Di Fabian
Ieri l’altro, al Teatro Duse di Bologna, due candidati si sono contesi la Presidenza della Regione Emilia-Romagna. Da una parte il “compagno” De Pascale: figlio di un percorso coerente nella sinistra militante, dalla lista Izquierda del suo Liceo fino ai Democratici di Sinistra e poi al Partito Democratico; si racconta nel frattempo sia riuscito anche a fare un piccolo salto formativo all’interno della massoneria ravennate, ma ohibò non vogliamo essere complottisti, d’altronde anche la massoneria è un pilastro della nostra democrazia!
Dall’altra Elena Ugolini, dirigente del liceo (privato et cattolico) Malpighi di Bologna: anche lei figlia di scelte coerenti, simpatizzante (ma qualcuno la definì anche leader bolognese del movimento) di Comunione e Liberazione e da sempre a fianco degli umili, dei preti, del Vaticano e delle scuole private. Già sottosegretaria all’Istruzione per il popolare governo Monti, riconosciuto dai più come un governo del popolo per il popolo.
Due visioni del mondo agli antipodi si sono dunque scontrate in un dibattito senza esclusione di colpi, tra applausi scrocianti e tifi da stadio del pubblico estasiato.
Da una parte, dunque, il “fratello” De Pascale: un oratore da manuale, capace senza batter ciglio di occupare tutti i minuti concessi dagli intervistatori con un numero formidabile di chiacchiere. Poco importa, forse, che il tutto si potesse riassumere in un paio di frasi. E d’altronde chi mai potrebbe mettere in discussione la buona fede del compagno De Pascale? Egli ha difatti dato sfoggio di tutta la propria modestia e virtù bolscevica, dichiarando uno stipendio di quasi 12.000 euro mensili, ma aggiungendo, per lanciare un chiaro messaggio ai potenti, di considerare fin troppo basse le tasse da lui pagate: fulgido esempio di abnegazione!
Dall’altra, la dirigente scolastica Ugolini, la quale ha dichiarato a più riprese di voler mettere “le persone al centro”. Uno slogan sintetico quanto potente, capace di galvanizzare anche i proletari più diffidenti. Rivoluzionarie anche le proposte per l’istruzione: più soldi agli insegnanti di sostegno nelle scuole private! Noi sinceramente ci saremmo spinti anche un po’ più in là, ma d’altronde non fu lo stesso Lenin ad affermare che i rivoluzionari periranno a causa del proprio massimalismo? Ben vengano dunque le riforme graduali, ben vengano i soldi alle scuole private.
Nel complesso nessun candidato si è sbilanciato, tanto che un esterno avrebbe fatto assai fatica a comprendere quale dei due rappresentasse la destra e quale la sinistra. Ma signori miei, cosa sono queste dicotomie anacronistiche? Noi, gentili signori della sinistra, e voi onesti uomini della destra, rappresentiamo la cittadinanza nel suo insieme, senza colore politico. Magari, alle prossime elezioni, ci si potrebbe anche mettere d’accordo, appianare le divergenze (se mai ce ne fossero), e realizzare una democratica e civile lista unica di destra-centro-sinistra.
Ma che ne sarebbero poi dei tifi da stadio e dei fischi? Beh, effettivamente sarebbe una gran perdita. Dobbiamo pensare anche agli appassionati, a coloro che leggono i risultati delle elezioni come se fossero i risultati di una partita di calcio o la classifica della Formula 1, ed esultano per la vittoria della democrazia, ed imprecano per la vittoria dei fascisti, ed invitano il proprio riottoso collega di lavoro a votare per compiere il proprio dovere civico.
E poi i cittadini avranno pure il diritto di scegliere il colore e il nome del Partito al potere! Vogliamo forse comportarci da incivili dittatori baffuti? I nostri partigiani sono morti affinché potessimo scegliere liberamente, a cadenza quinquennale, i rappresentanti della borghesia a cui offrire un buono stipendio, un buon avanzo di carriera e qualche altro benefit. Poi, tra qualche anno, potremmo anche trovarceli a Bruxelles, a tutelare i nostri interessi dal Parlamento Europeo. Che anime pie!
Un giorno potrò serenamente raccontare che “io c’ero”, ho assistito dal vivo a quel grande dibattito da cui sono dipese le sorti dell’Emilia-Romagna. E Domenica sarò ben lieto di difendere i valori della nostra Repubblica recandomi a votare, poiché oltre che coscienzioso uomo della “sinistra”, sono prima di tutto un civile e democratico cittadino della Repubblica. Libertà è partecipazione, diceva qualcuno, forse Gaber, forse Mattarella, poco importa, sicuramente era qualcuno di saggio. Qualcun altro, un po’ meno saggio, amava raccontare che il “potere politico nasce dalla canna del fucile”. Non lo discuto, d’altronde siamo in democrazia e dobbiamo avere rispetto di tutte le opinioni: eppure questo consiglio mi pare adatto giusto per quegli inguaribili utopisti che vogliono cambiare il mondo, e a me sinceramente non me ne frega un cazzo. L’importante è che nessuno mi
tolga le mie patatine, il mio divano, la mia Juventus e la mia Formula 1. Nel frattempo mi conviene prendere lezioni di dizione, magari un giorno sarò io a dover raccontare una marea di stronzate ad un pubblico di allocchi coglioni pronti a pendere dalle mie labbra. È meglio avere sempre in saccoccia un bel piano B, viviamo in periodo di crisi dopotutto.