Di Imam Gramsci
Col pretesto di un commento ironico che leggo sul social X (ex Twitter) in merito alle reazioni inutilmente vittimistiche (e sorprendentemente immature per una signora anziana) della senatrice a vita Segre riguardo lo “scandalo” della simbologia fascistoide e destrorsa nella giovanile del partito attualmente al governo in Italia, ho deciso di scrivere questo “pamphlet” per poter mettere in chiaro alcune cose, poco comprese da una buona parte dei miei seguaci, oltre che della popolazione generale. Tralasciando l’ovvietà per cui è chiaramente inaccettabile in una repubblica sedicente antifascista che vi siano organizzazioni apertamente nazifasciste nella simbologia e negli slogan (ma ci tengo a ricordarvi che per la “repubblicana e antifascista” Italia post 1945, che in teoria per costituzione dovrebbe vietare il ricostituirsi del partito fascista, il Movimento Sociale Italiano di Almirante era perfettamente legale e legittimo e poteva sedere in parlamento, nonostante agisse chiaramente come cellula terroristica in collaborazione con Gladio, la CIA e l’Ultrasinistra negli “anni di piombo”, e nonostante la retorica chiaramente e spudoratamente nostalgica e revanscista del ventennio mussoliniano), e tralasciando i soliti discorsi costituzionalisti tanto amati da certi gruppetti di sinistra falsamente rivoluzionari che poi partecipano sempre in manifestazioni eterodirette dalla sinistra borghese e istituzionale (vi ricordo che la tiritera della “piena attuazione della costituzione”, slogan che ha dato i suoi non-frutti che abbiamo tutti visto con il fu PCI di Berlinguer, è stata ripetuta da tutti, persino da gruppi notoriamente neofascisti, e ha perso qualsivoglia significato, specie se tale costituzione, per citare il fu presidente albanese E. H. Hoxha, ha dato diritti sulla carta per poterli togliere nel pratico, dal 48 fino ad oggi), vorrei porre una riflessione sul fatto che tali “inchieste” e indagini stiano avvenendo soltanto adesso.
Si sta strappando via l’ennesimo velo di Maya, oppure una certa area politica istituzionale sedicente “di sinistra” ha interesse adesso che è all’”opposizione” a mettere in luce quelli che per altri già erano fatti scontati già conosciuti e palesi? E soprattutto, quanto di questo tocca al popolo italiano, effettivamente? Il popolo italiano è ostile ad un Gasparri, un La Russa o una Santanché perché non fanno chiarezza sulla loro natura di partito postfascista, o perché sono presenti in politica da anni e anni, con varie accuse di raccomandazioni, reti clientelari e altre forme politiche fatte di marachelle ladronesche che graverebbero sulle spese dei cittadini lavoratori, precari e disoccupati se confermate? Le europee di quest’anno hanno mostrato un’Europa che resta statica e ferma nel tempo a dispetto del resto del mondo che si muove e cambia: sembra di essere tornati al bipolarismo berlusconiano degli anni 90, con la sola differenza che al posto della sinistra post-comunista e neoliberale, oggi ad essere i cagnolini al “comando” per procura della finanza, della BCE, del FMI, della NATO e dell’alto comando militare USA, oltre che delle lobby di armi come la Lockheed Martin, sono gli esponenti di una destra post-fascista che nonostante tutto non cambia effettivamente la grandezza delle “forze in gioco” nel parlamento (fasullo) di Strasburgo. E, ad eccezion fatta di note formazioni pseudo-politiche che esistono solo come meme, ormai, che applaudono all’unico vero dato in crescita dell’astensionismo in Italia e in Europa tutta, quasi ad implicare che sia un astensionismo di “protesta” (e non invece di chiara e palese rassegnazione e disillusione, demonizzata ma mai veramente analizzata o compresa da nessuno) o di sostegno della loro nicchia sconosciuta al di fuori di qualche videomontaggio di sfottò su internet e di qualche circolo di pensionati, preferibilmente bocciofile, la stragrande maggioranza della sinistra “radicale” pare avere appoggiato, che sia effettivamente o passivamente, la nuova sinistra su modello americano come contraltare alla nuova destra post-fascista.
Quello che queste formazioni, forti della loro “indicazione di voto” a Ilaria Salis, curiosamente presente per attaccare due fascisti, si, ma a comizio terminato e in un paese attualmente sgradito all’interno dell’UE (lungi da me difendere la giunta neoliberista di destra simil-berlusconiana magiara che ha privatizzato scuola e sanità e distrutto la qualità di vita del paese est-europeo, ma i tempi sono chiaramente “sospetti” e ad un malpensante come me fanno venire qualche dubbio) e non invece all’interno dei confini nazionali, magari ad un congresso proprio della giovanile menzionata ad inizio articolo, o ad un raduno come gli annuali di Acca Larentia stranoti contro cui nessuno ha curiosamente mosso un dito, criticando molto virilmente e da veri militanti antifascisti solo ed esclusivamente sui social media, sembrano non comprendere (o perlomeno danno l’apparenza di non comprendere, nelle loro micro-dirigenze di anziani ed esaltati) è che l’aver dato appoggio a quella che è chiaramente una “tendenza” del momento, dettata da sdegno e pietismo (in)degni della peggiore Italia e del peggior sentimento cattolico-clericale tradizionalmente peninsulare di amore per la povertà ma disprezzo per i poveri, non ha certo dato loro chissà quali numeri, quale notorietà, o quale supporto, nei loro “comitati riuniti”.
Quello che alcune formazioni, in particolare, sembrano non capire (questo dando per scontato che la rilevanza politica sia quello a cui ambiscono, ed è qualcosa che dalla loro prassi non sembra) è che l’appoggio a questa o quella battaglia pseudo-culturale e pseudo-morale non solo non avrà mai l’appoggio delle classi più povere e popolari, a cui di moralità e cultura non è mai veramente importato, ma solo della loro pancia e della loro sopravvivenza, che è stata anche il motivo principale per cui vi fu in Italia la resistenza al nazifascismo, qualcosa che il PCI e il PSI di allora capirono e riuscirono a cavalcare, ma che i loro “eredi” di oggi sembrano invece ignorare totalmente in favore di un antifascismo macchiettista, camaleontico, eclettico e puramente estetico che vede fascismi ovunque, eccetto che dove essi esistono veramente (massacro dei palestinesi, dei russi del Donbass, oppositori di Putin come il fu Navalny nei nostri media dipinto come una specie di nuovo Pannella dai metodi di protesta gandhiani, ma ben noto in patria per il ratto neonazista quale era). Queste formazioni sedicenti politiche, queste compagnie teatrali di attori cani, che accusano i loro ex patroni e maestri politici di aver mollato chissà quali “pregiudiziali antifasciste” (quando in realtà la sola colpa imputabile, in Italia, a questi personaggi politici ormai morti, è di aver formato fronti uniti partendo dal tetto anziché dalle basi, e finendo per creare brutte copie dell’Uomo Qualunque), che in breve tempo danno vita a micro-scissioni napoleoniche e a svendite al peggior offerente per meno di un piatto di lenticchie, aderendo pienamente alla narrativa sinistrata e woke arcobaleno, che potranno pure farsi foto vicino a monumenti dell’Armata Rossa in paesi politicamente “esotici” o fare la versione più brutta e recitata male delle parate del 9 Maggio che si fanno nei paesi ex-sovietici, sembrano aver totalmente dimenticato non solo i motivi dietro l’unica vera tendenza in crescita in Europa, ossia il già citato astensionismo passivo che favorisce questa paresi che da vita ad una replica farsesca della tragedia dell’immediato post-1989, ma anche un’altra importante tendenza, mediatica, di convergenza “centrista”, sia dai media di destra che di “sinistra”, contro tutto ciò che è vagamente anti-establishment, tutto ciò che viene indicato come “rossobruno”.
La tendenza politica in crescita in tutto il mondo, e lentamente e gradualmente emergente in occidente (Infrared, SMER, BSW, il partito di Galloway, il SOCIT), è il “rossobrunismo”, e per quanto sia una farsa mediatica, quella di definire chiunque, persino il M5S di Conte confuso, abbattuto, sconfitto e in piena crisi di identità, come “rossobruno”, non dissimile dalla tendenza del fu Berlusconi di chiamare chiunque non fosse lui stesso “comunista”, incluso Fini. Una sorta di amnesia collettiva pare aver colpito, in Italia come in tutta Europa (vedi il “Nuovo Fronte Popolare” guidato dall’”ex” massone Melenchon, dai nostri vicini transalpini, che ha come punto programmatico la “difesa della sovranità ucraina”), la sedicente sinistra, sedicente radicale (o addirittura, Dio non voglia, “rivoluzionaria”), che ora forma progetti di “unità comunista” invisibili persino al microscopio, in palese reazione di rosik e coping nei confronti del “rossobrunismo”, ora da indicazioni di voto per formazioni politiche apertamente sioniste come AVS, di cui pare abbiano “dimenticato” i video, pubblicati e poi rimossi per probabilmente non alienarsi il proprio elettorato “pro-Palestina” solo per moda (delle cui barricate e tende tra l’altro ho smesso di sentir parlare e di vedere dopo manco un mese, è già finita la tendenza?), con la scusante di candidati “strategici” da sostenere per ovvi motivi “moralistici” (non solo Ilaria Salis, ma anche Mimmo Lucano o addirittura, anche se in questo caso nelle liste del PD, la pacifinta borghese Cecilia Strada, che dovrebbe avere in comune col partito guerrafondaio e filo-nazista in cui si è candidata). Tutti coloro che oggi sostengono la Palestina solo e soltanto come causa perdente in quanto tale (rendendo onore al “buon” Toni Negri che riteneva che i palestinesi andassero osteggiati non appena avessero vinto la loro pluridecennale battaglia per motivi di analisi anarcoide, trotzkoide e tipica del pensiero “debole” e pederasta neomarxista sessantottino) sembrano dimenticare chi c’è dietro le ONG che sostengono fattivamente i lager libici post-Gheddafi, o dietro la guerra in Ucraina finanziata da 10 anni e pianificata da oltre 80 dalla CIA e dai collaborazionisti nazionalisti eredi di Bandera che sostengono “contro l’imperialismo russo”, o ancora, nel caso di alcune formazioni sedicenti multipolariste che però scimmiottano la principale tendenza di tutte le sette anarco-trotzkiste occidentali (siano esse a trazione pederasta o a trazione “arcadica” e peloponnesiaca), queste sembrano dimenticare l’identità delle sigle (irrilevanti ma per qualche motivo ora “egemoni”) dietro cui vanno, e di coloro con cui si sono alleate non solo anticamente, ma anche recentemente (si pensi alle regionali sarde, o al “fallimento” di una seconda lista sinistra arcobaleno). Quello che la “sinistra”, sia essa istituzionale borghese, o radicaloide pseudorivoluzionaria, sembra non comprendere (o fa convenientemente finta di non comprendere) è che la destra post-fascista non ha alcun interesse a restaurare una forma arcaica e perfettamente uguale del fascismo mussoliniano classico dello scorso secolo (non ne ha neanche bisogno: le squadracce non servono più, e neanche chissà quanti dispacci repressivi di polizia, se già hai varie sette di ultrasinistra che si menano tra di loro nelle università allontanando sempre più la classe lavoratrice dalle piazze e dalle proteste per sdegno e scherno giustificati), quanto piuttosto a “riabilitare” la sua “memoria” di modo che si avranno, tra 40-50 anni (dando ottimisticamente per scontato che UE e NATO ci saranno ancora, o che l’occidente sarà ancora stabile, prospero e rilevante, senza alcun collasso, e sappiamo bene che ciò è impossibile), nei testi di una scuola già martoriata e trasformata in un pascolopollaio-diplomificio che fa uscire ebeti ignoranti e incapaci, ma perfettamente obbedienti al regime, oltre a panegirici degni di una saga fantasy come Il Trono di Spade in merito all’UE e al “giardino contro la barbarie mondiale della giungla”, probabilmente paragrafi che definiranno Francisco Franco, Chiang Kai Shek, Augusto Pinochet e Mobutu come dei “sinceri democratici e patrioti”, mentre intanto contribuiranno ancora di più a distruggere gli stati nazione con politiche di federalizzazione di fatto e altre porcate neoliberiste.
Quello che la sinistra radicaloide non comprende, invece, è che parole come “comunismo”, “socialismo”, “rivoluzione”, “classe” e molte altre sono diventate, spesso e volentieri grazie proprio a loro, consapevolmente e non pedine di psyop ed eterodirezioni da parte di soliti noti, dei meri e vuoti slogan, e che al posto di qualsivoglia analisi concreta, sia essa sociale, economica, politica, nazionale, popolare, quotidiana o che, si sono sostituiti frasari vuoti, macchinosi, ripetuti come delle filastrocche imparate a memoria da dei bambini ad una recita di fine anno dell’asilo. Da “rivoluzionari”, i “comunisti” nella coscienza collettiva occidentale sono diventati dei vuoti e irrilevanti sloganisti, opposizionisti eterni, fini a se stessi, che non hanno un vero obiettivo e sembra quasi ambiscano alla nicchia, al prendere le botte, anziché rispondere o perlomeno fuggire dal manganello, come facevano gli operai della generazione del 68, tra cui i miei nonni. Una simbologia e fraseologia che ha fatto il suo corso, in Europa e in Occidente, e che riesce a rimanere rilevante solo e soltanto se riesce ad adattarsi alle forze e ai tempi moderni, volendo anche citare Charlie Chaplin. Chi non riesce, continuerà a rimanere irrilevante, chiuso, settario e pronto a denunciare “rossobruni” e fascisti ovunque, salvo poi allearsi con le forze della sinistra borghese e degli anarco-trotzkisti dei nostri tempi (esistenti e in qualche forma rilevanti solo e soltanto in Europa e in Occidente, per ovvi motivi di privilegio economico e di lontananza geografica dai conflitti del nostro tempo, e quindi per questo politicamente “schizzinosi”).
Mentre l’Europa si appresta a diventare irrilevante, e il Nordamerica si appresta a implodere su se stesso, entrambe tendenze che faranno male soprattutto ad una popolazione sempre più martoriata da una cultura capitalista opprimente e piena di sovrastrutture, soprattutto sul piano relazionale, che più dell’economia è dietro al declino demografico in Occidente e solo e soltanto in Occidente (e in paesi che hanno adottato la sua subcultura, si pensi a Giappone e Corea del Sud), e mentre questa lenta e catastrofica inerzia ha divorato soprattutto le classi lavoratrici, come ha dimostrato il più volte citato astensionismo crescente, solo la già menzionata tendenza “rossobruna” potrebbe cavalcare questa onda e sperare in qualche modo, gradualmente, di ricostruire sulle macerie della NATO e dell’UE una nuova società. Ma chi prenderà la palla al balzo, e come?