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Un primo resoconto, a margine della presentazione del Manifesto per l’Italia socialista e grande, da parte di uno dei relatori

Il Tazebao – A fronte dei risultati elettorali delle regionali in Umbria ed Emilia-Romagna, dove il “dissenso” è stato numericamente battuto anche da schede nulle e schede bianche, le riflessioni assieme a Lorenzo Somigli e Jean-Claude Martini emerse ed esposte venerdì a quelle Termopili culturali che rappresenta L’Ora Blu a Firenze sono più attuali e concrete che mai. Come Martini ha fatto notare nell’introduzione, il Manifesto lanciato per i quattro anni de Il Tazebao ha fatto breccia, raccogliendo simpatie ed osservazioni aggiuntive (e ben una critica), su ambienti politici ulteriori rispetto alla galassia “rossobruna” su cui già il Socialismo Italico trovava substrato. Il far ripartire una proposta politica seria senza piagnistei elettoralisti è sicuramente l’essenziale per avere qualcosa in più rispetto a quello che c’è già, che si dimostra inadeguato a rappresentare il popolo italiano e la sua più alta espressione: la classe lavoratrice. Somigli ha proseguito estendendo l’argomento sottolineando la ricchezza e vivacità del progetto, che conta di case editrici, canali di informazione, militanti e associazioni di vario genere, creando dal confronto e dall’azione comune una sintesi efficace agli attuali problemi. Dopo una mia breve esposizione sugli scopi dell’Artverkaro Edizioni che, come ho avuto modo di sottolineare, al contrario delle case editrici legate ad organizzazioni politiche, non vuole scadere nella mera riproposizione del classico ideologico, ma aggiungere nuovi spunti e nuovi autori al panorama editoriale socialista, aiutando anche l’aggiornamento delle nozioni ad oggi sempre più essenziali. La necessità di ripartire, come indicato nel manifesto, da un movimento di massa (da costruire, o meglio dire in costruzione), legato alla struttura e alla sovrastruttura del popolo italiano. […]

La crescita collettiva che stiamo avendo, come progetto, è il segnale che una strada è sicuramente possibile. Nulla di ciò che si trova nel programma del SOCIT o nel Manifesto, come ho ribadito, è irrealizzabile: deriva da un’attenta lettura della realtà, non promette nulla se non la responsabilità politica di fare proprie quelle idee.

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