Sei stanco di sentirti dire che andare all’estero sia la tua unica speranza? Di doverti accontentare di una società basata più sul denaro che sul lavoro?
Unisciti al SocIt, organizzazione politico-culturale dal 2021 fondata da ventenni studenti e lavoratori, che guarda alla questione di classe senza lasciare da parte la questione nazionale, e viceversa. Dai presidii, dagli scioperi, dalle conferenze internazionali costruisce con militanti e sostenitori una nuova idea di Italia.
Un’Italia che abbia al primo posto il lavoratore, non più sottomessa agli interessi imperialistici stranieri.
Perché scegliere una realtà che esiste da così poco? Età media, concetto di militanza e patriottismo ci distinguono nettamente da buona parte del restante panorama socialista.
Età di una giovanile, struttura di un partito.
L’età media del SOCIT è al pari di quella di una giovanile di partito (dai sedici ai trenta), per quanto abbia al suo interno anche fasce d’età più grandi. Organizzazione politica autonoma, non derivata da scissioni. Ciò permette di occuparci di progetti che sarebbero invece preclusi ad una giovanile, quali il sindacato e la protezione civile, oltre le collaborazioni con altre realtà politiche, associative ed editoriali. Ovviamente non mancano intralci, ma che socialisti si è senza combattere? Adagiarsi sugli allori di dipendere da un altro partito, nazionale o estero, non fa proprio per noi.
Movimentismo? Militanza mirata.
La nostra idea di militanza non è la “ruota del pavone”. Non manchiamo davanti alle fabbriche, agli scioperi, agli atti più rischiosi in ambito di contrasto alla repressione, ma non siamo minimamente interessati al movimentismo fine a sé stesso. Quello che a situazione tranquilla è spacconeria con fumogeni e schiamazzi, per poi evaporare quando vi è effettiva necessità d’agire. Gli ultimi scioperi, con grandi assenti visto il rischio manganellate, lo hanno dimostrato pienamente. Lotta di classe, non sfilata.
Patriottismo socialista.
Al contrario di altre realtà che tendono a mettere in secondo piano la situazione nazionale rispetto a quella internazionale, la nostra non ha ambiguità: un internazionalismo che perde di vista le necessità dei lavoratori è un cosmopolitismo borghese. Le nostre ricche esperienze in ambito internazionale lo confermano. L’Italia ai lavoratori!
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