Il pugno è un simbolo indiscusso di unità, oltre ad aver caratterizzato i movimenti socialisti e sindacali fin dagli albori, nei millenni è stato usato come saluto militare e non, perfino dai romani.
Da questo parte l’idea del nostro modello ibrido volontario di protezione civile e servizi sindacali, dalla volontà di unire. Unire in un moto proletario che abbia effettiva volontà di sporcarsi le mani, lasciando chi non ha altro di meglio da fare a strafogarsi di aperitivi a prezzi popolari, chi effettivamente si dica socialista, e non chi lo diventi solo quando si atteggia a militante.
Un modello nuovo, con radici ideologiche profonde, che sta vedendo il suo sviluppo burocratico e nascita in un periodo di grandi difficoltà e sconvolgimenti.
Ma non ci sarà solo in caso di disastro, offrirà servizi di volontariato, aiuto sul territorio, pubblica sicurezza, cassa di mutuo soccorso, sportelli psicologici per chi esce da posti di lavoro insalubri, e tutto ciò che un piccolo sindacato (al momento) possa offrire.
E non ci fermiamo qui.
Il prossimo passo, inevitabile, è l’inizio di un’applicazione diretta del socialismo con l’apertura di cooperative, con detenzione collettiva dei mezzi di produzione, per sopperire all’emergenza disoccupazione.
Il quando?
Più che chiederlo a noi, andrebbe chiesto all’Agenzia delle Entrate.