Riportiamo da Il Tazebao il resoconto del nostro segretario nazionale Giovanni Amicarella dell’incontro inerente alla situazione geopolitica coreana, tenuto il 24 maggio alla libreria L’Ora Blu di Firenze:
L’incontro “Coree contro”, che ha visto affiancati nuovamente Il Tazebao e Artverkaro, accompagnati dai volumi dell’ottima Anteo Edizioni, ha dato spunti di riflessione nuove ad un pubblico decisamente interessato e coinvolto nelle tematiche trattate.
Martini, come delegato ufficiale di KFA Italia e curatore, nonché autore di uno, di volumi sulla Corea Popolare ha smontato con argomentazioni mordenti molta della falsa narrativa che tutt’ora circonda il “regno eremita” del sud-est asiatico, potendo anche fare propria l’esperienza (che fin troppi detrattori non hanno) di esserci stato in prima persona: «Salivo sulla metropolitana e come istinto mi controllavo il portafoglio. Poi mi sono ricordato di essere in Corea e mi sono decisamente tranquillizzato».
Somigli, ideatore e penna tagliente de Il Tazebao, non ha esitato dal porre domande incalzanti sulla situazione geopolitica attuale, accompagnate da riflessioni tutt’altro che banali in merito alla minaccia che una Corea unita rappresenterebbe sul panorama internazionale per alcune potenze in gioco nell’area, certamente non solamente gli Stati Uniti.
Una riflessione cruciale quella dello studio della storia per capire il presente «bisognerebbe rileggere la cronaca a partire dagli anni ’90. Noi vediamo questo oggi e ci sembra così repentino. Noi però abbiamo partecipato ai bombardamenti nei Balcani, abbiamo dato l’ok al bombardamento di Tripoli. Queste cose hanno scomposto quello che era il quadro euro-mediterraneo».
Io come segretario nazionale di Socialismo Italico, oltre che responsabile per Artverkaro Edizioni, non potevo tirarmi indietro da una riflessione in merito alla perdita di terreno dell’Italia dal punto di vista diplomatico internazionale, di un soft power italiano (o meglio, italico) ancora molto forte ma in perenne lotta con quello statunitense, e di quanto il fronte socialista mostri il suo più grosso limite nel considerare l’Italia una sorta di impero alla pari di quello statunitense, negandone la subalternità palese con un certo infantilismo.
«Il più grosso limite del fronte socialista in Italia è la retorica anti- patriottica, siamo internazionalisti perché amiamo il nostro paese, che è il messaggio che ci arriva da quei paesi che hanno avuto rivoluzioni e che tutt’ora conservano il socialismo».