Di Marco Carboni e Leonardo Bellucci
Oggi molti pensano al Giappone per gli anime. La storia è passata più in sordina per le ultimissime generazioni, segnata da continui confronti e una sintesi filosofica di moralità e spirito. Ma oggi sono spinto a essere oggettivo, perchè è nata una situazione importante: il riarmo di cui avrete sentito parlare.
Era la Seconda guerra mondiale quando per sottometterli ci sono volute due bombe atomiche, una delle quali è stata usata in una città che al tempo era una delle più importanti per produzione e per logistica: Hiroshima. Come altra idea nacque l’Operazione Downfall, un’ipotetica invasione degli Alleati sul territorio: la Sixth US Army prevedette una cifra schiacciante di 395.000 persone durante i primi centoventi giorni del piano che sarebbero state rimosse dalla possibilità di successive operazioni militari.
Dopo la resa accettata a malincuore venne imposta un’intera Costituzione in cui il popolo accettò la sconfitta solo per necessità. Tokyo ancora ricorda il sacrificio personale di Yukio Mishima, e piange per l’attentato di Aum Shinrikyō nella metropolitana col gas sarin.
La storia giapponese ha le sue innegabili macchie. Vedendola però da un punto di vista più individuale, ritengo che sia anche una storia di difesa.
Vi avrà stupito la notizia del loro riarmo attuale, il più grande dai tempi della guerra: va ricordato che la Cina continua ancora a essere un importantissimo attore globale e la Corea del Nord si batte per la sua sovranità. La Corea del Sud è l’unica forza che forse possa venire in suo aiuto nella regione, ma economicamente soffre troppo per poter collaborare in modo stabile e fra loro non corre buon sangue.
Il Giappone è formalmente solo. Nella sostanza il primo ministro Fumio Kishida vuole collaborare strettamente con gli Stati Uniti. Questo perchè l’alternativa è una solitudine anche di fatto, quando conviene loro il supporto americano finchè esista e non sia dannosamente controproducente. Dunque, questo riarmo è un diritto nazionale e un dovere statale per mettere in sicurezza i suoi cittadini.
Gli aspetti giuridici e geopolitici che riguardano il riarmo Giapponese concernono soprattutto la Costituzione dello stato nipponico riguardanti l’articolo 9 del medesimo testo costituzionale, dove al secondo comma si afferma che le forze armate non verranno mantenute.
Come prevedibile, è una costruzione imposta, ovvero una scritta dagli USA e poi imposta coercitivamente al popolo nipponico.
In questo contesto va aggiunto che MacArthur voleva addirittura abolire la figura dell’imperatore, però si è dovuto “accontentare” dell’abolizione del suo culto, accompagnata da una fotografia umiliante che ritraeva l’imperatore Hiroito in piedi accanto al generale americano (vedi immagine)
Oltre al testo costituzionale c’è anche il trattato con gli USA del 1960, che i Giapponesi hanno inizialmente vissuto come un umiliazione, che prevedeva una massiccia presenza di truppe americane nell’isola di Okinawa.
Ma la situazione è destinata a cambiare, già sotto il governo di Shinzo Abe, un vero e proprio martire della patria, lo Stato asiatico si era diretto verso un lieve riarmo e una politica diretta a cooperare con gli altri soggetti nel Pacifico, come la Russia e concedendo alla flotta australiana il diritto di attraccare nei suoi porti.
Da aggiungere che gli USA sentono la stanchezza di essere l’egemone, stanno ritirando sempre più le truppe dal Giappone, permettendo politiche molto più autonome a Tokyo, come quella del riarmo.
Da non sottovalutare nemmeno il fattore umano ed economico, il Giappone è un paese ricco di competenze e avanzatissimo economicamente, tanto che già dalla guerra fredda USA e Europa hanno provato ad ostacolarne anche l’ascesa economica.
L’interrogativo qui sorge spontaneo. Dati questi fattori, che vanno ad immettersi nella prospettiva dello scontro su Taiwan, che inevitabilmente andrà ad indebolire USA e Cina insieme, avremmo quindi una nuova potenza egemone nel Pacifico?
Se la risposta è sì, noi Italiani possiamo semplicemente osservare e prenderne esempio