Di Jean-Claude Martini
Potere ereditario
Un giorno all’inizio del 1974, allorché ebbe modo di incontrare Kim Il Sung, Kim Il gli propose di eleggere Kim Jong Il alla direzione del Partito, dicendo: “Tu hai iniziato la rivoluzione da giovanissimo, hai formato l’esercito partigiano antigiapponese a vent’anni, liberato il Paese a trenta e da allora conduci il Partito e il popolo. Kim Jong Il ha trent’anni ora come tu li avevi a quel tempo. Anche se sono io a fare questa proposta, tale è il desiderio unanime di tutto il popolo, come di tutti i veterani rivoluzionari antigiapponesi”.
I membri dell’Ufficio Politico e i segretari del Comitato Centrale del Partito dissero che avrebbero lavorato bene a sostegno del Segretario Generale Kim Il Sung ma che avrebbe dovuto esserci qualcuno a presiedere le riunioni, chiedendo a quest’ultimo di fare in modo che Kim Jong Il sovrintendesse al lavoro generale del Partito, presiedendone le consultazioni. Nel febbraio del 1974, anno decisivo in cui la successione della causa rivoluzionaria assurse all’ordine del giorno e l’intero Partito e tutto il popolo fremevano d’entusiasmo all’acclamare Kim Jong Il quale successore della causa rivoluzionaria del Juche, si svolse l’VIII sessione plenaria del V Comitato Centrale. La riunione discusse e deliberò relativamente ai problemi del raggiungimento dei dieci obiettivi a lungo termine dell’edificazione economica socialista e, il 13 febbraio, ultimo giorno della sessione, dibatté la questione del rafforzamento della direzione del Partito del Lavoro di Corea. O Jin U, un veterano della rivoluzione antigiapponese e membro dell’Ufficio Politico del Comitato Centrale, prese la parola e formulò la sua proposta di eleggere Kim Jong Il, il quale applicava alla pratica la causa del Presidente Kim Il Sung, nell’Ufficio Politico.
La sua proposta ricevette un’ovazione generale.
La sessione plenaria elesse all’unanimità Kim Jong Il alla direzione del Partito, come membro dell’Ufficio Politico del suo Comitato Centrale. Kim Il Sung affidò a Kim Jong Il il lavoro organizzativo e informativo del Partito e sottolineò che tutti i problemi del lavoro di partito dovessero essere riportati a Kim Jong Il per la loro soluzione. In seguito al plenum, Kim Jong Il iniziò a dirigere il Partito del Lavoro di Corea e la rivoluzione coreana quale dirigente e rappresentante del Partito. In questo senso, l’VIII sessione plenaria del V Comitato Centrale è stata una riunione storica che ha risolto la questione della successione della causa rivoluzionaria. Biografia di Kim Jong Il, vol. 2, Edizioni in Lingue Estere, Pyongyang 2006, pp. 8-9 ed. ing.
La mattina del 14 ottobre vi fu un’elezione nel corpo dirigente del Comitato Centrale del Partito, ultimo punto all’ordine del giorno. La cosa riguardò i membri titolari e supplenti del Comitato Centrale e quelli della Commissione di Controllo del CC. Ebbe luogo, a tal fine, la I sessione plenaria del VI Comitato Centrale, i cui risultati furono resi pubblici nella fase finale del Congresso. Fu davvero un momento storico. Tra acclamazioni tempestose, fu annunciata la rielezione di Kim Il Sung a Segretario Generale del Comitato Centrale del Partito per volontà dell’intero Partito e di tutto il popolo. Seguì la comunicazione che Kim Jong Il era stato eletto membro del Presidium dell’Ufficio Politico, segretario del Comitato Centrale e membro della Commissione Militare Centrale del Partito. Risuonarono nuovamente grida di giubilo e i capi delle delegazioni straniere sul palco gli si avvicinarono per congratularsi di cuore con lui. Fu senz’altro una bella scena. Ibidem, pp. 153-55
Kim Jong Il fu eletto membro della Commissione Militare Centrale del PLC al VI Congresso del Partito nell’ottobre 1980 e Primo vicepresidente della Commissione per la Difesa Nazionale della RPDC alla I sessione della IX Assemblea Popolare Suprema nel maggio 1990. Fu, questa, una dimostrazione del rispetto e della fiducia di cui godeva presso i soldati dell’EPC e il popolo. […] Su proposta di Kim Il Sung, fu convocata la XIX sessione plenaria del VI Comitato Centrale del Partito per il 24 dicembre 1991. Quel giorno ricorreva l’anniversario della nascita dell’eroina antigiapponese Kim Jong Suk. Alla riunione, Kim Il Sung propose la nomina di Kim Jong Il a Comandante supremo dell’EPC. La sua proposta ricevette un’ovazione generale. Biografia di Kim Jong Il, vol. 3, Edizioni in Lingue Estere, Pyongyang 2008, p. 24 ed. ing.
Il 7 aprile 1993 si aprì al Palacongressi di Mansudae la V sessione della IX Assemblea Popolare Suprema della RPDC. La riunione discusse i punti all’ordine del giorno e, il 9 aprile, dibatté le questioni organizzative. Il portavoce dell’Assemblea Popolare Suprema propose l’elezione alla presidenza della Commissione della Difesa Nazionale come prima tematica per il dibattito. Approfittando dell’attenzione di tutti i deputati, Kim Il Sung prese la parola e propose Kim Jong Il. Essi vi risposero con tempestose acclamazioni. Ibidem, p. 26
Il 16 ottobre 1994, Kim Jong Il disse ai quadri dirigenti del Comitato Centrale del Partito: “Dobbiamo concentrarci maggiormente su come salvaguardare fermamente e succedere brillantemente alla causa rivoluzionaria jucheana inaugurata dal Presidente, piuttosto che all’elezione della nuova dirigenza. Dobbiamo invariabilmente proseguire lungo il cammino della rivoluzione da egli indicato e incanalare tutti i nostri sforzi alla prosecuzione della sua causa”. Aggiunse di essersi sempre considerato un uomo del Presidente e, in quella veste, si risolse a portare a compimento la sua causa rivoluzionaria non solo quando quest’ultimo era in vita ma anche dopo la sua morte. Il desiderio del popolo per quell’elezione, tuttavia, si intensificò, soprattutto dopo il terzo anniversario della morte di Kim Il Sung. In quel periodo, allorché si stava compiendo una nuova svolta per il compimento della causa rivoluzionaria del Juche e l’elezione in questione non poteva più essere rimandata per la pressione derivante dai desideri del Partito e del popolo, l’acclamazione di Kim Jong Il a Segretario Generale del Partito del Lavoro di Corea fu intrapresa in conformità all’unanime volere del Partito, dell’Esercito e del popolo.
Il 21 settembre 1997 si svolse una conferenza del comitato di Partito della provincia del Phyongan Meridionale, seguita da quella dell’Esercito Popolare di Corea il giorno dopo. Riunioni dello stesso tipo si ebbero dal 23 settembre al 3 ottobre a Pyongyang e nelle province dell’Hamgyong Meridionale, del Phyongan Settentrionale, dell’Hamgyong Settentrionale, dell’Hwanghae Settentrionale e Meridionale, del Jagang, del Kangwon e del Ryanggang e nelle città di Nampo e Kaesong. I comitati di Partito dei ministeri e degli organi centrali e i comitati provinciali si riunirono anch’essi a tal fine. Il tema delle conferenze riguardava l’acclamazione di Kim Jong Il a Segretario Generale del Partito del Lavoro di Corea. Le relative decisioni furono adottate con l’approvazione unanime dei partecipanti. L’8 ottobre 1997, il Comitato Centrale e la Commissione Militare Centrale del PLC pubblicarono un rapporto speciale, proclamando che Kim Jong Il era stato eletto Segretario Generale del Partito. In esso si rimarcava che Kim Jong Il aveva oltre 30 anni d’esperienza nella direzione della trasformazione del Partito in un’organizzazione che gode del pieno sostegno e della fiducia del popolo. Egli ha fatto maturare in quest’ultimo un forte senso d’indipendenza e ha inaugurato una nuova era di prosperità per il Paese, pertanto meritava l’elezione al timone del Partito. Ibidem, pp. 183-84
Il 23 giugno 2010 fu adottata una risoluzione dell’Ufficio Politico del Comitato Centrale del Partito sull’organizzazione della III Conferenza del PLC per il settembre di quello stesso anno. Nel periodo immediatamente precedente a essa e al 65° anniversario della fondazione del PLC, si svolsero le conferenze del comitato di Partito dell’EPC, dei comitati provinciali (a livello dell’ufficio politico), cittadini (distrettuali) e prefetturali del PLC. Le conferenze del comitato di Partito dell’EPC e di quelli provinciali (a livello di ufficio politico) elessero Kim Jong Il e Kim Jong Un come delegati alla Conferenza, assieme ai funzionari e ai lavoratori dimostratisi infallibilmente fedeli al Partito e alla rivoluzione e aventi dimostrato devozione patriottica nei centri ove si effettuava un nuovo slancio rivoluzionario. Il 27 settembre 2010, alla vigilia della Conferenza, Kim Jong Il emanò l’Ordine n° 0051 del Comandante supremo dell’EPC con cui si conferiva il titolo di Generale a Kim Jong Un, il quale già dirigeva il lavoro complessivo dell’Esercito e dello Stato apportando in tal modo un contributo immortale al trionfo della causa rivoluzionaria jucheana del Songun. Il giorno seguente, tra il grande interesse e le aspettative di tutto il popolo coreano, ebbe luogo a Pyongyang la III Conferenza del PLC.
[…] La Conferenza elesse Kim Jong Un membro dell’organismo dirigente centrale e vicepresidente della Commissione Militare Centrale del PLC. L’aspirazione e la volontà del popolo, che da tempo auspicava l’acclamazione di Kim Jong Un quale erede di Kim Jong Il e la sua elezione alla direzione del Partito e dell’Esercito, si realizzarono così attraverso la volontà dell’organizzazione. Conformemente al volere di Kim Jong Il, Kim Jong Un fu nominato Comandante supremo dell’EPC a una riunione dell’Ufficio Politico del Comitato Centrale del PLC il 30 dicembre 2011. Fu inoltre eletto Primo Segretario del PLC alla IV Conferenza del PLC l’11 aprile 2012 e Primo Presidente della Commissione per la Difesa Nazionale alla V sessione della XII Assemblea Popolare Suprema della RPDC il 13 aprile. Biografia di Kim Jong Il, vol. 4, Edizioni in Lingue Estere, Pyongyang 2017, pp. 233, 234 ed. ing.
Mancanza di elezioni nella RPDC
Il sistema elettorale nella Repubblica Popolare Democratica di Corea è il più democratico e popolare e consente alle masse popolari di esercitare pienamente i propri diritti di autentiche padrone del potere statale. Gli organi di potere a tutti i livelli nel paese sono costituiti da deputati eletti direttamente dal popolo e le masse partecipano agli affari politici dello Stato ed esercitano i loro diritti indipendenti attraverso questi deputati. Mediante le elezioni, il popolo coreano sceglie i suoi veri rappresentanti, che possono farsi pienamente portavoce delle sue richieste e dei suoi interessi indipendenti in qualità di deputati agli organi di potere a tutti i livelli, consolidando così costantemente la sua posizione e accelerando con successo l’edificazione socialista dietro garanzie istituzionali e legali. Tutti i cittadini hanno il diritto di eleggere e di essere eletti e possono partecipare all’esercizio del potere statale su un piano di uguaglianza. Tale diritto prescinde dal sesso, dalla nazionalità, dall’occupazione, dalla durata della residenza, dallo status patrimoniale, dall’istruzione, dall’appartenenza partitica, dalle opinioni politiche e dalle convinzioni religiose. Tutti coloro che sono capaci e fedeli al Partito, al Leader, al Paese e al popolo possono essere eletti come rappresentanti del popolo negli organi di potere a tutti i livelli. Gli organi del potere statale a tutti i livelli, dall’Assemblea Popolare Provinciale all’Assemblea Popolare Suprema, sono eletti in base al principio del suffragio universale, uguale e diretto a scrutinio segreto. Alle masse popolari è pienamente garantita la possibilità di esprimere la propria libera volontà nelle elezioni e di esercitare il proprio potere come padrone dello Stato e della società. Poiché il loro volere si manifesta appieno nelle elezioni, esse salutano il giorno delle elezioni come un giorno significativo, una festa di buon auspicio. È una tradizione del popolo coreano quella di consolidare con fermezza il potere popolare, partecipando alle elezioni con grande entusiasmo politico e successi nel lavoro. Yang Ryon Hui, Il sistema elettorale della RPDC, 21 novembre 2023
Gli elementi essenziali della democrazia socialista consistono nell’adozione di politiche coerenti con le aspirazioni degli ampi strati dei lavoratori e nella loro attuazione conforme agli interessi delle masse e attraverso la loro opera, nonché nel dar loro concretamente una libertà, dei diritti e un benessere autentici in ogni ambito della vita sociale. I problemi fondamentali nella realizzazione della democrazia socialista sono: il coinvolgimento dei lavoratori nel governo e l’elevazione del loro ruolo nella vita politica statale; il rafforzamento della direzione del Partito e della direzione unificata dello Stato in ogni modo possibile; la conduzione di una lotta vigorosa contro tutte le manovre ostili che danneggiano l’indipendenza dei lavoratori; la promozione dell’edificazione economica e culturale socialista; l’eliminazione delle pratiche di burocratismo, rimasuglio della vecchia società. Nella RPDC, tutte le linee e le politiche del PLC e dello Stato riflettono la volontà e le richieste del popolo e vengono attuate per mezzo del loro entusiasmo e della loro lotta volontari. Han Su Yong, Comprendere la Corea, vol. 3, Edizioni in Lingue Estere, Pyongyang 2016, pp. 21-22 ed. ing.
Culto della personalità
[Il poeta rivoluzionario Kim Hyok] ripeteva spesso: la più grande gioia della mia vita è l’aver trovato dei buoni compagni. Questa esperienza lo ha spinto a comporre La stella della Corea, che diffuse tra le organizzazioni rivoluzionarie. All’inizio io non sapevo nulla di tutto questo. A Xinantun ascoltai dei giovani canticchiare quel canto. A mia insaputa, avendone discusso con Cha Kwang Su, Choe Chang Gol, Kim Hyok l’aveva composta e diffusa a Jilin e nei sobborghi della città. Lo rimproverai aspramente di essersi permesso di paragonarmi ad una stella e di onorarmi con un canto. In quello stesso periodo, a causa del canto La stella della Corea, i miei compagni cominciarono a chiamarmi “Han Byol”. Mi avevano dato questo nome, non tenendo conto della mia volontà e mi chiamavano “Han Byol”! In cinese significa “Il Sung”, che vuol dire “una stella”. Pyon Tae U e altri anziani di Wujiazi, Choe Il Chon e altri giovani comunisti avevano preso l’iniziativa di cambiare questo nome con un omonimo che significava “il sole”. Con i miei compagni avevano deciso di chiamarmi Kim Il Sung. È per questo che portavo tre nomi: “Song Ju”, “Han Byol” e “Il Sung”. Kim Song Ju è il nome che mi ha dato mio padre. Nella mia infanzia venivo chiamato Jung Son. La mia bisnonna mi aveva chiamato così quando era ancora viva, e quel nome mi restò. Tenevo molto al nome che mi aveva dato mio padre, e non amavo questo altro nome, tanto più che mi si voleva innalzare, io che ero ancora giovane, paragonandomi ad una stella o al sole. Tutti i miei rimproveri, tutti i miei sforzi di persuasione furono vani. I miei compagni conoscevano la mia opinione, ma avevano piacere di usare l’altro nome: Kim Il Sung. Kim Il Sung, Opere, vol. 46, Edizioni in Lingue Estere, Pyongyang 2007, p. 94 ed. ing.
Kim Jong Il fece del suo meglio per far smettere alla gente di chiamarlo “caro dirigente”, affermando di ritenersi soddisfatto di restar fedele al Paese e al popolo, ma questi continuò a chiamarlo così di propria spontanea volontà. Furono gli artisti e i letterati che iniziarono a chiamarlo “caro dirigente”. Beneficiando prima di chiunque altro della sua direzione ai tempi della rivoluzione nella cinematografia, essi lo rispettavano come loro maestro e usarono dapprima un titolo onorifico che faceva riferimento alla sua posizione elevata. Ogniqualvolta lo impiegavano, Kim Jong Il tentava di dissuaderli, dicendo che l’appellativo di “compagno” era più intimo e affidabile, e che egli era solo un semplice militante del Partito che portava a compimento la causa rivoluzionaria di Kim Il Sung assieme a loro. Biografia di Kim Jong Il, vol. 2, Edizioni in Lingue Estere, Pyongyang 2006, pp. 3-4 ed. ing.
I revisionisti moderni descrivono il leader come un semplice individuo ed etichettano la fedeltà e la fiducia delle masse popolari nei suoi confronti come “culto della personalità”, un oltraggio nei suoi riguardi. È un sofisma volto a contrapporre il leader alle masse. Le masse popolari e il leader formano un’unità monolitica. La fedeltà al leader beneficia sia l’individuo che la collettività. Kim Jong Il, Opere scelte, vol. 1, Edizioni in Lingue Estere, Pyongyang 2014, p. 323 ed. fr.
Presidente eterno
La Costituzione socialista emendata stipulava espressamente che Kim Il Sung sarebbe stato riverito come Presidente eterno della Repubblica e chiarificava il carattere e la missione di quest’ultima quale Repubblica di Kim Il Sung, dichiarando che le idee e le gesta del Leader dovranno essere fatte proprie e portate avanti. La nuova Costituzione socialista della RPDC è la Costituzione di Kim Il Sung, che traduce in forma di legge le idee e le gesta jucheane del Leader nell’edificazione della nazione. Biografia di Kim Jong Il, vol. 3, Edizioni in Lingue Estere, Pyongyang 2008, p. 95 ed. ing.