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Di Fabian

Più di un secolo è passato dal perentorio invito alla violenza rivoluzionaria lanciato dal Sorel, ed oggi pare infine che le organizzazioni del Proletariato rivoluzionario abbiano deciso di menar le mani, gettando il guanto di sfida contro la borghesia reazionaria!

E non vi sarebbe nulla di tragicomico, se in tal caso i “rivoluzionari marxisti” responsabili dei due pestaggi contro “i borghesi”, dapprima all’Università La Statale di Milano e poi alla Sapienza di Roma, non fossero una piccola setta cripto-religiosa che ha ben deciso di sostituire Marx a Geova, e i “borghesi” non fossero invece gli studenti che da mesi combattono nelle università contro lo strapotere del sionismo e dell’imperialismo.

Alienazione da tutti i mezzi d’informazione contemporanei, pubblicazione d’analisi dove il marxismo e la dialettica servono solo come appendice ad interminabili elenchi di fatti e dati talvolta nemmeno troppo utili ai fini della dissertazione, insieme di circoli gerontocratici dominati dai chierici della Scienza marxista, rifiuto di ogni partecipazione alle lotte degli studenti e della classe operaia: questa la ricetta con la quale gli alchimisti di Lotta Comunista preparano le masse alla presa del potere. E per chi non accetta di genuflettersi alle analisi degli scienziati del comunismo con le buone, c’è il caro e vecchio manganello. Evidentemente qualche sezione dei “gruppi leninisti della sinistra comunista” ha ben pensato che le manganellate della polizia e le retate squadriste d’ignoti sionisti, che recentemente hanno aggredito gli attivisti Gabriele Rubini e Karem Rohana, non fossero sufficienti a schiarire le idee ai non sufficientemente marxisti studenti universitari italiani, asserviti all’imperialismo “arabo-iraniano” (sic!).

Da uno degli ultimi comunicati spacciati dagli attivisti dell’organizzazione, – neanche a dirlo, a quel che vedo introvabile in rete, in ossequio a certi principî che più che marxisti rasentano il primitivismo –, leggiamo: «Le tradizionali correnti filo-russe, filo-arabe (?) e filo-iraniane (!) della borghesia italiana in questi ultimi anni sono tenute sotto scacco dai conflitti che si sono sviluppati in Ucraina e in Medio Oriente (…). L’università italiana e gli intellettuali hanno dibattuto per settimane sull’opportunità di mantenere le collaborazioni con le università israeliane davanti al massacro di Gaza. Nel cumulo delle ipocrisie nessuno ha fatto notare che le università italiane intrattengono rapporti di ricerca con una pluralità di regimi, dalla Corea del Nord (!!!) fino all’Afghanistan dei talebani», – dovremmo dunque immaginarci che alla schiera dei filo-qualcosa si possano aggregare gli esponenti della borghesia filo-nordcoreana, filo-afghana, ma anche i grandi industriali filo-cubani, filo-vietnamiti, filo-laotiani, filo-venezuelani e chissà che altro…? – «(…) ogni scoperta scientifica viene utilizzata sia per lo sviluppo della produttività umana sia per l’industria del massacro. Solo in una società libera dal profitto la scienza non sarà più asservita agli interessi della classe dominante. Ma questo risultato sarà raggiunto attraverso una coerente lotta rivoluzionaria (!) e non con lacrimevoli prediche e ipocrisie», – e che lotta rivoluzionaria starebbero conducendo i “compagni” di Lotta Comunista? – «(…) Ben vengano perciò giovani e studenti anche dai martoriati paesi in guerra, ben vengano da Israele, dalla Palestina, dai Paesi Arabi, dalla Russia, dall’Ucraina, dalla Cina, dall’Iran, dall’India, come sono benvenuti i giovani che vengono qui a studiare dall’America e dal resto d’Europa. Per noi sono benvenuti anche tutti i migranti e i rifugiati che arrivano sulle nostre coste. (…) Contro la guerra di Gaza, contro la guerra d’Ucraina, contro la pazzia terrorista e il fanatismo è necessaria l’unità rivoluzionaria dei lavoratori.», e via dicendo. Questo semplice volantino c’insegna molto sulle posizioni di questa organizzazione: un’accozzaglia di propositi vuoti, accuse d’ipocrisia condite con l’immancabile “e allora la Corea del Nord?” degno della più becera propagandistica liberale, appelli ad un’unità che non può oggettivamente verificarsi se non nel mondo fantastico delle fantasie ultrarivoluzionarie. Il tutto si potrebbe riassumere con la nota figura hegeliana della “furia del dileguare”: appelli alla libertà universale che sovrastano e ostacolano ogni proposito di liberazione concreta. E dunque Rivoluzione mondiale! Unione del proletariato israeliano e del proletariato palestinese! Propositi onorevoli, ma dove sono le masse proletarie israeliane? Dove sono le forze rivoluzionarie che in Israele lottano contro il proprio imperialismo per la rivoluzione mondiale? Questa retorica ricalca la già sentita e risentita retorica sulla guerra in Ucraina, dove abbiamo assistito alla paradossale predica dei puristi occidentali, secondo i quali il proletariato ucraino avrebbe dovuto unirsi al proletariato russo contro i rispettivi governi: ancora una volta un proposito onorevole, con il quale non possiamo che essere d’accordo in linea teorica. Ma questi appelli venivano lanciati nel momento stesso in cui i comunisti ucraini, o perlomeno i pochi sopravvissuti alle persecuzioni del loro governo, si univano compatti a sostegno dell’invasore russo.

Laddove l’analisi si trasforma in onanismo autocelebrativo, con la glorificazione di scenari neanche lontanamente possibili nella situazione attuale, allora all’analisi razionale e proficua si sostituisce la batracomiomachia.

Ma andiamo per punti:

1. Fin dall’inizio si parla di una borghesia filo-araba e filo-iraniana, e ciò lascia decisamente a desiderare: non c’è dubbio che, nel variegato panorama della pubblica opinione italiana, poche e solitarie voci autorevoli si levino a difesa dei giusti diritti di una popolazione martoriata, ma c’è da chiedersi: esiste davvero in Italia una borghesia filo-araba e filo-iraniana? E se essa esiste, ha un vero e proprio peso politico? La risposta è chiara a chiunque abbia una conoscenza anche semplicemente superficiale delle dinamiche politiche nostrane, e non merita ulteriori chiarimenti.

2. La teoria degli uguali imperialismi potrebbe avere un senso nel caso ucraino, dove effettivamente si combatte una guerra per procura tra due superpotenze: gli Stati Uniti e la Russia, ma non voglio ora come ora entrare nel merito della questione. Nel caso palestinese presentare la guerra in corso come uno scontro per procura tra l’imperialismo israeliano e quello iraniano significa banalmente costringere le complesse dinamiche di un conflitto pluridecennale nel tranquillo recinto dell’ipersemplificazione economicistica. Quella condotta dai palestinesi è una vera e propria guerra di liberazione nazionale – e forse gli autoproclamatesi “leninisti” dovrebbero rispolverare un minimo la posizione di Lenin a proposito – che va avanti da ben prima della rivoluzione islamica degli Ayatollah, il cui sostegno alla causa palestinese è, se non giusto di facciata, quanto meno non veramente influente quanto possa sembrare superficialmente. L’Iran è una potenza regionale con interessi in tutto il Medio Oriente, e su questo non ci sono dubbi, ma Israele è una potenza mondiale strettamente associata all’Imperialismo americano, con gruppi monopolistici che travalicano decisamente gli angusti limiti degli interessi regionali. E presentare quella in corso come una guerra tra l’imperialismo israeliano e quello iraniano non ha più senso di presentarla come una guerra tra l’imperialismo israeliano e quello nordcoreano. Difatti, se volessimo dare retta alle chiacchiere del “circo mediatico” di previana memoria, arriveremmo alla conclusione che non solo l’Iran, ma anche la Corea Popolare, contribuisce militarmente alla resistenza palestinese, e dunque possiede interessi economici imperialistici in Palestina. Vuota retorica, poiché né Hamas, né altre organizzazioni palestinesi attualmente impegnate contro Israele, possono essere considerate vere e proprie appendici militari dello stato iraniano, analogamente agli Houthi ed Hezbollah, e il poco sostegno, spesso solo retorico, che giunge ai palestinesi da parte dell’Iran è semplicemente il minimo sindacale per non perdere il rispetto del proletariato mussulmano, che ovunque è schierato a favore dei palestinesi, a dispetto delle ipocrisie dei leader del mondo arabo, troppo legati da interessi economici e politici all’imperialismo occidentale per schierarsi apertamente contro lo Stato d’Israele e sostenere militarmente la Palestina.

3. Presentare la giusta lotta che gli studenti universitari stanno conducendo contro la collaborazione tra università italiane e l’industria bellica atlantista-sionista come una lotta “xenofoba, identitaria e nazionalista” (termini realmente utilizzati nel volantino) è oltremodo fuorviante, com’è assolutamente fuorviante e puerile negare la necessità di una lotta parziale contro le università responsabili di simili collaborazioni adducendo, a proprio favore, certe oggettive necessità del capitalismo. E dove porta un simile ragionamento? Alla logica conclusione che i lavoratori devono smetterla di pretendere aumenti salariali, diritti sociali e civili, maggiore sicurezza sul lavoro e via dicendo, le necessità oggettive del capitalismo agiscono in controtendenza rispetto alla volontà delle masse, dunque signori, raduniamoci nei nostri circoli, scriviamo articoli di giornale, attendiamo pazientemente che, per parafrasare una non troppo nota critica di Lenin all’estremismo rivoluzionario, la rivoluzione “grande, vittoriosa, mondiale” risolva per via rivoluzionaria ogni sorta di problema. Ecco nei fatti in cosa consiste la “furia del dileguare” già precedentemente citata: volere tutto, per non avere niente. Rinunciare a qualsiasi vittoria nell’attesa messianica della grande vittoria finale, dell’arrivo del Messia, della Rivoluzione mondiale che dal nulla spazzerà via ogni male. E guai ai furbetti che oseranno forzare i “tempi”, azzardando una rivoluzione parziale e prematura, poiché rischieranno di essere crocifissi, come Gesù Cristo, dai rabbini del marxismo rivoluzionario.

In conclusione, per quanto Lotta Comunista possa rigettare l’etichetta di “bordighista”, tanto nella prassi quanto nell’analisi teorica ricalca perfettamente la storica scuola di pensiero di Amedeo Bordiga: dottrinarismo, settarismo, economicismo, messianesimo. Tutto concorre ad alienare questa organizzazione da qualsiasi partecipazione attiva nelle lotte progressiste, nel nome di una purezza che trova applicazione solo negli schemi mentali dei suoi adepti.

Eppure i lavoratori e gli studenti di tutto il pianeta sanno bene da che parte schierarsi, e non hanno nulla da imparare da chi, mascherandosi da “marxista” e “leninista”, tradisce il pensiero di Marx e di Lenin, riproponendo invece la posizione dei noti rinnegati che mai nella storia riuscirono ad afferrare gli interessi e le aspirazioni delle masse, i vari Kautsky, Plechanov, Bordiga e via dicendo. Auguriamo dunque a questa gente la migliore fortuna, nella speranza che i loro sogni ultrarivoluzionari si realizzino al più presto, e intanto continuiamo a sostenere attivamente la lotta delle organizzazioni come Giovani Palestinesi, che stanno portando avanti in tutta Italia una giusta battaglia contro il sionismo e l’imperialismo americano. Nella speranza, sia chiaro, che al momento della resa dei conti tra borghesia e proletariato, “quando verrà il nostro turno” (Marx), gli epigoni e scimmiottatori di Marx e Lenin non si vengano a trovare dall’altra parte della barricata, una situazione con diversi precedenti storici.

Oltre a questa analisi, ripubblichiamo un comunicato degli attivisti genovesi di Contronarrazione in merito all’ennesimo caso, del 31 maggio:

Quest’oggi, durante la presentazione del libro “L’esempio cinese”, una decina di individui appartenente alla setta para-camorrista nota come “lotta comunista” si sono presentati a scopo intimidatorio, disturbando l’evento con schiamazzi e gridolini, senza sortire però particolare effetto se non per pochi convulsi minuti.
Questo non è che l’ennesimo gesto violento della nota setta reazionaria nelle ultime settimane, che sono state caratterizzate dalle aggressioni squadristiche di “lotta comunista” contro le manifestazioni studentesche anti-sioniste a Roma e Milano.
Noi non ci lasceremo mai intimidire da questa setta di delinquenti, eterodiretta e costruita in aperta funzione anticomunista, che tramite le proprie infiltrazioni in sindacati confederali e cooperative dell’accoglienza finanzia una vera e propria prassi mafiosa a Genova come in altre parti d’Italia, promuovendo pestaggi, aggressioni, intimidazioni e ricatti, una prassi che ha come unica finalità difendere i redditi costruiti negli anni dai capi-setta.
Siamo pronti a difendere le nostre idee in ogni modo.
I responsabili di questo atto, conosciuti, sono già stati segnalati alle autorità competenti.

(foto da Il Giornale, tutti i diritti riservati)