Screenshot_13-1-2025_183555_

Di Santiago

Anno 1969, università di Managua, capitale del Nicaragua, nasce il Frente Sandinista de Liberaciòn Nacional, FSLN, fondatori Jose Carlos Fonseca Amador, Silvio Mayorga e Tomas Borge Martinez, allora studenti, con l’obiettivo di opporsi alla feroce dittatura della famiglia Somoza. Il nome del gruppo si ispirava ad Augusto César Sandino, rivoluzionario nicaraguense che si oppose alla presenza USA nel paese fra il 1927 e il 1933. A partire dal 1974, da fondazione studentesca, il fronte si trasformò in partito politico di ispirazione marxista leninista rendendosi protagonista di azioni armate eclatanti come il rapimento di alcuni funzionari del governo. Naturalmente la dittatura rispose con repressioni selvagge, durante le quali fu ucciso anche uno dei fondatori del Fronte, Carlos Fonseca, oltre a omicidi mirati come l’uccisione nel 1978, del direttore dell’unico quotidiano di opposizione, La Prensa, il giornalista Pedro Joaquin Chamorro, eseguita su diretto mandato del dittatore Anastasio Somoza Debayle. La guerriglia, forte dell’appoggio popolare e della chiesa cattolica, proseguì finchè il 16 giugno 1979 fu formata una Giunta di Governo di Ricostruzione Nazionale composta da Violeta Chamorro, vedova del giornalista assassinato, Moises Hassan, Daniel Ortega, Sergio Ramirez e Alfonso Robelo. La giunta fu immediatamente riconosciuta anche da alcuni stati latinoamericani come Panama, Messico, Costa Rica e Venezuela. Il giorno seguente, 17 luglio 1979, il dittatore Anastasio Somoza fuggì e trovò rifugio prima a Miami e poi in Paraguay, dove fu ucciso in un’agguato del gruppo marxista paraguayano Ejercito Revolucionario del Pueblo che colpì con un razzo di produzione sovietica RPG 7 la mercedes sulla quale viaggiava. La nuova giunta si insediò a Managua il 20 luglio dello stesso anno, riconosciuta da tutte le componenti politiche del paese. La nuova giunta godeva dell’appoggio della chiesa, frazione cattolica chiamata Teologia della Liberazione, e alcuni sacerdoti entrarono a far parte del nuovo governo, Miguel D´Escoto, ministro degli Esteri, Ernesto Cardenal, ministro della Cultura, Fernando Cardenal, Ministro dell’Educazione e Edgar Parrales, ministro del Benessere Sociale. I primi provvedimenti furono l’esproprio dei terreni agricoli, la riforma agraria, studi gratuiti ecc.

Gli USA, preoccupati per il possibile insediamento di un nuovo regime comunista di matrice cubana/sovietica in America Latina, iniziarono le loro consuete azioni di disturbo e contrasto. Con l’elezione a presidente USA di Ronald Reagan, le azioni di contrasto al Nicaragua si intensificarono con l’addestramento da parte della CIA delle forze mercenarie antisandiniste, chiamate Contras, finanziate coi proventi del narcotraffico e coi profitti derivati dalla guerra Iran-Irak. Nell’ottobre 1983 bombardarono l’aeroporto civile di Managua, minarono i porti e perfino l’allora papa, il reazionario Voityla, durante una visita nel paese, chiese, anzi, ordinò a padre Ernesto Cardenal di dimettersi da ministro, pena la sospensione ad divinis. Gli antisandinisti, ben pagati col narcotraffico e ben armati, eseguivano pesanti operazioni di guerriglia sul territorio, attaccavano perfino i semplici contadini che lavoravano la terra cercando di seminare il terrore nella popolazione civile. I contras erano armati con gli Akas, come in Nicaragua chiamano il fucile d’assalto sovietico AK 47, per confondere la popolazione che vedeva in quell’arma una sorta di distintivo dei liberatori sandinisti.

La situazione avrebbe potuto svilupparsi in senso totalmente negativo per il Nicaragua, ma la Giunta, capeggiata dall’allora trentasettenne Daniel Ortega, elaborò una soluzione geniale: il fucile elevato ad arma strategica. Il fucile di suo è un’arma tattica, trasformarlo in arma strategica fu un’idea efficace e risolutiva, a Ortega bastò guardarsi attorno. Il governo sandinista distribuì fucili a tutta la popolazione rurale, non c’era un solo campesino al lavoro senza il fucile ad armacollo, pronto a impugnarlo e a sparare contro gli aggressori. I mercenari contras così si trovarono a fronteggiare la stessa situazione che incontrarono gli invasori anticastristi a Cuba dopo lo sbarco a Baia dei Porci nel 1961, perfino i gatti gli sparavano addosso e infatti in appena 72 ore, 1500 reazionari furono ricacciati in mare a fucilate, annegati nelle paludi, mangiati dai coccodrilli o fatti prigionieri. In Nicaragua in quegli anni chiunque aveva un fucile e lo sapeva usare con profitto. Perfino ai turisti politici dell’epoca, migliaia di compagni da tutto il mondo, se volevano andare in zone pericolose, dovevano prima firmare una liberatoria e poi, dopo breve addestramento all’uso, ricevevano un’arma per la difesa personale. Non c’era posto per gli obiettori di coscienza. Per i mercenari contras ci vollero mesi ma l’obiettivo fu raggiunto. Nel 1984 si tennero le prime elezioni libere e il FSLN trionfò.

Dunque non solo le armi nucleari sono armi strategiche, anche il fucile lo è se tutti ne hanno uno. Come la Corea del Nord possiede armi nucleari e ad esse deve la propria sopravvivenza come stato libero e indipendente, il Nicaragua ebbe i fucili, teorizzati come arma strategica dallo stesso presidente Daniel Ortega. Questa semplice idea dovrebbe essere applicata dovunque ci sia un popolo oppresso o a rischio di oppressione o un pericolo di aggressione imperialista, come a Cuba, dove esistono gli arsenali di quartiere e ogni cubano, maschio o femmina, giovane o vecchio, è anche un soldato ben addestrato, pronto a difendere la Patria da ogni possibile azione degli invasori imperialisti, sicuri che verranno presi a fucilate dovunque vadano.

El pueblo armado jamàs serà aplastado. Patria o muerte!