Di Giovanni Amicarella
Se è vero che per le persone l’unità si veda solo nei momenti di crisi (quando va tutto bene è facile essere amici), così lo è per gli stati all’interno di una federazione.
La grande strategia europea sull’energia è un bello e sonoro “cazzi vostri”, in pieno stile capitalista. Se hai i soldi, paghi, sennò ti attacchi. Ed è così che l’Italia potrebbe trovarsi molto prima di altre nazioni senza mercato dove acquistare, visto che le altre nazioni coinvolte semplicemente sono migliori acquirenti.
La scelta di questa condotta deriva principalmente dalla Francia, ed è attuata nel totale silenzio di un europarlamento intento al giocare alla caccia alla volpe con un Orban che fa le stesse cose da anni, ma solo ora sembra aver attirato magicamente l’attenzione.
Lo fa anche la Polonia quello che fa l’Ungheria in materia di diritti civili, solo che la Polonia sta dietro alle direttive NATO, ergo è utile. Ergo faccia quel che vuole, in un’aria di ipocrisia che si fa fitta.
Dal governo italiano tecnico arrivano le conseguenze di strascichi derivanti da soldi buttati a caso in incentivi e bonus che fungono più da salvavita per il governo uscente (chi vuol intendere, intenda) che da calmiere sociale.
L’UE lancia infine l’asso di briscola proponendo, o meglio riproponendo, il disaccoppiamento (lo trovate nella stampa come “decoupling”) fra prezzo dell’energia e prezzo del gas. Sistema che certamente contribuisce nel breve periodo a diminuire il prezzo, ma a poco altro, visto che il problema deriva dalla mancanza di sfruttamento della materia in loco, e dall’essersi fiondati nelle braccia dell’importazione sfrenata.
Questa soluzione va inoltre molto a sfavore del campo delle rinnovabili, permettendo infatti all’energia tratta da combustione di gas di costare unitariamente meno.
Chissà che ne penserà l’ambientalismo del capitalismo etico. Chissà che ne penserà Greta.
Un silenzio chiassoso.