Patrizia Boi (Assadakah News) – «Questo libro non è solo un insieme di memorie, poiché ci dà profondi insegnamenti di fede, resistenza e lotta per alti ideali. Nell’attuale situazione mondiale, dove la società e diverse generazioni si confrontano con molteplici sfide e crisi, tale opera si rivela più preziosa e di ispirazione che mai», ha affermato S.E. Mohammad Reza Sabouri, Ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran a Roma durante l’incontro che si è svolto giovedì 14 novembre 2024 presso la Sala Piloty, Hotel Villa Maria Regina, via della Camilluccia, 687, Roma.
In occasione della Giornata Nazionale per la Promozione della lettura in Iran, infatti, è stato presentato il libro Cella n. 14 – I semi della Rivoluzione di Sayyed Alì Khamenei, edito dalla Casa Editrice La Vela, collana Controvento (29 ottobre 2024, Viareggio, Pagine, 276, Brossura, EAN: 9791280920508).
Dopo aver salutato il pubblico composto da giornalisti, scrittori e altre personalità dell’Ambasciata e del mondo istituzionale, S.E. Mohammad Reza Sabouri ha affermato di essere orgoglioso di presentare il libro dell’Ayatollah Khamenei scritto durante la dura reclusione presso le prigioni di Pahlavi.
Ricordiamo che le prigioni in Iran, dove sono stati detenuti e torturati molti dissidenti politici durante il periodo dello scià Mohammad Reza Pahlavi, sono ancora tristemente note. La più famosa è la prigione di Evin, situata a Teheran.
E in una di queste celle, limitato in una dimensione quadrata di un metro e mezzo, fu prigioniero Sayyed Alì Khamenei, la Guida Suprema dell’Iran dal 1989, succeduto a Ruhollah Khomeini, fondatore della Repubblica Islamica. Nato nel 1939, Khamenei è una delle figure religiose e politiche più influenti del paese con supervisione sulle forze armate, sul sistema giudiziario, sui media di Stato e sulle principali istituzioni economiche e sociali del paese.
Khamenei ha adottato una linea conservatrice e anti-occidentale, mantenendo una posizione ferma contro l’influenza degli Stati Uniti e di Israele nella regione, e sostenendo gruppi che l’Iran considera alleati ideologici, come Hezbollah in Libano e varie fazioni sciite in Iraq e in Siria.
Nonostante la prigionia e le torture subite, in quella cella «emblema di limitazione e impotenza», Sayyed Alì Khamenei, ha ampliato il suo disegno rivoluzionario in quanto, limitare il corpo, ha fatto fiorire nel suo cuore fede, volontà e spirito di lotta.
L’Ambasciatore ha suggerito quest’opera come guida di un periodo di «crisi di identità, sociali e politiche», in un mondo governato da «ingiustizia, violenza, crudeli sanzioni e varie forme di discriminazione», un libro che illumina le ombre «come esempio di resistenza all’oppressione» di ogni uomo libero.
Ha posto l’attenzione, quindi, sulla grave situazione di oppressione da parte del regime sionista di Israele, in particolare in Palestina e in Libano affermando:
«Oggi, in un mondo dove l’oppressione della violenza di potenze arroganti e del regime sionista vengono imposte a gente indifesa, un libro come “Cella n. 14” contiene un messaggio di dimensioni globali non solo per noi iraniani, ma per i popoli desiderosi di libertà e per i combattenti di tutto il mondo. Questo libro ci ricorda che finché la fede e la volontà di resistere restano vive nei cuori, nessuna crudeltà può mettere in ginocchio i popoli. Le lotte del popolo palestinese e di quello libanese, così come i duri giorni di tirannica prigionia dei combattenti della rivoluzione islamica iraniana, ci ricordano che resistere alla tirannia e all’aggressione non è solo un dovere ma un’onorevole scelta».
Il giornalista e scrittore Antonello Sacchetti – che ha moderato l’incontro – dopo aver affermato che il libro, pur essendo una autobiografia, presenta anche un valore letterario e aver posto l’attenzione sul capitolo terzo dell’opera dove l’autore dichiara il suo amore per la lingua araba, ha poi dato la parola a Fulvio Grimaldi, noto giornalista, scrittore e documentarista italiano, conosciuto soprattutto per il suo lavoro di reportage su temi politici e sociali. Inviato da RAI, BBC, e Paese Sera, coprendo conflitti e crisi internazionali in paesi come il Vietnam, il Libano e la Palestina, oggi quest’uomo lucidissimo e di grande energia ha ben 90 anni, 90 anni di esperienza viaggiando tra le culture del mondo, tra le quali quella iraniana.
Il suo intervento è stato grintoso, ha ringraziato l’Ambasciatore per le sue parole e ha affermato «Il nostro problema si chiama Occidente, ma abbiamo anche una luce, una speranza come mondo e quella fiducia e quella speranza si chiama Oriente. Prima Occidente politico e adesso Oriente politico e chi è protagonista di questo Oriente politico tra tanti altri se non l’Iran, al quale dobbiamo un grande ringraziamento».
Grimaldi ha posto l’attenzione sull’importanza di figure che come l’autore di questo libro, rappresentano le colonne di un tempio della bellezza, della forza e del coraggio. Si tratta, ha affermato, del «Pantheon di coloro che ci hanno sostenuto sulla via della libertà, della decolonizzazione, dell’autodeterminazione, dei diritti che ad ogni essere umano spettano». E poi ha fatto i nomi dei personaggi che popolano questo Pantheon come «Nelson Mandela, Patrice Lumumba, Ernesto Che Guevara, Hugo Chavez – che tra l’altro era amico di un presidente a cui ha voluto molto bene, Maḥmūd Aḥmadinežād, grande amico di Hugo Chavez».
Fulvio ha poi suggerito al lettore di leggere il passo del nono capitolo dell’opera intitolato “La mia sposa devota” in modo da far comprendere al mondo occidentale quale profondo rispetto e ammirazione un marito possa avere per sua moglie, per la sua forza interiore e per la sua immensa dignità, per la sua modestia, per la sua pazienza e il suo rigore morale, capace di vivere nelle ristrettezze senza un lamento o una richiesta di lusso, ma dedicandosi ai bambini personalmente e devolvendo in beneficenza i beni di famiglia ereditati.
Mansoureh Khojasteh Bagherzadeh, nata a Mashhad da un uomo ricco, sposò Ali Khamenei nel 1964. La coppia ha quattro figli e due figlie, Mojtaba, Moṣṭafā, Masʿūd, Maysam, Boshra, Hoda. Non ha avuto alcuna attività politica ufficiale, ma di solito visita le famiglie delle persone uccise e rese disabili nella guerra Iran-Iraq. Finora nessuna sua foto è stata pubblicata ufficialmente dai media.
Dopo l’appassionante intervento di Fulvio Grimaldi, Sacchetti ha spiegato quanto fosse importante capire come è nato il libro, materialmente, perché un libro è il prodotto di un autore, in questo caso una autobiografia, ma ogni edizione ovviamente ha anche un lavoro corale, di editing e di traduzione.
A rappresentare la Casa Editrice La Vela è intervenuto il traduttore, Mario Tilgher Junio, studioso di storia, storia delle religioni, filosofia, con particolari approfondimenti dell’Islam sciita iranico, che ha avuto un ruolo fondamentale nella pubblicazione dell’opera. Tilgher ha iniziato il suo intervento con queste parole: «Che il Signore ci dia pace e ci protegga dai dardi infuocati del maligno». Ha affermato di essere stato toccato nell’anima nel corso della traduzione dal «fiume carsico che attraversa queste meravigliose pagine».
Ha definito il genere letterario, certo biografia, ma ha ritenuto di poter accostare il testo all’agiografia di medievale memoria, come Le vite dei Santi di Jacopo da Varagine, in cui ogni frase aveva molteplici significati, o l’autobiografia di Sant’Ignazio di Loyola, la «spiritualità attraversa ogni singola parola» o ancora come «Le Confessioni di Sant’Agostino, un’anima che si mette a nudo, mostrandoci una profondità che va al di là della psiche ma passa anche attraverso essa».
Un altro elemento importante del libro è «la centralità della preghiera. Tutto quello che viene fatto, pensato, agito, sofferto, passa attraverso il filtro della preghiera. È chiarissimo, anche quando non viene nominata, ma spesso lo viene, la preghiera è l’elemento che vivifica ogni atto di quest’uomo. Oltre alla preghiera abbiamo, quindi, quella contemplazione che deriva dalla ruminazione della scrittura. Apparentemente Sayyid al-Kamenei nel libro potrebbe sembrare un uomo di azione, lo è, ma in realtà abbiamo a che fare con un mistico. Un uomo che nella cella, in casa, negli studi, ruminava – uso questo termine – il termine dei bovini, che veniva usato per esempio dai monaci del deserto, ruminava la scrittura, la assaporava».
Secondo il Tilgher la manifestazione storica della rivoluzione islamica ha in sé un elemento spirituale che attiene quindi all’escatologia, è come «un riflesso dell’Empirio, lì dove c’è il trono del Signore, attraverso la discesa per riflessioni angeliche, attraverso le gerarchie, giunge a fecondare la materia, la terra, il cuore dell’uomo che è pronto ad accoglierlo. In questo caso, di Khomeini e del suo figlio spirituale, Sayyed Khamenei».
L’intervento è andato avanti con accostamenti colti e raffinati affascinando l’uditorio non solo per le parole dette ma anche per la mimica e la capacità attoriale del relatore che, come sappiamo, è anche un esperto di Teatro e critica teatrale.
Prima di passare la parola all’ultimo intervento, il moderatore ha ribadito il concetto della centralità della preghiera e ha posto l’accento su un altro fattore inaspettato del libro, ossia la passione dell’Autore per la lettura di romanzi, per imparare a scrivere, anche di testi occidentali come I miserabili di Victor Hugo, ma in generale i francesi e i grandi russi.
È stata quindi la volta di Lorenzo Bruno, Giornalista, Direttore Editoriale di 2duerighe – una rivista sottosopra, che ha rivelato come il libro potrebbe essere perfetto per appassionati di intelligence, come capacità di analizzare ogni elemento.
Egli ha evidenziato degli elementi importanti, quali la pazienza nel rispondere all’oppressione, l’astuzia, l’arte della logistica, la solitudine «perché è toccante sapere che una persona può resistere in una cella di un metro e mezzo per un metro e mezzo. C’è tanto buio, però c’è anche la luce di Dio. Trova la luce da uno spiraglio».
Poi è passato a parlare della politica moderna, della percezione di una mancanza di guide e personaggi forti, del coraggio che è stato necessario per scrivere, pubblicare e parlare di questo libro, contro i preconcetti dell’Occidente. La conversazione con il moderatore è andata avanti a lungo proseguendo poi con le domande del pubblico e ulteriori interventi e riflessioni di altri giornalisti ed esperti. Un serata culturalmente molto interessante!
Il libro, in ultima analisi rappresenta una ‘novità editoriale’ pubblicata con la collaborazione dell’Istituto di Ricerca Culturale della Rivoluzione Islamica (Iran) – per il quale era presente il Dott. Seyyed Majid Emami, responsabile dell’Istituto Culturale dell’Iran con base a Roma – e dell’Associazione Islamica Imam Mahdi (Italia) per la quale era presente lo Shaykh Damiano Abbas Di Palma.
Erano inoltre presenti tra il pubblico, oltre all’Ambasciatore, alcuni membri dell’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran, tra i quali, il Responsabile dell’Ufficio Stampa Parvin Moazami Goudarzi.
All’evento ha partecipato, tra gli altri, il giovanissimo (19 anni) Massimiliano Danna di SOCIT (Socialismo Italico): “Ho trovato l’evento estremamente interessante, sia per i contenuti trattati che per il tono del discorso, ma soprattutto per la qualità e il calibro dei presenti. È stato sorprendentemente facile interloquire con personalità di tale rilievo, nonostante la chiara differenza di importanza.
L’evento ha offerto spunti di riflessione significativi, sia sulla natura della rivoluzione islamica che sulla volontà di potenza che un singolo uomo può manifestare nei momenti più bui della sua esistenza. Il socialismo italiano, in fondo, si nutre anche di esempi come questo: trarre ispirazione da chi ha dedicato se stesso alla patria, così come l’ayatollah ha fatto per la rivoluzione, e riconoscere che ideali diversi possono avere radici comuni. È proprio su queste radici condivise che si fondano il reciproco rispetto e l’unità nella lotta anti-imperialista.
Spero vivamente di partecipare a eventi simili in futuro, organizzati con lo stesso spirito. La riconquista di questo paese dal giogo del colonialismo americano deve partire prima di tutto da un rinnovamento dello spirito, per poi tradursi in azione. Incontri come questo rappresentano un importante passo verso la guarigione della nostra società dalla decadenza delle ultime decadi.”
È possibile ordinare il libro all’Associazione Islamica Imam Mahdi, scrivendo a imam_mahdi59@yahoo.it o contattando il +39 3394968095 (anche tramite Telegram e Whatsapp).
N.B. Le foto e le elaborazioni fotografiche sono opera di Veronica Paredes
Un libro che vi consigliamo in merito all’Iran per capire meglio certi temi è sicuramente il volume La dottrina Soleimani, edito dagli amici di Anteo Edizioni.
Fintanto che gli studi accademici sulle relazioni internazionali, il diritto internazionale, la storia e la geopolitica saranno inquinati nel loro percorso e nel loro esito finale dai modelli politico-culturali egemonici, da un’interpretazione propagandistica ed unilaterale degli eventi, della stessa storia e dal latente pregiudizio di superiorità occidentale (che pretende di civilizzare quando invece semplicemente distrugge), rimarrà estremamente complesso (se non impossibile) comprendere una realtà ricca di sfaccettature come quella del Vicino Oriente (o Asia occidentale). Parafrasando il geografo e politico italiano Ernesto Massi, per lungo tempo i popoli che hanno praticato la geopolitica hanno cercato di impedire ai popoli di questa regione di studiarla e trasformarla in prassi. Quella che in questo lavoro viene definita come “dottrina Soleimani”, di fatto, si presenta come il più concreto tentativo di un popolo della regione di opporsi a siffatta realtà. Essa, anche alla luce dei tragici eventi in Palestina, viene analizzata nelle sue diverse ramificazioni e nel suo obiettivo di fondo: la costruzione di una rete di alleanze informale che superi le fisime geopolitiche dello “scontro tra civiltà” e ponga fine all’egemonia nordamericana nell’area.