Resoconto con estratti stampa, riassunti degli interventi, ed altro
L’Iran non è così lontano. I nostri due mondi a confronto – Sov per IlTazebao 17/09
Come si vive in Iran? E, soprattutto, come vivono le donne? Parola agli iraniani. Il 12 settembre 2024, il SocIt ha avuto il piacere di partecipare all’evento “Italia e Iran, la questione femminile tra culture, dialogo e cooperazione”, su invito ufficiale, organizzato dall’associazione e rivista Indipendenza.
L’evento si è articolato in due fasi principali: la prima dedicata agli interventi e la seconda al dibattito su quanto discusso. Le diverse personalità intervenute hanno evidenziato sia le differenze sia i punti in comune tra le donne dei due Paesi, oltre a mettere in luce la propaganda e la strumentalizzazione che spesso caratterizzano il discorso occidentale riguardante l’Iran e la libertà femminile.
Nel dibattito successivo, sono emerse differenze di pensiero su vari temi tra le donne iraniane e italiane, nonché diverse concezioni su questioni universali. Questo confronto ha offerto una visione più chiara delle rispettive visioni del mondo, evidenziando sia le differenze sia i punti comuni, nonostante la distanza geografica tra le due realtà.
Sebbene l’evento fosse relativamente ristretto (per scelta degli organizzatori), si è rivelato comunque molto significativo per comprendere meglio la realtà iraniana, la sua filosofia e la vita quotidiana. La necessità di comprendere un attore geopolitico importante come l’Iran non è sfuggita al SocIt che ha partecipato con entusiasmo, riempiendo la piccola sala nonostante l’assenza di alcune associazioni che si professano “grandi amiche” dell’Iran e abituali frequentatrici di Teheran (assenti sicuramente per motivi di massima urgenza, non assolutamente per scarsa distribuzione territoriale…).
Senza dubbio, il SocIt prenderà parte a eventi simili in futuro, sia in contesti legati all’Iran che in altri, al fine di approfondire la conoscenza delle culture straniere al di là della propaganda della NATO e della guerra mediatica.
Segue riassunto dei vari interventi che si sono susseguiti:
La conferenza si apre con la lettura di alcune poesie di Elisabetta Pamela, dedicate alle donne iraniane.
Francesco Labonia, dell’associazione e rivista Indipendenza, prosegue spiegando i motivi della conferenza, cosa ha spinto a organizzarla e i vari temi che saranno trattati durante l’evento. Spiega perché si limita a trattare la questione dell’identità femminile in relazione agli stati di Italia e Iran, e discute dei criteri con cui la donna è rappresentata nella cultura italiana, nel contesto del capitalismo, e della sua trasformazione negli anni, specialmente nell’epoca contemporanea. Parla inoltre dell’interazione con la globalizzazione e della subordinazione all’influenza americana, oltre che dell’eccezionalismo occidentale. Il relatore sottolinea i doppi standard dell’Occidente nei confronti dei diritti delle donne e le falsità che vengono diffuse su paesi non allineati, evidenziando l’importanza del confronto interculturale. Condivide poi la sua esperienza in Iran, confrontando la propaganda occidentale con la realtà locale, sia nella vita quotidiana che negli eventi particolari, sottolineando come anche l’Italia occidentale affronti problematiche femminili, offrendo spunti di riflessione attraverso il confronto con l’Iran.
Segue l’intervento della professoressa Liliosa Azara, docente di storia contemporanea all’Università di Roma Tre, che affronta le sfide delle donne italiane, a partire dai progressi fatti dall’Unificazione al dopoguerra, passando per la mobilitazione femminile durante i due conflitti mondiali. Discute del dualismo tra la necessità bellica e la resistenza culturale agli avanzamenti nei diritti delle donne, e di come la fine della guerra abbia riportato le donne dalle fabbriche alle case, nonostante molti uomini fossero incapaci di riprendere il loro lavoro. La professoressa parla anche del peggioramento dell’indipendenza femminile durante il fascismo, pur riconoscendo che quel periodo introdusse alcune protezioni per le donne e politiche di welfare. Passa poi al secondo dopoguerra, alla resistenza e al ruolo delle donne nella stesura della Costituzione e nella legislatura post-bellica, discutendo delle riforme che hanno contribuito alla parità tra i sessi. Continua poi parlando del distacco tra la teoria e la realtà della condizione femminile, evidenziando come il diritto di voto non abbia sempre garantito piena libertà alle donne. La professoressa conclude parlando dell’esplosione del femminismo negli anni ’60 e delle sue diverse correnti, delle divisioni interne al movimento femminista e della persistente disparità in Italia, tanto in ambito accademico quanto sociale. Affronta poi la questione dell’aborto e delle difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia, per concludere con una riflessione sulla sovranità nazionale e i diritti umani.
Hanieh Tarkian, docente di Studi Islamici e analista geopolitica iraniana, prende la parola ringraziando l’organizzazione e inizia il suo discorso criticando il bias mediatico che caratterizza la narrazione nazionale sull’Iran, sottolineando la mancanza di pluralismo nei mezzi di informazione. Hanieh parla poi della condizione della donna in Iran, sostenendo che la dicotomia tra il ruolo moderno e quello tradizionale sia falsa, e che il ruolo ideale della donna non si possa ritrovare in nessuno dei due modelli. Sottolinea la necessità di una visione più completa, che includa sia i diritti femminili che la dimensione spirituale, evidenziando le differenze tra uomo e donna come complementari piuttosto che limitanti. Critica alcuni movimenti femministi per aver cercato di “mascolinizzare” la donna, e spiega che la vera emancipazione richiede il riconoscimento delle peculiarità femminili. Sostiene che la società occidentale non riesce a realizzare la donna nella sua completezza e che il confronto con l’Iran può offrire spunti di riflessione. Infine, illustra i benefici che la rivoluzione islamica ha portato alle donne iraniane.
Segue l’intervento di Narges Yaghoobi Nia, ricercatrice, inventrice iraniana e presidente della Iritaly Trading Company srl, un’imprenditrice iraniana, che racconta la sua esperienza accademica in Italia e in Iran, il suo impegno in progetti e conferenze, e la sua carriera sportiva. Narges analizza poi la condizione delle donne in Iran, evidenziando l’aumento dell’emancipazione femminile e dei livelli di istruzione, nonché la loro crescente partecipazione nel mercato del lavoro e nei settori chiave dell’economia iraniana.
Infine, prende la parola ad Anna Valvo, docente di Diritto dell’Unione Europea presso la Facoltà di Scienze Economiche e Giuridiche dell’Università di Enna “Kore”, Sicilia, che discute di come le donne italiane siano spesso schiave delle apparenze e delle aspettative sociali, e di come la cultura occidentale sia sempre più incentrata sull’estetica. Critica l’ossessione per l’apparenza, amplificata dai social media e dalla pubblicità, e sottolinea le contraddizioni dell’Occidente, che critica il burqa nei paesi islamici mentre impone ideali altrettanto limitanti alle donne occidentali. La professoressa riflette sul tema della finta emancipazione e della complessità della realtà femminile in Occidente, sostenendo che l’identità femminile dovrebbe essere valorizzata per il proprio intrinseco valore e non attraverso l’estetica o altre imposizioni sociali.
Wilma Ginulla, dell’associazione e rivista Indipendenza, conclude il dibattito sollevando la questione di cosa sia realmente la libertà nel mondo moderno. Critica l’idea di libertà assoluta in Occidente, associandola a una forma di totalitarismo economico derivante dal capitalismo, e denuncia le sue conseguenze sia fisiche che spirituali. Sottolinea come il capitalismo favorisca la divisione sociale e promuova l’individualismo e il consumismo a discapito dei bisogni sociali. Secondo Wilma, la “libertà assoluta” promossa dal capitalismo snatura il concetto stesso di libertà, trasformandolo in un pretesto per il profitto. Conclude evidenziando la necessità di imporre limiti ragionevoli alla libertà, evitando il rischio di dittature, e di educare la società alla filosofia per affrontare queste sfide.
E’ seguito un dibattito.
In seguito la trascrizione integrale di due interventi particolarmente significativi:
Sono Meshkat Asadi, sociologa politica e Amministratrice Generale del Centro per le Innovazioni “AAN”. Il Centro per le Innovazioni “AAN” è un centro attivo nell’ambito della “smartizzaazione industriale” ed è un sottogruppo di una Holding attiva nel settore minerario e l’industria mineraria. Il nostro progetto prioritario nel Centro “AAN” è quello di rendere Smart la catena mineraria e darne un valore aggiunto.
Dove si colloca il Centro per le Innovazioni “AAN”?
“AAN” è un attore intermediario tra un’economia consolidata, sostenibile e tradizionale dell’industria mineraria e un’economia emergente e inedita basata su Startup e TIC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione). La sfida più impegnativa che il nostro centro sta affrontando è la formalizzazione delle due dimensioni dell’economia iraniana, è ovvio che l’economia industriale tradizionale in Iran come glia altri paesi si ritaglia un pezzo consistente del PIL, ma allo stesso tempo a causa delle sanzioni non ha avuto incrementi notevoli negli ultimi anni. D’altro canto in relazione con le innovazioni nel settore TIC nel mondo l’ecosistema degli Startup ha registrato una buona crescita in Iran anche se non è ancora riuscita ad appropriarsi una parte notevole del PIL. Noi nel Centro per le Innovazioni “AAN” stiamo cercando di utilizzare tutte le potenzialità basate sulla conoscenza (knowledge-based) e affidare i lavori alle risorse umane attive nell’ambito del TIC, per portare avanti i progetti di smartizzazione nella catena di produzione interna in modo da ottenere maggior rendimento e valore aggiunto nel mondo industriale.
Come operiamo noi?
Nel nostro Centro per le Innovazioni “AAN” abbiamo cercato di creare dei sottogruppi e di raggiungere il nostro obbiettivo principale che è la smartizzazione. Il primo sottogruppo che opera per il nostro Centro è il Corporate Venture Capital(CVC), il quale conoscendo gli Startup innovativi in Iran cerca di integrarli nel mondo industriale per facilitare il loro sviluppo. Un altro sottogruppo sono gli Acceleratori, nei quali noi siamo concentrati sulle innovazioni del settore minerario e industrie minerarie, è ovvio che il compito principale degli acceleratori è l’organizzazione e l’avvio degli Startup nei livelli più bassi dell’industria per poi farli crescere secondo le esigenze industriali. E infine l’ultimo sottogruppo è l’Accademia, che si concentra sull’istruzione e la formazione delle risorse umane adattandole alle circostanze lavorative nell’ambito del TIC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione). Il vantaggio della competizione nell’ecosistema del TIC in Iran è l’avere il personale esperto, non bisogna dimenticare che a causa dell’immigrazione all’estero di queste risorse negli ultimi anni abbiamo ancora tanto bisogno di queste figure esperte. La nostra accademia organizzando eventi come i “campi di formazione” (boot-camp) in proporzione alle dimensioni dei business cerca di soddisfare le esigenze delle aziende formando personale ben preparato e specializzato. Nella prima parte ho cercato di presentarvi il settore ed il business nella quale io lavoro, ma è ovvio che gli argomenti per me più importanti i quali intendo condividere con le donne imprenditrici italiane, con lo scopo di creare un dialogo più ravvicinato e più costruttivo tra le donne imprenditrici iraniane e quelle italiane, sono le sfide e le opportunità nell’imprenditoria innovativa per l’avvalorare sempre di più il ruolo delle donne nell’ecosistema degli Startup in Iran. Per studiare meglio questi argomenti abbiamo bisogno di alcuni dati che ora vediamo insieme: Nel mondo abbiamo 3,5 miliardi di lavoratori che in media il 40% sono donne, questo dato nell’UE si aggira intorno a 707 milioni di lavoratori il quale 46,4% sono donne. In Iran invece abbiamo 24,5 milioni di lavoratori, ma la percentuale femminile di questo dato è solo il 18,3%. Già da questi dati notiamo il gap notevole che esiste tra la partecipazione al mercato di lavoro delle donne iraniane con la media mondiale. Di seguito cercherò di approfondire sulle cause e le motivazioni di questi dati fattuali registrati in Iran. Passiamo ad un altro dato importante che ci può aiutare nella visione più globale dei fatti. La partecipazione delle donne nel mercato del TIC: il 33% delle persone che lavorano nel settore TIC nel mondo sono donne, questo dato in Europa si aggira intorno al 30% e in Iran il 16% e anche qui notiamo le distanze. Con il dato che vi mostrerò fra poco avremo la chiave per entrare nell’argomento che vi voglio presentare. Il dato in questione è la percentuale delle donne laureate nelle discipline o nei corsi di studio classificati con il termine STEM (science, technology, engineering, mathematics), nel mondo sono il 35% e nell’UE e in Iran sono rispettivamente 32,8% e 31,2% e quindi notiamo che in questo dato la media iraniana è molto vicina a quella mondiale e dell’UE. Ci chiediamo perchè pur avendo una percentuale alta di donne laureate nelle discipline STEM, non riescono ad entrare nel mondo del lavoro? Le sfide più importanti che le donne iraniane devono affrontare per entrare nel mondo del lavoro, nonostante, il raggiungimento di un indice vicino alla parità di genere nell’ambito dell’istruzione universitaria, possono essere le seguenti: le politiche del Governo, queste politiche sono indifferenti sia in contesto locale delle imprese che globale; la cultura pubblica(generale); le sanzioni economiche durature, le quali hanno inciso tanto negli ultimi anni. Nell’ambito delle politiche del Governo sia nelle imprese che a livello generale la sfida principale è la neutralità delle persone che prendono decisioni e non cercano di creare un bilanciamento positivo a favore della presenza delle donne nell’economia. Per quanto riguarda la cultura pubblica oltre alle somiglianze che ci sono a livello mondiale riguardo alle problematiche, in Iran abbiamo un pensiero molto diffuso tra la popolazione che vede l’uomo come il principale sostenitore economico della famiglia e quindi le risorse della famiglia vengono maggiormente destinate ai figli maschi per aiutarli ad avviare una loro attività dopo che si sono laureati. Inoltre altre funzioni femminili come la procreazione, accudire i bambini e prendersi cura della casa oltre a quello detto prima sono i protagonisti principali del motivo della percentuale bassa delle donne nel mercato del lavoro. Questo accade nella maggior parte dei paesi al mondo. La questione delle sanzioni economiche durature non rientrano nel nostro dibattito ma gli effetti negativi che questi possono avere sull’economia del TCI iraniano sono innegabili, e di conseguenza sono le donne che ne risentono maggiormente perchè sono la parte più fragile di queste economie.
Qual è la soluzione? Come possiamo risolvere queste problematiche?
Parto con fornirvi dei dati che ci aiutano a intraprendere una via giusta: la media percentuale delle donne nel settore delle TCI nel mercato del lavoro a livello dirigenziale (c-level) nel mondo è pari al 19,2%, nell’UE è all’11,2% e in Iran è il 10%. L’esperienza mondiale dimostra che in proporzione con l’aumento della percentuale delle donne che coprono ruoli dirigenziali vediamo un’aumento del numero delle donne che entrano nel mondo di lavoro anche nei livelli più bassi.
Come tutto ciò può accadere?
Nell’ambito delle politiche del Governo sia in contesto imprenditorale che quello istituzionale dobbiamo avere una politica di “disriminazione positiva” o “ giustizia compensativa” nel confronto delle donne e favorire la loro presenza nei livelli dirigenziali; Nell’ambito della cultura pubblica, il quale probabilmente è il tema di questo evento, la modellizzazione e la predisposizione di condizioni nelle quali le donne riescano a presentare modelli promettenti a livelli dirigenziali possono enormemente aiutare a cambiare la cultura e le mentalità che esistono ancora sia a livello famigliare che personale e dare questa convinzione alle donne che sono loro a dover rompere il tetto di vetro che hanno sopra la loro testa per riuscire a superare gli ostacoli che impediscono la loro entrata nel mondo del lavoro; Come detto prima nel contesto delle sanzioni economiche durature non possiamo dare prospettive perchè non ricopriamo ruoli decisionali, ma l’unica cosa che possiamo fare è di proporre alla comunità internazionale di dare delle opportunità al di fuori delle sanzioni alle donne dei paesi in via di sviluppo di poter interfacciarsi con ambienti internazionali per potersi confrtontare e prendere/dare spunti. Questo può avvenire tramite l’organizzazione di eventi e boot-camp con la partecipazione delle donne dei paesi in via di sviluppo, o le concessioni di GRANT scientifici tra le Università di entrambe le parti.
Infine facendo un resoconto di quanto detto, quando vogliamo parlare degli argomenti inerenti alle donne dobbiamo incominciare con un ragionamento che ha come punto cardine il concetto che le donne sono il 50% della popolazione e il settore TIC ha estremamente bisogno di risorse umane esperte e specializzate. Se i paesi decidessero di aumentare la quota del commercio digitale e quindi dell’economia digitale nel loro PIL sono costretti a concentrarsi sulle potenzialità delle donne attive, giovani e specializzate della società in modo che il loro impegno aiuti ad aumentare le quote del digitale nel PIL. Sono lieta che come imprenditrice in Iran ho questa opportunità di condividere con le donne italiane le mie esperienze lavorative, grazie a tutti.
In nome di Dio. Sono Marjan Hoshyar. Ho una laurea magistrale in Gestione Aziendale. Ventidue anni fa ho iniziato a lavorare nel settore delle infrastrutture. Le infrastrutture sono un campo che è principalmente dominato dagli uomini. Sono proprietaria di quattro aziende nei settori del commercio, della produzione, della consulenza finanziaria e delle infrastrutture. Sono beneficiaria e fondatrice di queste aziende. Sono anche la fondatrice di un’organizzazione benefica che opera nel campo dell’istruzione per promuovere il ruolo delle donne e dei bambini, e ho fondato il primo sindacato femminile. Sono stata invitata come prima donna iraniana impiegata nella storia della partecipazione dell’Iran all’Organizzazione Internazionale del Lavoro e ho partecipato alla conferenza annuale dell’OIL a Ginevra. Come in altre società, anche le donne in Iran hanno fatto progressi significativi nel campo della scienza, acquisendo maggiore conoscenza e abilità in questo ambito. Negli ultimi cinquant’anni, il numero di donne che hanno ottenuto lauree in vari campi e che hanno ricoperto ruoli manageriali e scientifici è aumentato notevolmente in tutto il mondo. Tuttavia, in Iran, contrariamente a quanto mostrato dai media, le donne non solo godono di diritti uguali agli uomini, ma ricevono anche il sostegno dei loro mariti, padri e fratelli. In Iran, abbiamo un sindacato femminile e le lavoratrici godono degli stessi diritti degli uomini. Il governo e le istituzioni sostengono le donne impegnate nel commercio. Nel nuovo governo iraniano, le donne hanno ottenuto ruoli chiave come ministri e consiglieri del presidente e hanno ricoperto posizioni manageriali. In alcuni ambiti accademici, il numero di studentesse e docenti universitarie supera quello degli uomini. Inoltre, il numero di organizzazioni e enti benefici gestiti da donne è aumentato notevolmente. Credo che le donne possano rendere il mondo un posto migliore in cui vivere.
L’intervento del nostro segretario nazionale Giovanni Amicarella per PressTV
Amicarella ha in breve delineato di come la strumentalizzazione della questione femminile in Iran si debba ricollegare al suo ruolo geopolitico fondamentale nel Medio Oriente e nel contrasto all’influenza sionista nella regione. La situazione delle donne in Iran è presentata sempre edulcorando pesantemente la condizione femminile nel liberismo, in cui come giustamente sottolineato anche da Hanieh Tarkian, la donna è premiata solo quando cede alla mercificazione e all’emulazione del modello maschile.
Un estratto dell’intervento è disponibile qui: Italy-Iran conference on women’s empowerment held in Rome
Teheran è vicina? Dall’evento romano sulla condizione femminile in Iran. Jean-Claude Martini per Il Tazebao del giorno 17/09
“Teheran è vicina” si potrebbe dire, parafrasando il titolo del celebre film di Marco Bellocchio (1967) e ricollegandoci alla sintesi generale già effettuata. Il “vento di Teheran” non è però evidentemente passato per le linee ferroviarie, dal momento che enormi ritardi hanno colpito per tutto il giorno e per l’ennesima volta la tratta Firenze-Roma. Al netto di ciò, l’evento Italia e Iran, la questione femminile tra culture, dialogo e cooperazione, organizzato dall’Associazione Indipendenza alla presenza di rappresentanti del mondo economico e culturale iraniano e coperto dal reportage di PressTV, ha offerto un’altra prospettiva su un tema a ragione definito, durante l’incontro, “tabù” per via della grande canea mediatica, pervasiva, incessante e a reti unificate, sulla questione femminile in Iran. Non è, infatti, mancato un acceso confronto tra una relatrice italiana e le colleghe iraniane sulla questione dell’hijab, scambi di cui c’è bisogno per presentare quantomeno due versioni su cui lasciare libera scelta e opinione all’ascoltatore. Libri presenti al banchetto iraniano, come L’Islam e la donna di Fariba Alasvand (Irfan Edizioni, Roma 2010) e La Shariah islamica e l’eliminazione della violenza di genere di Mohammad Ali Madj Faqihi (Irfan Edizioni, Roma 2024) possono certamente aiutare nell’impresa.