Di AA.VV.

Smentendo luoghi comuni e distorsioni, nei prossimi paragrafi si andranno spiegando le “zone grigie” che la stampa occidentale ha sfruttato per gettare dubbi sulla validità dell’esito elettorale in Venezuela, oltre che il tenere il piede in due staffe di certe organizzazioni (quelle che supportano a parole Cuba ma attaccano il Venezuela, quelle che sostengono europarlamentari che attaccano l’esito del voto, ecc.), ripubblichiamo la lettera congiunta inviata all’ambasciata venezuelana, con cui abbiamo già avuto modo di prendere contatti durante l’evento a Foligno di AsiCuba di aprile:

Cari compagni,
Come Socialismo Italico (SOCIT) e Associazione di amicizia e solidarietà Italia-RPD di Corea (KFA Italia), teniamo a formularvi le nostre più sincere congratulazioni per la rielezione del Presidente Nicolás Maduro Moros alla carica suprema della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Nonostante alcune sporadiche provocazioni e tentativi di sabotaggio da parte dell’estrema destra, le vostre forze della pubblica sicurezza sono riuscite a far sì che il clima elettorale si svolgesse in un’atmosfera di pace, serenità e concordia. Nonostante la canea di ingerenze negli affari interni da parte degli imperialisti, le bufale e le manipolazioni della stampa occidentale sullo stato d’animo del popolo venezuelano e i sondaggi pre-elettorali, il Venezuela bolivariano ha dato l’ennesima dimostrazione di buon vivere civile e democratico all’Occidente sempre più liberticida e irregimentato.
Auspicando che Caracas continui a essere una delle capitali di punta del mondo multipolare in costruzione, vi inviamo un fraterno saluto internazionalista.

Per il SOCIT – Giovanni Amicarella, Segretario Nazionale
Per la KFA Italia – Jean-Claude Martini, Delegato Ufficiale

Anche il 24 luglio all’ambasciata cubana, la nostra delegazione assieme alle ambasciatrici dei paesi ALBA.

Qual è la situazione in Venezuela? Il punto di Giulio Chinappi, Anteo Edizioni

Lo scorso 28 luglio il Venezuela è stato teatro di un’attesissima tornata elettorale che ha visto la rielezione di Nicolás Maduro alla presidenza per un terzo mandato consecutivo. Con il 51,20% dei voti, il leader del Gran Polo Patriótico (GPP) ha superato il principale sfidante, Edmundo González Urrutia, candidato della Plataforma Unitaria Democrática (PUD), che ha ottenuto il 44,2% dei consensi. Questo risultato consolida la posizione di Maduro alla guida del Paese sudamericano, rafforzando la continuità della Rivoluzione Bolivariana in un periodo di sfide economiche e politiche. La sua vittoria rappresenta una dichiarazione di resistenza contro le pressioni interne ed esterne, soprattutto da parte degli Stati Uniti, che non hanno mai nascosto la loro ostilità verso il governo di Caracas.

La Rivoluzione Bolivariana, avviata dal compianto Hugo Chávez dal 1999, ha cercato di ridisegnare il panorama politico ed economico del Venezuela, orientando il Paese verso un modello socialista basato su una distribuzione più equa delle risorse e sulla riconquista della sovranità nazionale. La rielezione di Maduro, che è stato designato successore da Chávez prima della sua morte nel 2013, rappresenta la continuazione di questo progetto. Sin dalla sua prima elezione, Maduro ha dovuto affrontare una serie di sfide, tra cui una grave crisi economica causata dal blocco imposto da Washington e il tentativo di opposizione di ottenere un cambio di regime con il sostegno di potenze straniere.

Il contesto delle elezioni del 2024 non è stato diverso. Con una situazione economica in ripresa ma ancora precaria, dovuta alle già citate sanzioni economiche imposte da Stati Uniti e Unione Europea e acuita dal difficile contesto internazionale degli ultimi anni, Maduro ha dovuto gestire una campagna elettorale caratterizzata da tensioni e preoccupazioni per la stabilità del Paese. Tuttavia, la sua amministrazione è riuscita a garantire un’elezione relativamente pacifica, supervisionata da osservatori internazionali di vari continenti, tra cui il Carter Center, fondato dall’ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, il Consiglio di Esperti Elettorali dell’America Latina e un panel di esperti dell’ONU.

Una delle promesse centrali del nuovo mandato di Maduro è il programma delle “Sette Trasformazioni” (7T), un piano ambizioso che mira a trasformare il Venezuela in un paese più stabile e prospero entro il 2030. Il programma si basa su sette pilastri fondamentali:

1. Economia e Modello Produttivo: Maduro ha promesso di sviluppare un nuovo modello economico per affrontare l’inflazione e stimolare la crescita. Questo include la diversificazione dell’economia, attualmente dipendente dal petrolio, e la promozione dell’agricoltura e della produzione locale.

2. Scienza, Tecnologia, Educazione e Cultura: uno degli obiettivi principali è il miglioramento dell’infrastruttura educativa e la promozione della ricerca scientifica e tecnologica. Questo punto del programma è visto come essenziale per la ripresa e la modernizzazione del Paese.

3. Sicurezza e Difesa Nazionale: Maduro ha sottolineato l’importanza della difesa nazionale, con particolare attenzione alla consolidazione della pace sociale e alla protezione dei confini, tra cui la rivendicazione del territorio della Guayana Esequiba.

4. Diritti Sociali e Benessere: il governo si impegna a mantenere e migliorare i servizi pubblici, assicurando che i diritti sociali rimangano una priorità assoluta. Questo include l’accesso a sanità, istruzione e alloggi dignitosi.

5. Gestione di Governo e Efficienza: un altro obiettivo chiave è migliorare l’efficienza del governo e la trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche, per garantire che i benefici raggiungano effettivamente la popolazione.

6. Ambiente e Sostenibilità: Maduro ha proposto un impegno forte verso la lotta al cambiamento climatico, con iniziative volte a proteggere l’ambiente e promuovere fonti di energia alternative.

7. Relazioni Internazionali: l’ultimo punto delle 7T riguarda l’espansione delle relazioni diplomatiche e l’integrazione regionale, con un focus particolare sul rafforzamento delle alleanze con organizzazioni come BRICS, CELAC e ALBA-TCP.

Nonostante la vittoria elettorale della coalizione chavista, il clima politico in Venezuela rimane teso. Maduro ha denunciato l’esistenza di un piano per un colpo di Stato orchestrato dall’opposizione interna, con il supporto di potenze straniere, in particolare degli Stati Uniti. Il legittimo presidente venezuelano ha accusato l’opposizione di preparare una nuova versione del tentativo di destabilizzazione guidato da Juan Guaidó, denominandolo “Guaidó 2.0”. Maduro ha dichiarato che i recenti eventi sono stati parte di un piano per creare disordini e giustificare un intervento esterno, come dimostrano i tentativi di sabotaggio dell’infrastruttura elettrica e gli attacchi violenti durante la campagna elettorale.

Maduro ha inoltre espresso gratitudine alle forze di sicurezza, in particolare alla Fuerza Armada Nacional Bolivariana (FANB), per il loro ruolo nel mantenere la pace e la sicurezza durante le elezioni. Ha infine sollecitato un dibattito nazionale sull’uso delle reti sociali e sull’influenza negativa che queste possono avere, chiedendo una regolamentazione più severa per prevenire la diffusione di disinformazione e incitamento alla violenza.

Il nuovo mandato di Nicolás Maduro sarà dunque cruciale per il futuro del Venezuela e per garantire la prosecuzione dell’esperienza rivoluzionaria. Con una situazione economica che rimane certamente complicata, il governo dovrà affrontare la sfida di rilanciare l’economia e tornare a migliorare le condizioni di vita dei venezuelani, una delle grandi conquiste degli anni passati sotto la guida dei governi bolivariani. Le “Sette Trasformazioni” rappresentano una visione ambiziosa per il futuro del Paese, ma la loro realizzazione dipenderà dalla capacità del governo di navigare tra le difficoltà interne e le pressioni esterne.

La strategia utilizzata dal governo per coltivare le relazioni internazionali con le potenze non ostili continueranno a giocare un ruolo chiave. Mentre Maduro cerca di rafforzare i legami con alleati non occidentali, come Russia e Cina, e di consolidare l’integrazione regionale attraverso organizzazioni come ALBA-TCP e CELAC, le tensioni con gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali probabilmente persisteranno, sebbene di recente vi siano stati alcuni segnali di distensione. La capacità del governo e delle forze armate di mantenere l’ordine interno e prevenire ulteriori tentativi di destabilizzazione sarà determinante per il futuro del Paese.

La conferma di Nicolás Maduro come presidente riflette, ad ogni modo, il sostegno di una parte significativa della popolazione alla Rivoluzione Bolivariana, nonostante le sfide economiche e politiche e la continua propaganda mediatica dell’opposizione interna e dei media occidentali. Da Idee&Azione.

Brogli elettorali? Smentiscono anche le opposizioni

Uno dei vari grafici letti appositamente male: il 4.6% è cumulativo, non per lista.

Il Consiglio Elettorale Nazionale (CNE) del Venezuela ha diffuso questo venerdì il secondo bollettino dei risultati delle elezioni presidenziali del 28 luglio, basato sulla trasmissione del 96,87% dei risultati, e ha riferito che nell’esercizio della sua sovranità il popolo ha eletto Nicolás Maduro Moros, candidato del Grande Polo Patriottico, presidente con 6.408.844 voti (51,95 dei voti). Il presidente del CNE, Elvis Amoroso, ha spiegato che il candidato della Piattaforma Unitaria (estrema destra), Edmundo González, ha ottenuto 5.326.104 voti (43,18%).

Ha denunciato che massicci attacchi informatici effettuati da diverse parti del mondo contro l’infrastruttura tecnologica del Corpo Elettorale e le principali società di telecomunicazioni dello Stato hanno ritardato la trasmissione dei verbali e il processo di diffusione dei risultati.

Ha aggiunto che a ciò si aggiungono le conseguenze degli atti violenti, che ha descritto come aggressione terroristica, tra cui l’incendio degli uffici elettorali regionali, dei centri elettorali e dei centri di trasmissione di emergenza. Ha detto che nonostante ciò, il Dipartimento Elettorale è riuscito a trasmettere fino ad oggi la maggior parte dei verbali e, di conseguenza, può aderire alle disposizioni della Legge Organica sui Processi Elettorali e alle altre normative attuali e informare le persone e la comunità sui risultati internazionali .

Ha precisato che la partecipazione è stata del 59,97%.

Si è congratulato con il popolo venezuelano per la profonda dimostrazione di vocazione democratica mostrata durante le elezioni, con le truppe dispiegate attraverso il Piano Repubblica per garantire la sicurezza delle elezioni e con gli osservatori internazionali.

Una volta concluse le elezioni presidenziali in Venezuela, che segneranno i prossimi sei anni di governo e dopo un arduo audit, il Consiglio Elettorale Nazionale del Venezuela (CNE) ha dichiarato vittorioso il presidente Nicolás Maduro Moros, sono iniziate le dichiarazioni dei settori dell’opposizione.

Tra le prime risposte ci sono le dichiarazioni del candidato alla presidenza Benjamín Rausseo, che ha esercitato il suo diritto di voto in pace e ha celebrato la celebrazione democratica avvenuta sul suolo venezuelano.  Il candidato si è congratulato con il popolo venezuelano per la sua massiccia partecipazione e ha chiesto la conciliazione dei cittadini verso la pace, accettando la sconfitta in questo processo elettorale per non incitare allo scontro tra connazionali.  Nel suo messaggio, l’ormai ex candidato alla presidenza ha assicurato di aver accettato “il detto del CNE e ciò che corrisponde è voltare pagina sulle elezioni e cominciare a scrivere insieme il nuovo capitolo”, ha detto. Rausseo si è congratulato con Nicolás Maduro per la sua vittoria e si è impegnato a promuovere la pace in Venezuela per chiudere la sua partecipazione elettorale con la volontà di “voltare pagina”. Tradotto da TeleSUR.

O con i socialisti venezuelani o con la “sinistra” europea. O con Cuba e Venezuela o con nessuno dei due. Un punto su chi tiene i piedi in due staffe, di Leonardo Bellucci

Una delle varie sparate vomitevoli di europarlamentari di “sinistra”.

Da pochi giorni in Venezuela ha vinto Maduro.
Ovviamente, gli Stati Uniti non hanno riconosciuto l’esito delle elezioni, di conseguenza nemmeno molti dei loro vassalli europei, interessante è sottolineare la posizione di alcuni neo-eurodeputati come Carola Rakete (a cui ha seguito una strana ambiguità di Ilaria Salis ed altri europarlamentari a loro vicini), la quale ha sostenuto le medesime posizioni degli imperialisti d’oltreoceano.
La cosa che è ancor più importante sottolineare è come si sono schierate molte delle associazioni politiche in Italia, che si sono divise in parodistiche categorie: i, a parole, “sostenitori di Cuba” contro il Venezuela, che hanno attaccato la legittimità delle elezioni nonostante la forte e chiara posizione assunta dagli altri paesi ALBA e le autorità cubane stesse; i sostenitori di Carola Rackete ed europarlamentari affini che si trovano a supportare la vittoria di Maduro nonostante la posizione vomitevole assunta da lei e colleghi.

Questo atteggiamento, oltre ad essere palesemente ipocrita, apre anche un dibattito che è molto più ampio rispetto alle posizioni prese dalle eurodeputate e dalle varie associazioni politiche, questo è segno di una grave miopia in materia di politica estera che all’interno dell’europarlamento ormai affligge sia destra che sinistra, la cui prima frattura si era iniziata a scorgere con l’inizio del conflitto russo-ucraino.