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Comunicato esteri

In questi giorni, l’entità sionista sta mettendo in atto numerosi attacchi con le modalità terroristiche che la contraddistingue. Questi sono stati prima di natura informatica, seguiti da un’intensificazione dei bombardamenti aerei, che hanno interessato non solo il sud del Libano, come eravamo abituati a vedere, ma sono stati diffusi in tutto il Paese, tra cui alcuni hanno colpito una parte della capitale libanese Beirut. Come al solito non sono stati risparmiati neppure i civili.

Negli attacchi informatici, che hanno causato la detonazione sia di cercapersone sia di ricetrasmittenti, è rimasto ferito anche l’ambasciatore iraniano in Libano Mojtaba Amani. Il quale sta riuscendo a guarire abbastanza rapidamente, malgrado le speculazioni negative sul suo stato di salute che i sionisti hanno riportato sui loro mezzi di comunicazione. In tale situazione, gli aspetti più importanti da analizzare sono il contesto nel quale sono avvenuti questi fatti. Questa guerra, che oltre alla Palestina sta trascinando pure il Libano, è, a detta soprattutto dal governo israeliano, un conflitto che definirà una volta per tutte i confini dello Stato ebraico, (leggasi occuperà con il fine di annettere sempre più territori che non le appartengono). Questa insaziabile fame di territori altrui è infatti un segno distintivo dei sionisti, i quali stanno cercando di divorarsi non solo i territori palestinesi, come Gaza e Cisgiordania, ma sta cercando di far passare al Libano la medesima sorte, dato che il Paese dei Cedri è da sempre oggetto della bramosia sionista.

Gli attacchi che l’entità sionista ha lanciato, a detta dello stesso ministro della difesa sionista Yoav Gallant, sono parte di una “nuova fase della guerra”. Lo stesso ministro ha poi aggiunto in una dichiarazione che “Il centro di gravità si sta spostando verso nord attraverso la diversione di forze e risorse”. La classe politica e militare israeliana non prova nemmeno a nascondere di stare seriamente accarezzando l’idea di un’invasione di terra del Libano, come esplicitamente sostenuto anche da uno dei più importanti politici e militari sionisti Benny Gantz “Dobbiamo agire non solo contro Hezbollah, ma anche contro lo stato sovrano del Libano”. Tuttavia, i sionisti si ricordano la pesante sconfitta da loro subita nel 2006, quindi sanno che una nuova operazione di terra contro il Libano finirà nello stesso modo. Il popolo libanese infatti non si sta arrendendo, sono stati lanciati missili verso l’aggressore e riuscendo a colpire un importante obiettivo militare vicino Haifa. In un momento così critico in cui siamo testimoni, oltre che di un genocidio, anche di una potenziale guerra che potrebbe rapidamente deflagrare in Medio Oriente urge una netta presa di posizione su quanto sta avvenendo. A differenza di questo governo, che fin troppo spesso ha mostrato il suo misero servilismo, a entità sionista e USA noi socialisti italici, ribadiamo quanto riportato nel punto numero uno del nostro Programma, che rivendica “una vera liberazione da influenze infauste, nonché come vera ed unica garanzia di riuscita del processo rivoluzionario”.

Quindi non abbiamo alcun dubbio nello schierarci in solidarietà con la resistenza libanese e palestinese, che ormai da lungo tempo, malgrado le enormi sofferenze attraversate fa entrambi hanno mostrato una sorprendente capacità di resistenza e soprattutto di dare vita alla loro specifica identità di popolo, dando al mondo intero una lezione esemplare di cosa significhino veramente coraggio, onore e dignità, e questo è ormai divenuto palese anche malgrado i rotocalchi delle classi dominanti occidentali li sminuiscano come “terroristi”, sostenendo anche con la medesima stima la resistenza yemenita e irachena che continua a infliggere colpi sia militari che economici all’aggressore sionista nonostante la netta inferiorità strategica e la situazione precaria dei rispettivi Paesi, martoriati da anni di guerra imposta dall’imperialismo.

©IlTazebao
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Il punto di Lorenzo Somigli, Il Tazebao

Fatico a parlare del Libano, lo considero una seconda patria, ma anche a tacere. Siamo e dobbiamo restare vicini ai nostri fratelli libanesi e cerchiamo costantemente di sapere. Per renderci conto dell’orrore – del Male – basti dire che le vittime civili, in pochi giorni, sono già oltre 600, non lontani dai circa 1000 di tutta la guerra del 2006 (durata un mese). In ordine sparso. Israele può reggere una guerra su due fronti e il disegno di Netanyahu è di costruire una “Pax Israel” – nel solco degli Accordi di Abramo -, estesa a tutto il Mediterraneo di Levante, venendo a confliggere prima o poi con la Turchia; del resto, il mondo arabo post-2011 non esiste quasi più e restano solo le potenze non semitiche. L’Europa è lontana e l’Occidente – conta la geografia, non i concetti astratti – non si cura del destino delle comunità cristiane, nemmeno quelle dei luoghi biblici. Il Libano è uno stato fallito, la sua sicurezza è affidata alle milizie sciite; prima o poi andrà trovata una sistemazione, forse confederale secondo linee di divisione geografiche e religiose, ma è bene ricordare che il Libano ha rappresentato anche un esempio di convivenza e ha offerto riparo ad alcune minoranze da sempre perseguite nella regione, come gli stessi sciiti. Perché io mi ricordo le donne con il velo che salivano al Santuario di San Charbel. La guerra è iniziata, Israele vuole andare avanti fino in fondo, bisogna pensare al dopo.

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