Per quanto l’analisi marxista sia in molti punti ancora attuale, viene da vedere con una certa diffidenza di chi crede di poter applicare religiosamente scritti nati per essere tutto tranne che religiosi, da qui la necessità di aggiornare ed adattare alle condizioni. Un esempio della stupidità “ortodossa” lo si è visto con le proteste degli agricoltori, tema caldo su cui gran parte del movimento comunista si è schierato contro chi protestava nonostante dall’altra parte ci fosse l’istituzione borghese per eccellenza. Ci sono stati poi dei ravvedimenti, con formazioni che hanno fatto sparire le critiche e le hanno rese elogi, ma ormai il danno era stato fatto. Secondo i detrattori, erano proteste borghesi. Il problema è che gran parte degli agricoltori ad oggi hanno terreni in affitto o sono contoterzisti, cioè proprietari del mezzo ma non del terreno che vengono chiamati a lavorare. Ciò fa intuire quanto certe incrostazioni a livello ideologico finiscano a pesare sulla pratica, noi a quelle manifestazioni c’eravamo e dalla parte giusta. Vedi: Comunicato ufficiale – Sulle proteste agrarie (da chi ci è stato)
L’altra necessità di rinnovare viene dal contesto politico, da inizio 2023 ad oggi sono nate almeno quattro o cinque formazioni che hanno per perno l’ unità comunista”, dicono le stesse cose e hanno le stesse posizioni. Cosa cambia? Chi ha in mano la dirigenza. Non serve a niente fare unioni posticce sul feticismo del simbolo e dell’etichetta, andiamo alla sostanza.
Dall’intervista al segretario Giovanni Amicarella di Adam Bark per ComeDonChisciotte.
Una strana tendenza “squisitamente” socialista è il social-disfattismo: dicesi tutti coloro che pur definendosi socialisti ripudiano qualsiasi stato odierno che abbia mantenuto un sistema socialista, o tracce di esso, abbracciando una retorica stantia basata sulla purezza ideologica distaccata dalla condizione pratico-storica. Praticamente, per i “socialisti più socialisti”, il socialismo è stato sconfitto a livello internazionale. Ogni rivoluzione è fallita o è degenerata, ad oggi la speranza sono circoscritti gruppi più o meno organizzati, più o meno digitalizzati, che esistono come unico baluardo al revisionismo. Più volte ho espresso, anche nelle interviste ricevute, un parere contrario in merito alla questione dell’antirevisionismo come etichetta tout-court, e reputo che l’unica tangibile forma di revisionismo oggi sia la negazione della lotta di classe. Il resto è tutto talmente relativo e soggettivo, specialmente nell’ottica in cui viene posto, da risultare banale.