«L’etica del Sindacalismo è l’etica del lavoro, ma di un lavoro libero, consapevole e solidale. Il supremo principio stesso della libertà non ha valore morale se non in quanto permette lo sviluppo delle più nobili e più simpatiche attitudini umane. Il materialismo degli interessi deve essere subordinato ad una concezione superiore della vita.
Il lavoro può essere concepito senza pena, anzi come una gioia alla condizione tassativa che sia un lavoro libero. Il lavoro manuale può essere un riposo ed una medicina al lavoratore del pensiero sovraccarico di tossine intellettuali. Soprattutto la tendenza delle società moderne che riprendono la tradizione della società antica verso quel che ormai chiamasi sport è esempio mirabile di un lavoro giulivo, perché libero.
La spiritualizzazione del lavoro tende alla libertà del lavoro.
Per effetto di questo processo meccanico il lavoro-fatica si avvia a diventare un lavoro-sport. L’uomo emancipato dai vincoli della materia potrà liberare soprattutto il suo spirito, dedicarsi al lavoro dell’intelletto che è certo piacevole, come sa chiunque ne abbia gustato. L’uomo si farà superuomo: supererà sé stesso ed annullerà la maledizione biblica di dover produrre lavorando.» [Alceste De Ambris]