione si trovano influenti personaggi della borghesia imperialista americana come Rory Kennedy, figlia di Robert Kennedy; Aileen Getty, figlia di John Paul Getty; e il “filantropo” Trevor Neilson, la cui carriera ha incluso varie forme di collaborazione con miliardari del calibro di Bill Gates, Warren Buffett, George Soros e Ted Turner. Esso infatti avrebbe stanziato un finanziamento iniziale a XR equivalente a 500.000 euro, con l’intenzione di incrementarlo gradualmente nel tempo. Non dovrebbe quindi stupire che il secondo dei tre punti fondamentali del programma di XR sia, guarda caso, «Che si fermi la distruzione degli ecosistemi e della biodiversità e si portino allo zero netto le emissioni di gas serra entro il 2025»7, lo stesso dei loro omologhi italiani. [il corsivo è dell’autore]

In Italia, come detto, la branca nazionale del movimento FFF è nata il 13 aprile 2019 a Roma, dalla coordinazione di vari comitati ambientalisti e rappresentanti di 104 città italiane, col sostegno di alcuni “scienziati” di regime ed il supporto organizzativo dei sindacati studenteschi legati perlopiù a PD e CGIL, i quali sono stati infatti tra i primi e più entusiasti sostenitori di Greta Thunberg e degli scioperi del clima: l’allora Segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, ha infatti dedicato proprio a Greta la sua vittoria alle primarie, salvo poi recarsi il giorno dopo in Val Susa per dichiarare il suo pieno sostegno alla prosecuzione dei lavori per il TAV. Si sono finora svolti quattro scioperi climatici nazionali nel 2019: il primo il 15 marzo, il secondo il 24 maggio, il terzo il 27 settembre e il quarto il 29 novembre, i quali sono stati grossomodo dei flop più o meno lampanti, esordio a parte (solo nel terzo si è tornati, quanto alla partecipazione, più o meno ai livelli del primo). Senza precedenti, nel nostro paese, l’invito unanime da parte di tutto il circo mediatico e propagandistico, inclusi persino molti presidi nelle scuole superiori, a partecipare alle manifestazioni garantendo giustificazione automatica agli studenti minorenni.

Ben diversa, in conclusione, è la politica seguita dai paesi socialisti, sia verso questi movimenti che per quanto attiene, in generale, alla questione ambientale: la Repubblica di Cuba, nella cui Costituzione e nelle cui leggi sono inclusi a chiare lettere il rispetto e la tutela dell’ambiente, ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti internazionali sia da parte del WWF che da parte dell’ONU per i successi delle sue politiche ecologiche, le quali l’hanno portata a essere definita “unico paese al mondo con sviluppo sostenibile”. Si è registrato, nel mese di ottobre dello stesso anno, un tentativo di creazione di un “Fridays For Future – Cuba” intenzionato a «formare alleanze con ONG e altre istituzioni» e a rovesciare pacificamente il sistema socialista cubano, essendo a tal scopo dotato di ingenti mezzi economici nonostante l’esiguità dei suoi membri. Per questo motivo, le autorità hanno proibito lo svolgimento del loro sciopero climatico, in programma per il 20 settembre, e tutte le organizzazioni ambientaliste cubane (a cominciare dalla Critical Mass – Masa critica de La Habana) abbiano isolato i loro membri, considerandoli dei provocatori8.

In Cina, rileva uno studio guidato dalla NASA9, il governo ha adottato un programma di rinverdimento di boschi e foreste e di coltivazioni intensive ad uso alimentare che ha contribuito per il 74% alla tendenza generale al rinverdimento globale, mentre nella Corea socialista la questione ambientale è giunta a soluzione definitiva con l’approvazione, il 9 aprile 1986, della Legge della Repubblica Popolare Democratica di Corea sulla tutela dell’ambiente, adottata alla V sessione della VII Assemblea Popolare Suprema della RPDC.

1Una startup è un’impresa o una società di capitali temporanea che si basa su un modello di profitto che permetta una crescita graduale e su larga scala.

2Laika era una società di consulenza nel settore di comunicazioni che forniva servizi al settore finanziario. È stata acquisita quest’anno dalla piattaforma virtuale FundedByMe, creata dallo stesso Ingmar Rentzhog.

3Vedi nota 2.

4Dato verificabile sul sito stesso della startup: https://www.fundedbyme.com/sv/campaign/8227/we-dont-have-time/

5https://www.one.org/us/about/financials/

6La società “filantropica” fondata e presieduta da George Soros, responsabile della destabilizzazione di un gran numero di paesi antimperialisti, indipendenti e sovrani tramite propaganda “umanitaria” e istigazione di rivolte (“rivoluzioni colorate”) miranti a far cadere quei governi per sostituirli con poteri fantoccio asserviti alla Comunità internazionale dei gruppi americani, europei e sionisti.

7https://extinctionrebellion.it/

8https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-cuba_friday_for_future_e_il_greenwashing_come_cavallo_di_troia_dellimperialismo/5694_31302/

9http://www.greenreport.it/news/agricoltura/il-mondo-e-diventato-piu-verde-grazie-a-cina-e-india/